Percorso

Architettura - M. Pani

I set dei sogni hollywoodiani

Scorsese contro Hazanavicius  nella notte degli Oscar. "Hugo" e "The artist" in lizza per la statuetta d'oro. di Mirco Pani
 
Cedric GibbonsLa notte degli Oscar è  imminente. I riflettori sono puntati principalmente su due film,  che in forme differenti celebrano gli albori del cinema: "Hugo Cabret" di Martin Scorsese e “The artist”, la recente opera di Michel Hazanavicius  che racconta il passaggio dal cinema muto al cinema sonoro grazie a una sapiente regia e a un  lavoro accuratissimo di ricostruzione di costumi (Mark Bridges) e  scenografie (Laurence Bennet).
Hazanavicius  racconta la storia di un star del film muto, George Valentin, assimilabile ad alcuni attori dell’epoca (Douglas Fairbanks, Max Linder e John Gilbert, Gene Kelly ), ma anche uno stile di vita che caratterizzo il mondo del cinema hollywoodiano e fu espressione di un’epoca di profondi cambiamenti in seno alla società americana.
Gli anni compresi tra il 1920 e gli anni 30, furono segnati dal crollo di Wall Street ma anche dalla realizzazione dei primi grattacieli, dal mito della velocità, dai fumetti dei supereroi, dalla larga diffusione dell’energia elettrica e dell’acqua potabile nelle abitazioni. Il crollo della borsa fu un duro colpo per l’America, la California meridionale ne fu sconvolta, anche se l’industria cinematografica rimase avulsa dalla recessione e anzi, proprio in quegli anni, rafforzò la propria immagine anche grazie alla creazione della Accademy of Motion Picture of Arts nel 1927 e all’istituzione dell’ Accademy Award nel 1929, meglio conosciuto come premio Oscar.
 
''Our dancing dayghters'' 1928. Art director Cedric GibbonsUno dei principali interpreti di questi cambiamenti fu Cedric Gibbons, autore della statuetta dell’Oscar (1927) e capo del settore scenografia alla MGM negli anni compresi tra il 1924 e il 1956. Sotto la sua direzione lavorarono numerosi artisti dell’epoca tra cui Van Nest Polglase, anche se per un breve periodo, Mitchell Leisen, Merryl Pye e Richard Day. Gibbons dopo aver visitato nel 1925 l’ Esposition des Art Decorative et Industriel Modern a Parigi rivoluzionò i concetti della scenografia presso gli studi della Metro Goldwin Mayer e costruì uno stile attinto a varie fonti rielaborando gli vari elementi dell’architettura contemporanea e  riproponendoli sui set: nacque così la casa Decò del sogno hollywoodiano. A onor del vero le scenografie legate al movimento moderno si affacciarono in America nei primi anni ’20 nel film “Enchantement”, ne “La giovane Diana” ideate da Joseph Urban e in “ Camille” curate da Natasha Rambova, moglie di Rodolfo Valentino. Questi film ebbero però scarso successo, anche perché il gusto popolare mal recepiva il movimento moderno e attribuiva all’architettura dell’epoca valenze simboliche spesso  negative. E’ emblematico in tal senso il film Metropolis in cui i quartieri operai  sono rappresentati come esasperazione dell’existent minimum scandito dai ritmi serrati di volumi e  finestre, mentre il padrone di Metropolis lavorava in un lussuoso ufficio art Decò.
 
Anita Page sul set di ''Our dancing dayghters''Le scenografie art Decò ebbero la loro consacrazione nel mondo di Hollywood nel 1928  nel momento in cui entrarono a far parte della produzione star-sistem che le lanciò definitivamente . Nel film “Our dancing daughters”  con Joan Crawford e Anita Page raccolsero un grosso successo di pubblico sottolineato dalla stampa; “ Effetti modernisti nei mobili e nell’architettura del nuovo film di Joan Crawford. Letti bizzarri, quasi sul pavimento,  che si distaccano dai tradizionali letti con le gambe” *. Il successo delle scenografie di questo film prodotto dalla MGM è appunto legato alla figura di Cedric Gibbons.
Non tarderà la risposta Paramount, lo stesso anno “Magnificent flirt”, i cui set furono curati da Van Nest Polglase soprannominato l’uomo del “Big White Set” per le scenografie caratterizzate dalla grande prevalenza del bianco, che ebbero grande diffusione e  massima notorietà grazie ai film di Fred Astaire e Ginger Rogers prodotti dalla RKO. Questi effetti cromatici furono resi possibili grazie a due importanti innovazioni tecnologiche che riguardavano le pellicole e le nuove lampade a incandescenza che permettevano livelli di illuminazione mai raggiunti prima e consentivano l’utilizzo di fondali totalmente bianchi,  rispetto a quelli rosa o verdi a cui si era obbligati con il sistema “arc lighting” del passato.
 
''The magnificent flirt'' 1928. Art director: Van Nest PolglaseIl vero capostipite del Big White Set fu però Gibbons, che plasmò  il moderno in chiave cinematografica ispirandosi ai  grandi maestri dell’epoca: utilizzava spesso la pianta libera ispirandosi alla Praire House e alla Robie House di Wright o alla scomposizione di volumi di  Rietveld. In “The easieast way” per esempio, realizzò  un ufficio composto con volumi e piani fluttuanti assemblati con metodi costruttivi non tradizionali. Travi, colonne e pareti sembravano sospese quasi a sfidare la forza di gravità e  la rigidità strutturale degli angoli veniva attenuata dall’inserimento  di vetrate leggere e scale circolari.
Sebbene RKO, Paramount e MGM siano state le case cinematografiche che hanno fornito il maggior apporto allo sviluppo di scenografie moderniste vanno menzionate le opere di alcuni scenografi che lavorarono anche per altre case di produzione.
Charles Hall che lavorò all’Universal per i set di “The black cat” (1934), gli uffici di “Cancellor at law”di William Wiler del 1933 e per ”Tempi moderni” di Chaplin del 1936. Lily Wheeler che lavorò nei tardi anni trenta per David Selnick realizzando la scenografia per il primo lungometraggio in tecnicolor  “A star is born” (1937), in cui  trasse ispirazione  dagli arredi navali,  utilizzò  tende orizzontali, colonne e pareti vetrate, creando effetti suggestivi di luce diffusa . Wheeler usava spesso dischi argentati sospesi al soffitto e trattava le pareti con nicchie in vetrocemento. Per “Young in heart”  lavorò su  toni monocromatici di  differenti superfici trattate  con vetro e bachilite e  utilizzò  sedie in profilati metallici.
 
''The blackcat'' 1934. Art director: Charles HallLa Warner Brothers produsse principalmente film di gangster e aveva alle proprie dipendenze Anton Grot che realizzò le scenografie di “Little Cesar” (1930), “Gold Diggers” (1935) e “Private lives of Elisabeth and Essex” in cui realizzò  set ricchi di giochi di luce e chiaroscuri.
Gli scenografi provenienti soprattutto dalla Germania contribuirono a creare lo stile Paramount. Hans Dreier e i suoi collaboratori: Jock Petres, che aveva lavorato come apprendista presso lo studio di Peter Beherens e Ken Webber scenografo e designer. Questi crearono un’immagine austera e sobria con una marcata influenza Bauhaus.
Lo stile RKO dei film di Fred Astaire e Ginger Rogers nacque da una sorta di fusione tra streamline  e neoclassico spesso realizzata con elementi  in legno ricoperto di bachilite, formica, vitrolite. Gli scenografi più eminenti della RKO furono oltre Van Nest Polglase che realizzò le scenografie di “ Flying down to Rio”, primo musical Astaire Rogers, Carrol Clark e il suo collaboratore Allan Abott, che si distinsero negli arredi navali “Black and White”.
 
''Harpo Marx Duck in Soup'' (''La guerra lampo dei fratelli Marx'') 1933. Art director: Hans DreierI film americani dell’epoca proponevano i temi classici della commedia borghese, a cui facevano da sfondo scenografie decò di matrici eclettiche arricchite da influenze Bauhaus e International style. In ambienti  razionalisti erano presenti chaise longue , divani di fogge contemporanee e a triclino di matrice classica, pannelli  e tappeti decorati, rivestimenti preziosi e pavimenti lucenti realizzati spesso con materiali sintetici. Fu questa commistione di stili e tematiche ad assurgere a stravagante simbolo dello status dei nuovi ricchi, che avevano saputo cogliere le opportunità offerte nel decennio successivo alla prima guerra mondiale e si identificavano nei modelli che avevano messo in discussione tradizioni, mode e costumi. Anche grazie ai film hollywoodiani le case decò si diffusero in particolar modo in California, anche perché in quel periodo di recessione la committenza per i  progettisti  dell’epoca  era strettamente legata al mondo del cinema. “Verso il 1929-30 tutti gli studi più importanti di Los Angeles progettavano in Zig Zag moderne mentre emergevano i migliori progettisti americani del periodo: Walter Darwin Teagu nel 1926, Bel Geddes, Raymon Loewy. Questi designers influenzarono l’intera produzione americana indirizzandola prevalentemente verso lo streamlining” **  che nella sua dinamicità riusciva in qualche modo a esorcizzare la crisi economica.
 
* H. Mandelbaum e E. Myers, Screen Deco, Columbus Books, New York 1988
** D. Gerbhard, Schindler, Viking, New York 1979
22 febbraio 2012
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