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Ciak si gira!

Con Geppi Cucciari e Jacopo Cullin sul set del film di Paolo Zucca che fa i complimenti a Mereu. di Anna Brotzu

Paolo Zucca sul setIl cinema nel pallone: proseguono nell'Isola, tra Cagliari, Bonarcado, Milis e il Montiferru, le riprese di “Terza Categoria”, il primo lungometraggio del regista oristanese Paolo Zucca che dopo gli allori del fortunato corto “L'arbitro” – con i  numerosi premi e riconoscimenti nazionali e internazionali, in Italia, in Europa e oltreoceano (David di Donatello, Premio Speciale della Giuria di Clermont-Ferrand, Nastro d'Argento per la Miglior Regia) – ritorna dietro la macchina da presa per raccontare una nuova storia legata alla passione del calcio. Metafora della vita, con tutta la potenza simbolica e il fascino di un'epica moderna di eroi e soprattutto (anti)eroi, affresco affascinante, ironico e drammatico di varia umanità in cui le evoluzioni di una sfera e il fischio di inizio eccitano gli spiriti come davanti a una battaglia ma senza (quasi) spargimento di sangue, semplicemente uno strenuo rincorrersi e lanciare, fra goals e parate, fino all'ultimo minuto. Un'antica, primordiale violenza esplode fuori dal campo nel corto circuito tra mente e cuore, desiderio e risultato come se quell'evento sportivo racchiudesse in sé il senso assoluto della vittoria e della sconfitta, e in un errore potesse prefigurarsi la catastrofe, un annuncio della fine del mondo, in quel racconto per immagini nella forma breve che affrontava, in un icastico bianco e nero, tra echi di Sergio Leone e magari di Osvaldo Soriano, identico teritorio di gioco.
Stefano Accorsi sul setQuel breve apologo conteneva già in nuce i segni di una consapevolezza registica e di una cifra stilistica che potranno declinarsi nel nuovo atteso film: prova ardua per le molte aspettative che ne hanno fatto l'emblema di un cinema – sardo e italiano – che non funziona, incapace di promuovere i suoi migliori talenti. Questioni e polemiche che non sfiorano però Paolo Zucca, impegnato in questi giorni sul set per costruire le inquadrature di un (finalmente) lungo racconto per immagini, con la giusta concentrazione di chi sa quel che vuole e come ottenerlo: tra gli squarci di una Cagliari in controcampo e il club di Cellino ad Assemini, e poi l'Oristanese si dipanano le vicende dell'arbitro Cruciani (interpretato da Stefano Accorsi). Dopo i primi ciak a maggio con l'attore de “L'ultimo bacio”, “Romanzo Criminale” e “Le fate ignoranti”, un nuovo ciclo di riprese in questa calda estate, con (tra gli altri) Geppi Cucciari e Jacopo Cullin per un'incursione al Namastè di Cagliari e poi subito a Bonarcado in Provincia di Oristano. In attesa di vedere sul grande schermo l'opera prima (nel senso almeno, e nella misura del lungometraggio) di Paolo Zucca, il regista ci ha concesso una breve (ma non troppo) intervista sul film e non solo.

''Terza categoria'' foto dal set“Terza Categoria”:  il gioco del calcio ritorna, quasi un fil rouge, dopo il successo de “L'arbitro”, nel suo film d'esordio proprio mentre la passione per questo sport nazionale viene avvelenata dagli scandali tra scommesse e partite truccate. Quanto ha attinto dalla realtà... quanto è invenzione?
Il film si basa completamente sulla fantasia e rifugge volutamente da ogni riferimento preciso con l'attualità. Tuttavia, devo dire che per scrivere la sceneggiatura mi sono immerso per un anno nelle vicende di “calciopoli”. Ho provato a  sintonizzarmi con il gergo linguistico dei suoi protagonisti e ho cercato di capire le dinamiche che regolano il mondo del calcio che conta.  Mi è rimasto un senso di grande ambiguità, che ho cercato di evocare nel film.  Spero che anche la qualità dei dialoghi abbia giovato di questo mio studio intenso.

Cosa resta de  “L'arbitro”?
Il lungometraggio è una specie di prequel: racconta come i diversi personaggi arrivano alla sfida finale de “L'Arbitro”. Siccome non si tratta del prequel di Guerre Stellari o Batman – e qualcuni potrebbe non aver visto il corto - la sfida finale è inclusa nel lungo, anche se con  importanti e sostanziali variazioni.
 
Qual è la trama (da una sceneggiatura rivista con Barbara Alberti...) di “Terza Categoria”?
La storia si articola fondamentalmente in quattro filoni narrativi incrociati tra loro: la storia  dell'Arbitro, quella di due cugini pastori/calciatori, una strampalata love story e la trama più specificamente calcistica.  E' difficile indicare in poche parole “l'oggetto” del racconto. Forse è il concetto di “pareggio” in senso lato.

Francesco PannofinoAncora la Sardegna come set: scelta “politica” o  necessità estetica?
Prima di tutto un'esigenza artistica. I volti e i corpi che ho scelto per creare l'universo estetico del film sono  per me uno strumento espressivo fondamentale. La Sardità (maiuscola d'artista, ndr) per me è un mezzo, non un punto d'arrivo. Credo che anche il mio senso dell'umorismo sia profondamente legato all'area geografica nella quale sono cresciuto.

I  suoi “maestri”?
Il principale riferimento letterario è lo scrittore argentino Osvaldo Soriano, ma ho citato anche Shakespeare.  Per quanto riguarda il cinema, ho citato in modo molto sfacciato Sergio Leone e in maniera meno evidente Fellini, Monicelli e Kubrik. E non sono immune dalla fascinazione per la qualità visiva del cinema di Sorrentino.

Come procedono le riprese?
Abbiamo già girato quattro settimane e ce ne mancano ancora  due o tre.
Dovremmo ricominciare a Settembre, se Dio vuole.

Aneddoti, segreti, incontri.. sorprese sul set?
Nell'ultima settimana la presenza di Geppi ha dato una marcia in più al film: ho aggiunto alcune scene e diverse battute che sono venute fuori dalle prove e dalla sua inventiva.  Il personaggio di Miranda, la figlia dell'allenatore interpretato da Benito Urgu,  ha preso corpo e vita grazie al talento di Geppi  e alla sua determinazione a capire il senso e il ritmo di ogni battuta. Le sono molto grato per non avere messo nel film solo la faccia, ma anche il cervello e il cuore.   Anche Jacopo Cullin si è rivelato un talento straordinario e ha contribuito alla riscrittutra di alcune scene che funzionavano meglio sulla carta che sul set. Tutti gli attori hanno dato un contributo importante e hanno riscritto il film insieme a me. Stefano Accorsi, per esempio,  conosce la macchina da presa meglio di tanti registi: ho imparato più cose da lui che a scuola di regia.
Vorrei citare anche Francesco Pannofino, che ha capito subito lo spirito del film e ci ha regalato alcuni momenti di improvvisazione a dir poco esilaranti.

Jacopo CullinIl cast è già sulla carta interessante e variegato: come ha scelto gli interpreti?
Ho avuto tutti gli attori che volevo. Sarò eternamente grato al mio produttore Amedeo Pagani per questo. Non è scontato che le cose vadano in questo modo, sopratutto quando si tratta di un' opera prima. Se il lavoro con gli attori sia andato bene o male si capirà solo quando il film sarà finito.
Per adesso mi sembra che... si siano divertiti molto!

Paolo Zucca e il calcio (fuori dal set)?
A calcio ho giocato solo da giovanissimo, poco e male. Seguo solo le grandi sfide e il contorno letterario che si portano dietro: i mondiali, Barcellona - Real Madrid, Murinho e Lionel Messi.  Il mio programma televisivo preferito era “Sfide”; la puntata su Garrincha o quella su Maradona per me valgono quanto la Divina Commedia. Il Calcio – comunque - è una grande metafora; non sono certo io a scoprirlo. All'inizio del film citerò Camus che scrisse: "Tutto quello che so della Vita l'ho imparato dal Calcio!".

Qual è la sua idea di cinema?
La mia idea di Cinema?  Guardo in alto verso i Fratelli Coen che volano su un Boenig 747 e cerco di fare dei saltelli a piè pari per vederli da un po' più vicino.

E per finire. lo stato dell'arte della decima musa?

Dovrei mettermi a piangere e a imprecare, invece voglio fare i miei complimenti a Salvatore Mereu, che andrà a Venezia a rappresentare con orgoglio la Sardegna e  l'Italia, nonostante tutto.
Foto di Francesco Piras

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