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Babel, arrivederci tra due anni

Si è concluso sabato 3 dicembre, il "Babel Film Festival" ed è apparso subito evidente come il bilancio di una settimana di manifestazione sul cinema parlato in lingue minoritarie, fosse assai positivo. Tra i vincitori anche Enrico Pitzianti, Simone Contu, Alberto Diana. di Elisabetta Randaccio
 
 
Aumentate le presenze (circa 5000 almeno), successo per gli eventi collaterali, buona qualità dei film: l' ultima edizione del festival targato Società Umanitaria-Cineteca sarda (tra i partner anche Cinemecum) è stata un successo. La novità per la prossima scadenza festivaliera è stata annunciata proprio nel giorno delle premiazioni: il “Babel” diverrà biennale, ma non rimarrà “muto”, perché nell’anno in cui non si svolgerà, gli organizzatori si dedicheranno a supportare un progetto filmico originale, come è capitato, per questa edizione, con “Sos mortos de Alos” di Daniele Atzeni, un riuscito “falso documentario”, realizzato anche con l’apporto del Festival. I film premiati nelle varie sezioni ritraggono bene la maniera in cui si può pensare un’opera cinematografica parlata in lingua minoritaria: nessun prodotto di nicchia, ma una varietà di generi, che, soprattutto, rispecchiano le problematiche contemporanee.  

''Babel Film Festival''Il premio “Golden Spike”, assegnato dal “World Social Film Festival” e riferito a un’opera con caratteristiche tecniche e narrative del cinema sociale è andato a “Sanpit-Veleno” di Enrico Pitzianti, Giuseppe Pettito e Luca Pulcini, risalente al 2001, perché, come da regolamento, al “Babel” possono partecipare film anche non inediti. Il documentario, pure a dieci anni di distanza, inquieta per l’argomento drammatico: i combattimenti di pugili-bambini, dove pesano anche le scommesse clandestine. Il messaggio sociale arriva con forza allo spettatore.
La giuria degli studenti delle scuole superiori, nata in questa edizione, ha visto un gruppo di circa trenta ragazzi, provenienti da istituti di Cagliari e dintorni, seguire con grande interesse i film e discutere animatamente per assegnare il premio (“Diritto di parola”) che, alla fine, è andato a “Afrikaaps” del sudafricano Dylan Valley. Non presente, per ragioni di lavoro, alla serata conclusiva, ha seguito in streaming il riconoscimento. In “Afrikaaps”, la musica hip hop diventa un mezzo di comunicazione trasversale in un paese ancora in cerca di un equilibrio etnico ed economico. La vitalità di “Afrikaaps” ha contagiato sicuramente i giovani spettatori.

''Babel Film Festival''Anche quest’ anno, un premio significativo è stato quello promosso dalla FICC (la Federazione Italiana dei Circoli del Cinema), perché è frutto del pubblico dei circoli, spettatori in cerca del cinema di qualità e di contenuti formativi. Si trattava di scegliere tra i vari cortometraggi in concorso  e ha vinto “Sa Regula” di Simone Contu, anch’esso non inedito (risale al 2007), ma che avrà l’opportunità di essere ridistribuito nei circoli del cinema con la sua esemplare “parabola” recitata in lingua sarda. In questo ambito, è stata assegnata un menzione speciale meritata a “Smile” di Matteo Pianezzi,  il quale utilizza la LIS in maniera creativa (il protagonista è un mimo) in una storia melanconica, ma ottimista.
Il riconoscimento della NUCT (la scuola di cinema a Cinecittà) è andato a “Sardandendi-Ande” di Roberta Aloisio su una comunità del Perù, nei pressi di Machu Pichu. E’ il racconto di una donna fiera delle sue origini, le cui tradizioni vorrebbe tramandate dai suoi figli. Un film estremamente affascinante soprattutto nelle riprese di paesaggi straordinari.
 
''Babel Film Festival''La Giuria ufficiale presieduta dal regista Edoardo Winspeare è stata compatta nelle sue scelte. La discussione non è stata complessa, perché i partecipanti si sono ritrovati in una linea estetico culturale condivisa.
Il miglior lungometraggio è stato dichiarato “Il loro Natale” di Gaetano Di Vaio, un film che ha già raccolto premi in numerosi festival. La sua forza è il soggetto: il dramma delle carceri ritratto da un punto di vista spiazzante: le donne, i figli, i parenti dei detenuti di Poggio Reale che combattono per i diritti dei loro cari, le lunghe file per vedersi pochi minuti, i problemi burocratici e la difficoltà di continuare a sopravvivere in una situazione così drammatica. “Il loro Natale” non è esclusivamente una denuncia, ma un ritratto del coraggio di chi vuole resistere al dolore attivamente.
Sempre focalizzato su una realtà difficile, molto bello nel suo svolgimento narrativo e nella contaminazione tra immagini di repertorio e originali, il miglior documentario “My Marlboro city” di Valentina Pedicini.
 
Attraverso i cambiamenti paesaggistici e sociali della città di Brindisi (la Marlboro City del titolo, visto i trascorsi di metropoli del contrabbando di sigarette), apprendiamo le mutazioni di un intero paese. Il passaggio dal traffico di sigarette a quello di droga e armi, ha creato una criminalità spietata e l’azzeramento di qualsiasi regola di rispetto e dignità. Il cortometraggio della Pedicini è veramente di ottima qualità e dimostra un sicuro talento registico.
 
''Babel Film Festival''Un piccolo gioiello è il miglior cortometraggio: “Karai Norte” del paraguanese Marcelo Martinessi. Sostenuto dalla bella fotografia di Luis Armando Artaega (presente alla premiazione), contamina sapori western, fortemente evocanti le sequenze alla Sergio Leone, al documentario realista, con una bella sceneggiatura  che si conclude con un inaspettato colpo di scena finale. Un’ opera degna di essere distribuita con cura, perché estremamente piacevole e ottimamente realizzata.
Infine il premio “Città di Cagliari”, è andato a “Barcelona en dos colors” di Alberto Diana, il quale ci rivela come, durante l’ultimo campionato mondiale di calcio vinto dalla Spagna, a Barcellona era in atto una forte protesta indipendentista. Ne viene fuori uno scorcio di città senza stereotipi turistici, assolutamente inedita.
 
 
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7 dicembre 2011