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Percorso

Siki, in arrivo un mondo di cose belle

Un disco e un nuovo videoclip per la premiata ditta SikitikiS&Shibuya. In compagnia di Timothy Raschio, allucinante figura dallo sguardo feroce e ironico, impossibile da dimenticare. La cronaca del backstage. di Anna Brotzu

''Le belle cose'', SikitikiS«Qualcuno non ama le belle cose» insinua la voce di Diablo, al secolo Alessandro Spedicati, cantante e artefice degli effetti sonori dei SikitikiS: un candido set al Teatro La Vetreria di Pirri e la crew di Shibuya al lavoro (con il supporto tecnico di Gianni Schirru del Cada Die) per il nuovo progetto musicale della band cagliaritana, protagonista giovedì 22 e venerdì 23 dicembre all'FBI Club di Quartu S.E. in un doppio “concerto di Natale” in cui non mancheranno certo le sorprese.

E magari un' anticipazione del videoclip girato nel “limbo” latteo creato dal collettivo artistico cagliaritano con sguardo “necessariamente” oltremare, oltre il confine naturale dell'Isola ma che insiste nelle sinergie e nella valorizzazione di risorse e talenti della terra dei nuraghes. Riflettori puntati sul set, una coppia interpreta i passi del tango culminanti in un casquet ma ecco, qualcosa di imprevisto accade e appare sulla scena Timothy Raschio: sarà lui, misterioso protagonista di quest'avventura sulle note – e il tema - di una canzone.

''Le belle cose''Pronti a cogliere ogni lampo (“feroce e inonico”) del suo sguardo, il filmmaker Luca Percivale  dietro l'obiettivo, il regista Giacomo Costa nella duplice veste di aiuto e direttore di produzione, Davide Sardo alla regia del suono e Daniele Brotzu – “giovane leva di Shibuya, alla macchina da presa e alla luce”.
La “fabbrica dei sogni” si mette in movimento e nascono così le sequenze ispirate alla musica e alle parole: «terzo giro – dopo “Voglio dormire con te” e “Tsunami” - con i SikitikiS: dopo esserci accontentati di toni scuri, ambienti cavernosi, fondali neri siamo usciti dalla crisalide per invadere il fotogramma (e quindi gli schermi dei computer) di bianco» spiega Percivale. Un videoclip è (anche) un piccolo film, un racconto per immagini con colonna sonora in cui si può sperimentare, fare un “esercizio di stile”: «è una citazione giocosa dei grandi fotografi e grandi registi che usano questi sfondi eterei in modo serio, quasi solenne o drammatico; non significa rinunciare a una fotografia curata ma far sì che tutta la professionalità, il rigore e l'impegno, tecnicismi e la preparazione siano poi sublimati dalle azioni “simpatiche” e imprevedibili di Raschio».

''Le belle cose'' sul setSu chi sia davvero questo enigmatico signore, solo indizi: «un grandissimo, un mostro sacro del cinema» per Diablo, «violento e pericoloso, militarista e machista» confessa Percivale, «un compagno di giochi» per il poliedrico attore Daniele Pettinau (da lui parte l'idea di inserire la “creatura” nella clip), mentre per l' attore Francesco Mastrorilli, una delle voci di Radio Sintony «da lui c'è molto da imparare, guardandolo lavorare nascono sempre spunti interessanti!».

Se l' identità di Raschio resta avvolta nel mistero, quel che si coglie immediatamente è l'atmosfera intenta e concentrata, ma anche piacevolmente rilassata del set: «in un susseguirsi di performers, attori e danzatori, comparse esploriamo il rapporto tra l'uomo e questa “maschera” che è quasi uno specchio (“deformante”), per sviscerare piani d'ascolto e di vita e scardinare percorsi esistenziali apparentemente “scontati” - come crescere, andar via di casa, sposarsi, farsi una famiglia – ma in stridente contrasto con i cambiamenti della società» spiega Percivale.

''Le belle cose'' sul setUn videoclip “esistenziale”? «Ma anche e soprattutto ironico, in cui la gente balla, in modo elegante o anche più casuale e scomposto, e soprattutto “ride dentro” secondo la filosofia del Divertentismo». E' questa la chiave del progetto nato intorno a “Le belle cose”: «una frase che ho scritto per caso, un commento a un post su Facebook e che – è la prima volta che mi succede, di solito parto dalla musica – è diventata una canzone» racconta Diablo «e un progetto che però è un baratro, ancora non ha una forma, conosciamo solo i tratti del contenuto : sicuramente non sarà un disco, semmai un anti-disco, pensato per i social network». Già online “La mia piccola rivoluzione” che mette in campo la nuova line up dei SikitikiS: accanto a Diablo (voce ed effetti sonori) l'immancabile Jimi (Gianmarco Diana) al basso, Zico (alias Enrico Trudu) all'organo e tastiere e – new entry - Sergio Lasi dietro piatti e tamburi. Nel cast del videoclip c'è naturalmente la band- «ma abbiamo preferito restare all'oscuro e affidarci alla “regia” di Shibuya, per lasciarci sorprendere» sottolinea Diablo - e gli attori Francesco Mastrorilli e Nunzio Caponio, Serena Concas e Gaia Manganello, i danzatori Monica Spanu, Valentina Atzori e Manuela Fiori, Rebecca Maxia e Matteo Sedda e la coreografa Amelia Aramu con i giovanissimi street dancers di SardaFamily (Raffaele Angius, Roberto Paulis, Miriam Addari, Claudia Congiu, Alessio Carboni e Alessandro Frau).

''Le belle cose'' sul setA loro il compito di tradurre sullo schermo, sulla melodia e le pulsazioni ritmiche de “Le belle cose” lo spirito moderno del “Divertentismo”: «la filosofia di vita che tende all'annullamento del concetto di brutta figura, che non esiste: se nel mondo, tutto il mondo nessuno ne avesse più paura, sarebbe una rottura (col passato e col presente), una vera rivoluzione culturale, il primo step per abbattere il senso di colpa che esiste da quando esiste il giudizio altrui» spiega Diablo.
Tra sketches e microstorie – con «al centro il divano di Shibuya», ormai una nota riconoscibile – tra incontri e “tradimenti”, amori e disamori in atmosfere surreali si dipana la trama visionaria ispirata a “Le belle cose” che, ricorda Diablo «hanno a che fare con le belle persone (come tutte quelle coinvolte nel progetto), che sono quelle che ti danno belle sensazioni: una questione più che etica, estetica – nel senso della percezione, a intuito e a pelle».

Unico “segreto” rivelato: il videoclip «sarà in bianco e nero, perché il colore distrae» dice Luca Percivale (che sottolina come «mettere a fuoco un'idea in Sardegna significhi troppo spesso fare i conti con il low budget, uno stimolo ma anche un limite che incide sulla creatività»). Waiting “Le belle cose”, quindi, nello stile dei SikitikiS con la cifra di Shibuya. Per saperne di più, l'appuntamento è all'FBI e prossimamente sul web: “La mia piccola rivoluzione” è cominciata...

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