Percorso

Torino Film Festival, applausi ad Amelio

Cronaca della settimana festivaliera torinese: i vincitori, gli ex aequo, le anteprime e le retrospettive. Per chi non ci fosse stato, un'occasione per fare il punto su un appuntamento che non smette di crescere: + 6% di pubblico rispetto all'anno scorso. di Giovanna Branca
 
''17 filles''Torna il "Torino Film Festival", quest’anno alla sua ventinovesima edizione,  e torna per la terza volta anche l’ ottima direzione di Gianni Amelio. Magari i film presentati sono complessivamente meno brillanti dell’anno scorso e magari alcuni hanno alle spalle (come spesso accade) il passaggio per altri Festival internazionali. E’ il caso del vincitore del premio della giuria, il francese “17 Filles” di Delphine e Muriel Coulin, già visto a Cannes in primavera. Ma è innegabile che la qualità complessiva di questo Festival costituisca una vetta molto alta del panorama cinematografico e festivaliero italiano. Saggiamente strutturato agli antipodi del Festival di Venezia - con le sue star, tappeti rossi ed anteprime mondiali – punta tutto sulla cinefilia, la qualità e la promozione di giovani registi: al concorso possono partecipare solo autori che non siano oltre la loro terza opera.
 
Il lungometraggio di H. G. Sigurosson, ''Either Way''Torino è inaspettatamente baciata dal sole e da un clima mite nella settimana del Festival, a tutto vantaggio degli spettatori, soprattutto di quelli non addetti ai lavori a cui è dedicato un occhio di riguardo: le proiezioni hanno prezzi popolari e sono molto accessibili; come nei Festival americani la precedenza è data al grande pubblico piuttosto che alle armate di giornalisti. I dati ufficiali parlano infatti di 69.000 ingressi nelle sale del Festival (il 6% in più rispetto all’anno scorso) e di ottimi incassi.
La giuria, presieduta quest’anno dal fotografo e regista americano Jerry Schatzberg – affiancato tra gli altri dalla nostrana Valeria Golino e dal regista filippino Brillante Mendoza – assegna il primo premio all’esordio al lungometraggio dell’islandese Hafteinn Gunnar Sigurðsson, “Either Way”. Lieve racconto della nascita di un’amicizia tra due uomini molto diversi, costretti alla vicinanza dal lavoro che si trovano a svolgere e che consente di fare un uso poetico del paesaggio naturale: la manutenzione delle desertiche strade che uniscono le città dell’ Islanda.

''Ok, Enough, Goodbye'' di Rania Attieh e Daniel GarciaEx aequo con “17 Filles”, il premio della giuria va anche a “Ok, Enough, Goodbye” di Rania Attieh e Daniel Garcia, commedia sui generis che è forse il più interessante esperimento di tutto il Festival per l’originale commistione di verve comica, finto documentario e serrato pedinamento del protagonista (un mammone libanese) dagli echi zavattiniani. Solo due sono gli italiani che partecipano al concorso: l’esordiente Mateo Zoni con “Ulidi piccola mia” e Carlo Virzì (fratello del più noto Paolo e curatore delle musiche di gran parte dei suoi film) con “I più grandi di tutti”, un’operazione inusitata nel panorama italiano, ma molto popolare negli Stati Uniti e in Gran Bretagna: la storia della reunion di una finta rock band, memore della “missione per conto di Dio” dei Blues Brothers ma anche di film come “Almost Famous” e “The Commitments”.

La retrospettiva su Robert AltmanLa retrospettiva di quest’anno si conferma ancora una volta americanofila: dopo Nicholas Ray, John Cassavetes e John Houston è il turno di Robert Altman, di cui sono proiettati i film ma anche qualche lavoro televisivo (ad esempio i due episodi di “Alfred Hitchcock Presents” girati da lui) e a cui è dedicato l’ottimo libro che ripercorre per intero la sua  carriera, a cura di Emanuela Martini. Non mancano poi, nella ricca sezione collaterale Festa Mobile, le proiezioni dei “pezzi grossi”: “The Descendants” di Alexander Payne, con la superstar per antonomasia George Clooney;  “Midnight in Paris” di Woody Allen (passato in concorso a Cannes e già nei cinema); “Moneyball” di Bennett Miller, protagonista quel Brad Pitt che è ad oggi protagonista delle cronache per aver annunciato un suo prossimo ritiro dagli schermi. Torna anche – in senso figurato, perché il regista non è presente - Martin Scorsese, a stretta distanza dalla brevissima “sneak preview” di “Hugo Cabret” in 3D al Festival di Roma. Con la differenza che, invece di dieci minuti di film, ci è dato vedere per intero il bellissimo documentario su George Harrison che, se è già uscito in tutto il mondo, non avrebbe avuto altro modo di essere visto sui grandi schermi italiani. Ed alla categoria documentari appartiene anche l’ultimo lavoro del maestro Werner Herzog, presentato sempre in Festa Mobile: “Into the Abyss”, resoconto degli otto giorni prima dell’esecuzione di Micheal Burkett, reo di un omicidio che viene ricostruito dal regista tedesco.

L’horror “Twixt” di Francis Ford CoppolaInfine, a pochi giorni dall’inizio del Festival, viene svelata la vera sorpresa: l’ultimo film di Francis Ford Coppola, l’horror “Twixt”, verrà presentato in anteprima europea proprio a Torino; in linea con la “nuova giovinezza” dell’atteggiamento del regista di “Apocalypse Now””, tornato dietro la macchina da presa di recente e con piglio sperimentale da giovane cineasta, tanto che aveva scelto di presentare il suo “Tetro” non in concorso a Cannes ma nella Quinzaine dès Realizateurs.
In chiusura di questo ricco Festival, dispiace solo che nessun riconoscimento sostanzioso sia andato alla commedia/film di fantascienza di Joe Cornish (comico inglese e sceneggiatore di Tintin di Spielberg), “Attack the Block”, un vero gioiellino che dà uno spaccato originale dei sobborghi di Londra, in cui delle scombinate gang giovanili si trovano ad affrontare un’invasione aliena. A rendergli giustizia ci pensa però il neonato premio della critica online, il mouse d’oro (già assegnato a Venezia e Roma), che lo elegge film migliore del concorso.
7 dicembre 2011
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