Percorso

I bambini contro il mondo

Il vincitore del “NotoriusFilmFestival” Wassim  Al Kayim,  giovane libanese,  si  racconta a Cinemecum e analizza il suo rapporto con il cinema. Sarà nato un regista? di Salvatore Pinna
 
''Bambini contro il mondo''Wassim Al Kayim è un ventottenne libanese che vive a Cagliari e che si occupa da poco di cinema. Il suo apprendistato è minimo: un piccolo lavoro di otto minuti  in Libano, e poi  i corsi di studente di cinema in Scienze della Comunicazione a Cagliari e un corso di regia di Notorius. Eppure, nella prima edizione del "NotoriusFilmFestival", ha vinto il premio della giuria e quello del pubblico con un documentario sulla tragedia della Siria che si intitola “Bambini contro il mondo”. In sedici minuti, ben costruiti, sono condensati il dolore e lo sguardo, la primavera araba,  la rivoluzione siriana, il silenzio degli stati, la solitudine dei bambini martiri.
 
''Bambini contro il mondo''Si può dire che  le  incredibili immagini che provenivano dalla Siria hanno  accelerato il suo apprendistato.
La primavera araba ha agitato tutti i giovani. Anch’io praticamente cercavo un ruolo in questa primavera araba, per questo ho deciso, ai primi del maggio scorso, di andare lì per filmare, per documentare. Mi sono recato in Turchia e in Libano in paesi ai confini della Siria dove ci sono rifugiati siriani. Ho incontrato degli attivisti siriani che mi hanno dato dei video, ho raccolto tante informazioni, ho sentito molti bambini.

I materiali impiegati per il documentario li ha acquisiti nel suo viaggio in Turchia e in Libano o li ha girati lei?  
In Libano, soprattutto, ho girato delle interviste con profughi siriani, bambini e adulti. Ma non andavano bene per il tipo di documentario che volevo fare che doveva essere “dentro” le manifestazioni del popolo e le reazioni del regime.  In “Bambini contro il mondo” ho usato filmati avuti dai video attivisti, mentre per  quanto riguarda i bambini ho usato filmati da You-Tube. Però le informazioni non le ho prese da internet ma andando a parlare con le persone di ciò che succede in Siria.
 
''Bambini contro il mondo''Nel film vediamo bambini che hanno sospeso l’infanzia: la spensieratezza, i giochi, l’allegria, la protezione. Bambini massacrati dai soldati del dittatore Bshar Al Assad.
I bambini sono praticamente nel mezzo della battaglia. Alcuni parlano nelle manifestazioni, danno la loro visione forte come se fossero adulti. Hanno subito i bombardamenti, hanno sofferto come i grandi. Dopo averli sentiti ho deciso che il tema doveva essere quello:  i bambini dentro la rivoluzione siriana. Il film si intitola “Bambini contro il mondo” perché io li vedo combattendo da soli contro un governo senza pietà, contro una società internazionale che non riesce a dare nulla a loro, a proteggerli.
 
''Bambini contro il mondo''Ci sono scene di corpi e visi straziati, sono immagini “proibite” che  dobbiamo guardare perché senza di esse non si capisce la realtà di quel luogo, perché quella produzione di dolore è la forma della politica in quel luogo. Tanto più che in quelle scene c’è anche lo spavento e l’ansia di chi le ha girate per consegnare al mondo prove d’accusa per il presente e per la memoria.
Molte immagini sono di bambini e bambine morti e a commemorarli sono dei coetanei.  I loro discorsi, severi e teneri allo stesso tempo, i loro volti determinati sono di una bellezza struggente. La realtà ha trasformato i bambini in uomini e donne con mostruoso anticipo su quella che in tempi di pace è l’età biologica e l’età sociale.  Ma l’età sociale di quei bambini non è forse quella che gli impone quella realtà?
 
''Bambini contro il mondo''Qualcuno dirà che “Bambini contro il mondo” non ha la creanza di un film uscito dall’accademia. L’aver usato filmati di riporto è un’operazione “cinematografica” nella misura in cui ha saputo dare a quei materiali un senso, un ordine narrativo e, anche, un criterio di interpretazione. Il montaggio è volutamente “tendenzioso” nel senso che tende al suo fine: toccare il cuore per raggiungere la mente dello spettatore. Il commento over, sobrio e informativo, dichiara la sua intima, si potrebbe dire militante,  partecipazione ai fatti togliendo al racconto ogni pretesa di oggettività assoluta. Forse sono questi valori ad aver convinto giuria e pubblico ad attribuire  a “Bambini contro il mondo” un premio  inatteso.
Io proprio non mi aspettavo il premio perché sono un principiante del cinema.  Ho pensato che avesse vinto il tema, che avessero vinto  i bambini. Considero il premio un incentivo morale a continuare. Dal momento che il mio primo lavoro è stato premiato diciamo che il treno si è messo sulla linea giusta. Ora mi devo sviluppare, studiare, migliorarmi.
 
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11 luglio 2012
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