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Film Commission? Tutto da fare

Incontro col regista Grimaldi che, a brevissimo, dovrebbe essere nominato alla presidenza della neonata Fondazione Cinema voluta dall'assessore regionale Milia. "Gli 800mila euro al circuito festivaliero delle Isole? Sembran tanti, ma a conti fatti…". di C. M.

Antonello GrimaldiAntonello Grimaldi, protagonista incontrastato del Festival delle Isole e della produzione cinematografica televisiva, dovrebbe essere nominato molto presto alla presidenza della Fondazione Film Commission Sardegna.

Il regista, attore e sceneggiatore sassarese, che ha interpretato se stesso in "Boris", diretto Nanni Moretti in "Caos Calmo" e diretto otto film oltre a numerose serie Tv come "Distretto di Polizia", in trent’anni di carriera ha fotografato l‘Italia tra il tragico e il grottesco con tinte noir e un’ aria dolcemente malinconica. Salendo sulla poltrona della Fondazione potrebbe determinare il futuro del cinema nell’Isola e dare il via ad un’industria che porterebbe ricchezza e visibilità al territorio.

Sarà confermata la sua nomina a presidente della Fondazione Film Commission Sardegna?

Non si sa (ride).

Quali sono le prime cose da fare con la Film Commission?
Non ci sono "prime cose", bisogna fare tutto. Fatta salva la legge che serve per finanziare il cinema, la Film Commission dovrebbe servire a fare tutto il resto.

Antonello GrimaldiAd esempio?
Bisognerebbe prima di tutto finanziare i film girati in Sardegna, anche se non si svolgono interamente nell’Isola e non sono ambientati qui. Per molti film capita infatti di girare gli esterni da una parte e gli interni in un altro posto. Io, ad esempio, per girare "Il mostro di Firenze" ho fatto gli esterni in Piemonte, regione che ha una Film Commission che lavora molto bene, e gli esterni a Firenze. Inoltre, bisognerebbe incentivare il circuito che coinvolge la tv. L’industria cinematografica passa da lì ed è un circuito che porterebbe arricchimento all’Isola: se la gente viene a lavorare qui, è qui che spende. Basta pensare a tutte le persone di una troupe che si troverebbero a vivere sull'isola, dove dovrebbero dormire, mangiare e in una parola, spendere. Poi bisognerebbe creare o incentivare i festival, almeno i più importati, e fare corsi di formazione. Nell’ambito dei servizi da fornire c’è anche l’idea dei cine-porto. Bisognerebbe prendere esempio ancora una volta dal Piemonte e dalla Puglia che li hanno già resi operativi. Si tratta di enormi capannoni con uffici, attrezzi, sartoria e tutto quello che serve per girare un film. Non quindi location dove girare, ma uffici che forniscono il supporto tecnico necessario per realizzarlo.

L'assessore MiliaOltre al Festival "Le Isole del cinema", quali sono le realtà cinematografiche sarde che andrebbero valorizzate?
Non so rispondere in modo preciso. In quest’ambito c'è il rischio di sbagliare appena si parla, e chi non viene citato si può offendere. L’ ideale è predeterminare dei parametri oggettivi per individuare i festival e le altre realtà che meritano di essere incentivate.

La giunta regionale ha approvato una delibera che destina 800mila euro al Festival delle Isole. Come intendete spenderli?
Detto così sembrano tanti, ma intanto vanno divisi per le quattro isole (Tavolara, La Maddalena, l'Isola di San Pietro e Asinara) e poi sono destinati a coprire due anni. Quindi sono 100 mila euro all’anno per ciascuna isola: grosso modo si tratta delle stesse cifre di cui disponevamo sinora. Mi pare che, orientativamente, tra le quattro tappe la più costosa sia Tavolara e la meno cara sia l’Asinara. Ripeto, anche se sembrano tanti soldi, in realtà non rappresentano una novità eclatante.

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