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"Cose dell'altro mondo" di Francesco Patierno

Il consiglio di Elisabetta Randaccio

''Cose dell'altro mondo'' locandinaSgonfiata la stupidissima polemica innestata dalla Lega Nord (ma quando si imparerà a vedere prima il film di criticarlo?), "Cose dell'altro mondo" di Francesco Patierno ha iniziato il suo iter distributivo, prima con un certo successo al Festival di Venezia, dove è stato presentato, e ora nelle sale in cui resiste da alcune settimane, a dimostrazione che la formula della commedia con temi "sociali" funziona ancora.

Certo, nessun paragone con la struttura tipica della, ormai lontana, "commedia all' italiana", che riusciva a farci ridere e riflettere comtaminando grottesco, ironia e rigore contenutistico, ma il film di Patierno, almeno in parte, disegna alcune problematiche del nostro disgraziato paese con acutezza e intelligenza. Si inizia quasi a modo di pamphlet: un imprenditore del nord, nella sua patetica televisione privata, lancia strali e insulti nei confronti degli extracomunitari- la solita pappa demente che neppure i ministri della repubblica ci risparmiano -, seppure l'unico amore della sua vita non sia la insopportabiile moglie, ma una prostituta nigeriana.

''Cose dell'altro mondo''Gli incoraggiamenti dell'uomo a espellere tutti gli extracomunitari, vengono ascoltati da una qualche forza misteriosa e onnipotente e, così, un giorno, il nord d'Italia si sveglia senza neppure uno di loro: scomparsi chissà dove e perché...

E succede ciò che, qualche volta auguriamo ai razzisti: gli anziani, senza badanti, diventano ingestibili, le industrie si fermano prive di manodopera, i servizi quotidiani diventano problematici, le campagne perdono raccoglitori, contadini, pastori. L'Italia si paralizza e lo scenario è, a dir poco, catastrofico.

''Cose dell'altro mondo''La chiave di lettura, si è detto, è il grottesco e Patierno, servito da un cast azzeccato, dominato da un Diego Abbatantuono alle prese con il solito personaggio eccessivo, ma sicuramente divertente, evita lo scontato politicamente corretto, mostrando il lato oscuro anche di quei personaggi, rappresentati, all' inizio del film,come positivi e in cui abbiamo facilità di identificazione. Il regista ancora non mostra un taglio estetico personale, ma, oltre a dirigere con attenzione gli attori, cercando di non ridurli a una maschera e a costruire la sua storia in una location efficace, ci induce a sperare in un autore dalle idee chiare, non scontate, in un genere come la commedia di costume, assai degradato, benchè di ottimo successo commerciale, in questi anni.

Il consiglio precendente: "Carnage" di Roman Polanski