Percorso

Ultimi ciak per Pietro Cocco

Intervista a  Stefano Obino che firma il ritratto di uno dei personaggi più sentiti dell'iglesiente: il sindaco Pietro Cocco, per 18 anni alla guida della città del carbone. "Chiunque incontrassi durante le riprese mi raccontava frammenti della sua vita". di Anna Brotzu

''Pietro Cocco, il sindaco minatore''Ritratto di “Pietro Cocco, il sindaco minatore” - tra i protagonisti dello “sciopero bianco” del 1948 a Carbonia, figura carismatica nella scena politica isolana - il nuovo film di Stefano Obino, dati gli ultimi ciak, tra registrazione delle voci fuori campo, montaggio e postproduzione «dovrebbe esser pronto a gennaio, in tempo per il Mediterraneo Film Festival».

Anteprima nel capoluogo minerario, quindi, per la pellicola ispirata alla vita di un uomo divenuto simbolo della lotta per i diritti degli operai e il futuro del Sulcis: una giovinezza nei pozzi di Bacu Abis e Monteponi, più volte al confino per le sue idee durante il Ventennio, dopo la guerra, Pietro Cocco ha dato prova di carattere nei 72 giorni di lotta contro le misure repressive della CarboSarda. Eletto sindaco di Carbonia nel 1952, ha proseguito nel suo impegno – da primo cittadino, a più riprese fino al 1983 e da consigliere regionale, nelle file del Pci.

''Pietro Cocco, il sindaco minatore''Scomparso all'inizio del 2011, ha lasciato un segno forte nella memoria, come sottolinea Obino – di dichiarate origini sarde, ma formatosi a Milano, già regista de “Il Vangelo secondo Precario”. "A Carbonia, chiunque abbia incontrato durante la preparazione del film, aveva un aneddoto da raccontare su quello che Pietro Cocco aveva fatto per la sua famiglia; conosceva tutti, ed era conosciuto, il suo era un modo di fare politica diretto, persona per persona".
 
Altri tempi.

Soprattutto un'idea di politica più vicina ai bisogni della gente: da sindaco di Carbonia, si è battuto per restituire alla comunità le strade, l'acquedotto, il municipio; fino ad ad allora tutto, compresi i servizi essenziali, era in mano alla Carbosarda che ne faceva un uso arbitrario, per esempio decuplicando i canoni per chi protestava in miniera. Con Pietro Cocco “la città inventata a bocca di miniera a un certo punto decide non solo di essere ma di esserci”.
 
''Pietro Cocco, il sindaco minatore''Una rivoluzione culturale?
Una presa di coscienza, già iniziata con lo “sciopero bianco” del '48, momento cardine per la storia della città e del futuro sindaco: i minatori non interrompono il lavoro ma “non collaborano”, non fanno più straordinari a cottimo e la produzione diminuisce del cinquanta per cento. Tutta la città si stringe intorno a loro: a Carbonia, forse per quella vocazione primaria, le lotte si vincevano. A Iglesias ci riprovano l'anno dopo, con un altro di tipo di composizione sociale più articolata, e perdono.
 
Cronache di ieri, e di oggi.
Infatti. Quando mi è stato proposto di fare il film mi ha subito interessato per la storia, molto bella – di una testa calda, uno spirito anarchico e ribelle, mandato al confino dove incontra gente come Pertini e Amendola e inizia la sua formazione politica, rigorosa, da quadro del Pci – e che offre spunti di riflessione  molto forti sul presente, soprattutto sul concetto della cosa pubblica e delle istituzioni.
 
''Pietro Cocco, il sindaco minatore''Memoria e attualità per un film su commissione?
Il progetto - anzi il soggetto è della Società Umanitaria (che produce il film); ero tra gli ospiti del Mediterraneo Film Festival e trattandosi di un film low budget la mia esperienza con “Il vangelo secondo Precario” - realizzato con un finanziamento partecipato di 40mila euro – poteva rivelarsi utile. Soprattutto cercavano un regista non di qui, con una potenzialità di racconto che superasse la prospettiva locale.
 
Così è iniziato il suo viaggio in Sardegna?
In realtà conoscevo già in parte la storia: Pietro Cocco è stato un esempio, un punto di riferimento per chi faceva politica, come mio padre – che ha ispirato il personaggio di “Molotov”, il migliore amico di Bobo nelle strisce di Staino, quello magro, con la Coppola e l'Unità in tasca. Il film mi ha permesso di vedere un'altra realtà: son tornato in Sardegna – che per me era il luogo delle vacanze, non sapevo bene quello che succede qui soprattutto nel Sulcis, ed è stato sconvolgente scoprire come questa zona così bella nell'ultimo secolo sia sempre stata illusa da cose che arrivan da fuori: “le astronavi”.
 
''Pietro Cocco, il sindaco minatore''Terra di conquista: un nuovo far west?
Il sogno del carbone e delle miniere prima, poi l'industrializzazione - dopo 30 anni a Portovesme …sta chiudendo tutto: si cerca o si aspetta la soluzione in un intervento esterno che lascia sempre un inquinamento ambientale, un prezzo che forse non valeva la pena pagare. E continua: ora a Portovesme stanno sorgendo pale eoliche dappertutto, ed è ancora gente che viene da fuori, con poche ricadute economiche positive per il territorio; una specie di miraggio.
 
La Sardegna dei misteri nasconde ben altro..
Me ne sono reso conto due anni fa quando ho fatto uno speciale a Quirra per Corrent tv, in cui ho raccontato tutto quello che è uscito adesso in maniera ufficiale. Ho girato parecchio, e fatto interviste alle famiglie: è stato scioccante, perché è emersa una storia di cui fuori dall'Isola – con poche eccezioni – non si sapeva veramente nulla, e poco anche in Sardegna.
 
Parliamo del film.
Finite le riprese sabato scorso, dopo la registrazione delle voce fuori campo del protagonista, stiamo per iniziare la fase del montaggio e della postproduzione: sono molto soddisfatto del girato, che è venuto molto bene, al di sopra delle aspettative. Devo dire, è un film fortunato: fino a sabato non aveva mai piovuto, adesso si è scatenato il cielo; la prima parte delle riprese si è conclusa all'inizio dell'estate, poi c'era la seconda tranche in ottobre e perfino la natura ci è venuta incontro.
 
''Pietro Cocco, il sindaco minatore''Risorse?
Sarà un film low budget, sotto i 100mila euro nonostante delle parti in costume e ricostruzioni d'epoca: gli attori sono stati tutti molto bravi e poi avevo una troupe strepitosa! Scenografi, costumisti e tecnici giovanissimi, che hanno messo l'anima, si sono impegnati moltissimo affinché il film riuscisse; una crew formata da risorse locali attraverso un workshop, quindi la produzione lascerà una traccia in termini di professionalità sul territorio. E anche se con compensi da low budget, son stati pagati tutti quelli, anche gli attori non professionisti, che hanno una parte importante nel film. Poi, certo, ho chiesto aiuto a tutti, parenti e conoscenti per le parti corali, e c'è stata una grande partecipazione da parte di tutti. Molto credo per il carisma del personaggio.
 
''Pietro Cocco, il sindaco minatore''Come ha costruito il suo ritratto del sindaco minatore?
Non ho fatto in tempo a incontrarlo, però sono arrivato a conoscerlo attraverso le testimonianze e una preziosa intervista – sei ore di girato, poi ridotte a tre – in cui svela cose di cui non aveva mai parlato prima. Il film racconta soprattutto gli anni della formazione, dal '35 al al '51-'52 quando Pietro Cocco diventa sindaco di Carbonia: mi interessava il percorso che ha portato  un giovane minatore di Iglesias, figlio e fratello di minatori, all'impegno politico. Mi hanno aiutato moltissimo la famiglia e il fratello Alessandro anche mettendo a disposizione un armadio pieno di documenti originali. Mi sono basato sull'intervista e sul racconto della gente per cercare di capire da come parlava, di cogliere il suo pensiero. Poi c'è un po' di fiction – è un film, non un documentario: si dice che quando parlava fosse molto freddo, ma ci son punti in cui devi dare un po' di verve e cuore, e sfalsare questa freddezza leggendaria, perché poi risulta anche che era capace di indignarsi e certo si arrabbiava, era un essere umano, provava emozioni e passioni, specie nei momenti cardine della sua vita.
 
Un racconto al passato?
Seguo due piani narrativi: la sua storia, ma anche uno sguardo al presente, attraverso sei personaggi  inventati, come la giornalista, in cui riverso un po' della mia esperienza di sardo, cresciuto altrove che ritorna nell'Isola; da una pronipote di Pietro Cocco, interpretata da Noemi Medas a un archivista che l'ha studiato, per dare un'immagine il più possibile compiuta, renderlo leggibile anche fuori dalla Sardegna.
 
''Pietro Cocco, il sindaco minatore''Una storia che supera i confini dell'Isola..
E riflette quello che accadeva in Italia e in Europa: un ragazzo nato a Iglesias nel '17, che nel '35 inizia ad andare in miniera a Monteponi, dove c'era un'influenza molto forte del fascismo, e giocava un ruolo chiave Sorcinelli, allora padrone dell'Unione Sarda – un segnale dell'importanza già allora dell' uso dei media. Inizia a frequentare gli ambienti anarco comunisti di Iglesias, viene mandato la prima volta al confino in Calabria, torna, resiste un mese e di nuovo il secondo confino a Ponza con Amendola e Pertini e la scuola di partito, dove si forma alla politica, e studia qualsiasi cosa. Poi il ritorno nel 46, riprende a lavorare nel bacino minerario di Carbonia e Serbariu, nel '48 con lo  sciopero diventa molto popolare nella zona. Erano anni in cui “L'Unità” dedicava una pagina alle lotte dei minatori a Carbonia.
 
''Pietro Cocco, il sindaco minatore''Resta lo spazio per un sequel?
Tutta la seconda parte della storia, dagli anni 60', ma è più legata alla politica, in un dibattito più frazionato; ho preferito mettere l'accento sugli anni della maturazione di un'idea e una coscienza sociale, che corrispondono al Fascismo, alla guerra e la nascita della Repubblica. Un periodo intenso e decisivo della storia italiana. C'è un parallelismo molto forte tra i 35enni di oggi e i 35enni di allora: tra me e mio nonno, più che tra me e i miei genitori. Dover riaffermare che il lavoro è un diritto, dover difendere la costituzione ci riporta nella situazione di sessant'anni fa, quando certi valori, certi principi non erano scontati. Come adesso. E c'è un documento bellissimo, su un discorso fin che fa Pietro Cocco riferito al presente.
 
Come reagiva a queste ultime evoluzioni del Belpaese?

So che aveva smesso di leggere i giornali: e poi - una cosa che mi ha stupito - si era molto appassionato alle energie rinnovabili, studiava, seguiva gli sviluppi, andava ai convegni a parlare: era molto avanti sul concetto di sviluppo economico in sintonia col territorio. Un uomo disilluso. Specie dalla politica, da certa politica. Ma capace ancora di immaginare il futuro.
 
Pietro CoccoIl lato più umano?
Qualcosa affiora del suo privato, ma ho preferito dar respiro al suo impegno, e al parallelismo tra i tempi storici, attraverso legami drammaturgici e di contenuto; per il passato, con una voice off, che si inserisce in maniera narrativa, mentre al presente - più alla Malik de “La sottile linea rossa” - come pensiero, flusso di coscienza. Nel racconto del passato, beh, sono stato allievo di Sorrentino.
 
Paesaggi reali?
Abbiamo girato a Carbonia e Iglesias;  più o meno nei luoghi dove lui è vissuto; per le scene in miniera, tra Monteponi, Nuraxi Figus e Montevecchio. Ci sono personaggi assolutamente veri, storici come Velio Spano e Pietro Secchia e poi il Salidu della sua prima giovinezza e formazione politica. Immaginario, per forza di cose, è il ritratto di un fascista coinvolto in una rissa. E poi le donne: non sono molte in questo film, ma hanno avuto un ruolo fondamentale nella lotta del '48.

Infine, c'è lo sguardo della giornalista, che incarna un po' la mia storia: la possibilità di vedere le cose da fuori e poi da dentro, dall'Isola. Per la colonna sonora, mescolerò la vocalità ancestrale e le launeddas di Gavino Murgia alle suggestioni industriali e metropolitane; una doppia sensibilità per trovare il senso della storia tra ieri e oggi.

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9 novembre 2011

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