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"Pina" di Wim Wenders

 
''Pina''
Si può fare un film su Pina Bausch facendo vedere pochissimo Pina Bausch?
La risposta è sì. Wenders ci riesce nella maniera migliore, facendo parlare la creatività della sua amica e connazionale danzatrice e coreografa scomparsa nel 2009,  mostrandoci pochissimo di  lei, con rarefatte immagini di repertorio proiettato in superotto ai suoi stessi allievi.
Lo fa intervistando i suoi danzatori,  in primo piano con inquadratura fissa.
Wenders fa parlare i suoi allievi-amici in due modi, concorda con essi un tributo, un omaggio, vivo, energico, pieno di forza e di vitalità; durante la proiezione, come spettatore ti dimentichi che si sta parlando di una persona morta, anzi.
I primi piani mostrano i visi di quelli che l’hanno conosciuta, dai più vecchi ai più giovani, mentre pensano a lei senza dire una parola, ma quei pensieri sembra di leggerli, uno per uno. In modalità voce off si sentono le parole che molti, non tutti, le hanno voluto dedicare, Wenders monta le frasi su quei pensieri con tutto il rispetto e la dolcezza di un amico.
 
''Pina''Nel secondo omaggio, come è ovvio, le parole hanno ceduto il passo alla danza, i suoi allievi hanno regalato dei “soli” e dei duetti che Wenders ha ripreso in maniera eccelsa, delicata, portando gli spettatori dentro la danza, regalando punti di vista insperati, inattesi, soggettive che solo la magia del cinema ci può dare, come nelle riprese dello spettacolo “La sacre du printemps”, lasciando parlare la forza della Danza di Pina Bausch, mostrando cose bellissime. In nessun momento la macchina da presa è stata un occhio indiscreto, ma ha sempre preso  per mano lo spettatore portandolo sul tappeto da danza, facendolo volteggiare.
In realtà il progetto nasce circa vent’anni prima, era inevitabile che due talenti contemporanei e coevi come quelli si incrociassero decidendo di interagire.
 
''Pina''Vi ricordate l’inizio del film Parla con lei di Almodovar?
Uno dei protagonisti si commuove mentre a teatro vede Cafè Müller  di Pina Bausch.
La stessa cosa successe a Wenders nel 1985, da allora il Regista e la Danzatrice pensarono ad un lavoro che sposasse le due arti. Insieme, durante questi vent’anni, hanno scelto quali spettacoli  riprendere ed hanno parlato tantissimo sul come farlo.
Il dolore e lo sconforto sopraggiunto alla morte della coreografa hanno interrotto questo percorso, l’iniziale intento di Wenders di abbandonare è stato superato dall’incoraggiamento e dalla fiducia che tutti avevano nel metodo di lavoro  del regista.
 
''Pina''Questi particolari ci sono stati raccontati la sera della prima Cagliaritana del film dalla danzatrice italiana Aida Vainieri del Tanztheater Wuppertal, che commossa ha risposto alle domande dei giornalisti ringraziando per il calore e la partecipazione dimostrata dal lungo applauso del pubblico.
Il film si apre e si chiude con un’inquadratura larga del teatro con le prime file delle sedie in campo, in modo tale che durante la proiezione vi sia una continuità tra sala e schermo che aiuta a confondere ed unire gli spazi fisici, la sala con il teatro, il film con la danza.
Le riprese dei quattro spettacoli scelti per il film (Kontakthof, Le sacre du printemps, Cafè Müller, Vollmond) sono state fatte al Tanztheater di Wuppertal, per contrasto tutte le scenografie che fanno da sfondo agli omaggi dei danzatori sono “open”, terrazze, prati, fabbriche abbandonate, fiumi, grandi vetrate, piazzole agli incroci, l’uomo e la natura in senso lato, le emozioni di chi danza, temi cari a Pina Bausch.

La musica vien dopo, da sola, come un abito che si cuce sul movimento.
 
9 novembre 2011