Politiche cinematografiche, il dibattito
Per un cinema compartecipato di Enrica Anedda
A Ischia si è concluso il Film Festival: sabato sono stati assegnati i premi ai cortometraggi e ai documentari vincitori; giovedì si sono chiusi i lavori con i tre giorni di seminario sul tema del cineturismo. Il direttore artistico Michelangelo Messina ha annunciato che per la decima edizione i seminari verranno sostituti da incontri con le istituzioni. Dopo anni di riflessioni sul tema, ha spiegato, è ora che i risultati degli studi acquisiti e delle esperienze regionali trovino sbocco in un tavolo di confronto che conduca a una politica coordinata fra tutti gli interlocutori. Quel confronto e quella politica coordinata che noi auspichiamo da anni anche per la Sardegna. Solo dallo scambio aperto di tutte le esperienze e dal confronto con quelle oltre mare possono arrivare i suggerimenti per riformare finalmente il settore cinema.
Ieri la Giunta regionale sarda ha approvato definitivamente la Fondazione Film Commission i cui compiti sono ancora molto vaghi e rischiano di interferire con la legge-cinema creando ulteriori disagi e confusione. Sembrerebbe di capire che i fondi europei destinati alla Fondazione servano a finanziare “Le isole del cinema“ e a fornire agevolazioni e contributi alle produzioni che vengono in Sardegna a girare. I finanziamenti ai film “sardi” e agli altri festival invece rimarrebbero in mano all’Assessorato che continuerebbe ad assegnarli attraverso i bandi. Le idee però sono ancora poco chiare ed è anche normale vista la complessità della materia. Per questo, prima di ogni decisione e successivamente a un ampio e aperto confronto, avremmo preferito la creazione di un gruppo di lavoro ristretto presso i due Assessorati alla Cultura e al Turismo per la elaborazione di un progetto di qualità che, abrogata la legge, prevedesse delle regole precise per la Fondazione. Così come si è proceduto nelle altre regioni italiane.
L’intervista al prof. Eugeni Osacar della Università di Barcellona, è illuminante circa la professionalità con la quale il cineturismo viene trattato negli altri paesi e i vantaggi che può apportare a tutta l’economia. Non si può improvvisare, soprattutto è necessario pianificare.
Uno dei momenti più alti del Festival di Ischia è stata l’intervento di Antonio e Pupi Avati in occasione della premiazione con il Ciak di corallo alla carriera. Il regista ha raccontato del suo rapporto d’amore con i luoghi delle riprese: i posti sentono e amano chi ci vuole girare, il regista deve ricambiare l’amore e avere la pazienza di aspettare il momento magico.
Il regista ha toccato molti argomenti, ha difeso la sua indipendenza come autore e ha criticato i colleghi che continuano a invocare il supporto dei finanziamenti statali. I contributi al cinema, ha spiegato, devono essere ingenti, ma per favorire i giovani autori non per sostenere registi oramai attempati che non riescono ad avere un pubblico. Una riflessione che coinvolge anche la Sardegna: i fondi a disposizione del cinema non sono infiniti, è necessaria un politica precisa che individui obiettivi e modi con i quali far crescere il settore e promuovere il territorio.
Dall’altra parte vi è anche la posizione dei Centoautori, capitanati dal regista Maurizio Sciarra che nell’intervista a Cinemecum ha ribadito la posizione degli autori italiani che da tempo chiedono un ente nazionale e indipendente per il cinema (la stessa soluzione che per la Sardegna anche noi auspichiamo) e ha poi palesato il timore che le regioni, troppo occupate a promuovere il territorio, dimentichino la qualità delle opere. Insomma i temi, gli interessi e le difficoltà sono parecchie; le scelte che deve fare la nostra isola non possono prescindere da una conoscenza approfondita della realtà territoriale e da quanto accade nel resto del mondo. Abbiamo pertanto deciso di avviare, dal prossimo numero, un dibattito con la pubblicazione integrale di tutti gli interventi presentati a Ischia. A voi la parola.
LE VIDEO INTERVISTE DI CINEMECUM A ISCHIA
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