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"Midnight in Paris" di Woody Allen

Il consiglio di Elisabetta Randaccio

76 anni, autore prolifico  (almeno un film all’anno) e geniale, Woody Allen con “Midnight in Paris”, ha ritrovato il successo di pubblico negli Stati Uniti, visto che lo zoccolo duro dei suoi ammiratori risiede, soprattutto, in Europa.

Probabilmente la sua ultima fatica è stata interpretata prevalentemente come una commedia leggera e divertente e questo è indiscutibile, ma anche nella leggerezza sognante tipica dei grandi artisti, si nascondono i suoi temi e il suo pessimismo, accentuato nella maturità, seppure attraversato dall’autoironia. La favola di Gil, sceneggiatore hollywoodiano di successo, il quale vorrebbe, frustrato dalla serialità dell’industria del cinema, scrivere un libro serio, si svolge a Parigi. Nella capitale francese l’uomo vi arriva anche per incontrare i futuri suoceri (due stolidi conservatori). Ma, mentre la bellissima fidanzata consuma Parigi come ottimale possibilità per fare shopping o passivo e lussuoso turismo, Gil ne è attratto per la sua costruzione immaginaria costruita in anni di letture, di visioni di quadri e film. E’ l’unico a cui piace la pioggia che spazza il centro della metropoli continuamente, ma con effetto naturale di fascino malinconico; vuole camminare per i boulevard anche se è destinato a perdersi. Ricerca i luoghi topici della “lost generation”, gli intellettuali americani che a Parigi, tra gli anni venti e trenta crearono una comunità di artisti straordinari quali Gertrud Stein, Zelda e Scott Fitzgerald, Henry  Miller, William Faulkner, capaci di rendere la città francese, come disse Hemingway, “una festa mobile”. Come accade spesso nei film di Allen, le città sono animate, personaggi anch’esse con funzioni attive. Il magico, per il regista newyorkese, scaturisce, inaspettato, dalle vie e dai quartieri delle metropoli: passaggi sorprendenti per luoghi  della fantasia e dell’incantesimo. Gil è il genere di personaggio che ha bisogno di attraversare tali zone oniriche, non sembra avere la forza, nella realtà quotidiana, di affrontare un mondo agiato, ma vuoto, un lusso intellettualoide profondamente volgare, una situazione sentimentale grondante ipocrisia, un sogno americano fasullo. L’uomo non è in grado di affrontare il presente, il passato, con i suoi eroi letterari a una dimensione, gli sembra un mondo straordinario e Parigi, complice le sue bellezze, gli ricorda un’epoca in cui, come scriveva sempre Hemingway “eravamo molto poveri, ma molto felici”. Quanto di patologico ci sia nello scivolare indietro nel tempo dello scrittore non sappiamo; come nelle favole, a mezzanotte, può passare una macchina o una carrozza per trasportarti nel contesto storico, dove si pensa si vivesse meglio. Gli intellettuali della “festa mobile” sono disegnati da Allen con una ironia comica. Hemingway (il quale parla come le quarte di copertina dei suoi libri in edizione economica) e Bunel (quando Gil gli racconta la trama del suo futuro “Angelo sterminatore” e la famosa situazione del gruppo borghese impedito a uscire da una stanza da una forza surreale, sa solo ripetere “ma perché non possono uscire? Perché? Non capisco…”) sono i più sferzati e il loro disegno stereotipato è divertentissimo, ma che dire pure di Dalì, Man Ray o Picasso? Anche il giovane Allen si è formato attraverso i loro inarrivabili miti, ma, ormai, può permettersi di sbeffeggiarli con intelligenza, senza cadere nel macchiettiamo o nella parodia;  in realtà, ancora una volta sta ridendo di se stesso e della sua mitologia culturale. Non si stava meglio tra gli eroi del passato: nella Belle epoque non c’era l’anestesia per la cura dei denti e, negli anni trenta, non era ancora diffuso il “Valium” che, forse, avrebbe salvato dal male di vivere la bella Zelda Fitzgerald. Crescere e affrontare la vita è uno dei temi ricorrenti alleniani, declinato ottimisticamente o pessimisticamente. In questo caso, Gil sembra avere una nuova occasione per lasciarsi dietro alle spalle un mondo di ricchi morti viventi, reali fantasmi di una società in sfacelo. Sarà vero? Per ora è bello camminare facendosi bagnare dalla pioggia intrigante di Parigi.

“Midnight in Paris” di Woody Allen a cura di Alessando Matta

14 dicembre 2011
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