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"To Rome with love" di Woody Allen

Il consiglio di Elisabetta Randaccio

''To Rome with love'' locandinaLe città del quotidiano e le città del cuore non sono esclusivamente mera scenografia nei film di Woody Allen. Hanno lo stesso status dei personaggi, con cui si interfacciano, costruzioni dell’uomo che si animano e riproducono i loro sentimenti.

Per anni Manhattan, costruita sapientemente in una serie di fascinosi stereotipi (chi non si è fatto fotografare nella mitica panchina sotto il ponte di Brooklyn, reso romantico proprio da Allen, seppure obiettivamente luogo modesto), è stato il riferimento del regista di “Io e Annie”, simbolo di un’anima critica nel cuore di una società contraddittoria e sostanzialmente in disfacimento. Così le storie dei film di Allen si sono sovrapposte, nel tempo, a quelle di New York e dei suoi abitanti della classe medio ricca e intellettualoide, un America a parte, sia politicamente che socialmente.  Per problemi strettamente produttivi, poi, Allen si è trasferito in Europa e, attraversate dal suo tratto poetico, le grandi città del vecchio continente hanno acquisito un’importanza notevole nei suoi film, soprattutto a livello di immaginario, l’unico possibile per un “turista cinefilo” come Allen.
 
''To Rome with love''Certo la Londra opulenta e autunnale di “Match point” è, forse, il ritratto più efficace  realizzato in questi ultimi anni sul grande schermo della metropoli inglese.  Però, si trattava di un’opera drammatica dove l’inquietudine e l’ipocrisia che trasudava dai musei, dai ristoranti di lusso, dai taxi, dalle ville fuori città, era l’ideale scenario per l’affermazione del cinismo del protagonista.
Nelle commedie, le metropoli si ammorbidiscono, perdono le periferie, i luoghi sporchi e trascurati per diventare scenografie straordinarie e stereotipate, esattamente come si potevano sognare nelle sale cinematografiche, quando non era ancora giunto il momento del turismo di massa.
Così, la bella Roma di “To Rome with love”, capitale “da sogno”.
 
''To Rome with love''Nel senso che la chiave irrealistica e onirica, ne è parte rilevante. Soprattutto il personaggio dell’architetto americano interpretato dal bravo Alec Baldwin (finalmente, in un ruolo degno della sua fama), è un fantasma malinconico e un po’ saccente sulle tracce  di un tipico eroe alleniano, travolto dall’amore, che crede ancora possibile slegato dagli interessi egoistici e economici. Baldwin prende vita in una piazzetta di Trastevere e in un suo vicolo sparirà, amara figura di “padre” inascoltato. E altrettanto irrealistico è il vigile onnisciente, il quale apre e chiude il racconto; ma non importa, perché frattanto, nell’Italia sognata di Woody Allen, si sono intrecciate vicende solo apparentemente “leggere”, intrise, in realtà, di riflessioni sulla società dell’immagine e dell’individualismo.
 
''To Rome with love''Se l’episodio centrale riprende apertamente il plot de “Lo sceicco bianco” di Fellini, omaggiandone l’arte, quello dove compare lo stesso Woody Allen  è veramente esilarante, uno scoppiettio di battute tra le più efficaci del repertorio del regista. L’uomo, che può essere un geniale cantante d’opera solo se si esibisce sotto la doccia, nella sua divertente demenzialità, sottolinea la negazione dell’arte, nel mondo moderno, possibile esclusivamente declassata di aura. Perciò, in “Cavalleria rusticana” il protagonista può uccidere l’amante, mentre continua a insaponarsi la schiena. L’immaginazione in mutande al potere..
Allen, poi, possiede la capacità di cucire le proprie sceneggiature a orologeria agli attori, i quali, magari, decisi dal casting, conosce appena. E’ una dote straordinaria che permette agli interpreti di lavorare a delle buone performance. In “To Rome with love” sono presenti molti attori italiani; tra i maggiormente efficaci c’è sembrato Antonio Albanese, perfetto nel ruolo della star cinematografica narciso, un omaggio al Sordi dello “Sceicco bianco,” reso con grande consapevolezza interpretativa.   
 
Il consiglio precendente: "Diaz" di Daniele Vicari
9 maggio 2012