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L'ultima frontiera

diretto da F. Bernini, tratto da un racconto di Marcello Fois

La Narrazione
E' una storia vera della fine dell'Ottocento avvenuta nel paese di Oliena: un amore furtivo sboccia tra Giulietta e Romeo. Ahimè, una sola fu la loro colpa... ritrovarsi in una storia tragica tra banditi, miliziani, ladri di gran fama, proprietari terrieri, donne coraggiose dal cervello d'acciaio e dal cuore tenero d'agnellino. I paesaggi, le rocce, le grotte rocciose, le sorgenti, le profonde gole e i solchi, Su Cologone, le colline disboscate, i monti di Oliena... in francese si direbbe “couleur locale”.

Potrebbe ritornare alla memoria i colori e le luci di Lev Tolstoi. I volti degli attori e i gesti sembrano appartenere all'atmosfera di un medaglione ottocentesco. Donne e uomini tutti, indossano l'abito tradizionale giornaliero, elegante, da soldato, da pastore... e tutto ciò lascia intendere la serietà di una scuola di teatro in Sardegna che ha trovato una degna corrispondenza in una immagine d'acqua zampillante e cristallina. Mariantonia la regina, Franzisca, su tenenti, Elias il maresciallo, attori e attrici giovani e molto giovani hanno cercato di avvicinarsi al sardo, alle parole e all'arcobaleno della nostra poesia. Fausto mi ha riportato il discorso di un tempo perduto nell'aria di Cagliari. Allora i sogni erano leggeri e graziosi, oggi ritornano nella sapienza e nella pazienza.
ODI. LOTTE. AMORI

Mariantonia, proprietaria terriera, ieratica, che conserva, trasferisce e usa le parole e i detti e sentenze antichi delle locali famiglie e dell'umanità. Anche lei si esprime più con gli occhi che con le parole.
Una parola travolta può corrispondere ad un colpo di fucile. E' come se tutta Oliena vivesse nel fuoco della sua passione. Affronta con sarda fermezza la tristezza e la morte. Solo con la morte scioglierà in concordia gli odi antichi.
Franzisca, possente e ferma, talvolta dall'impeto virile, poco timorata degli uomini e di Dio. Non conosce la legalità degli ordini degli antichi né degli umani né dei divini. Cercherà perfino l'aiuto  della chiesa per sperimentare se l'umanità riconosce la sua coscienza.
Solo lei riuscirà a rendere al sogno la sua bellezza e riuscirà a rivedere la sua famiglia bella come un tempo. Ormai in una desolazione di morte: padre, Mariantonia, banditi e soldati... lei riuscirà ad amare insieme suo fratello Elias ed il tenente piemontese.
Questa nuova fermezza dei tratti e dei comportamenti sono i segni evidenti di come, silenziosamente, la donna si è rivoltata contro le leggi degli uomini e di Dio. Queste argomentazioni le troveremo nelle donne protagoniste dei romanzi di Grazia Deledda.

La nostra romanziera maestra di un femminismo nuovo e audace ha segnato la mente e l'anima delle donne nuoresi dei suoi tempi, malgrado il loro esplicito diniego. Marianna sirca è la sua eroina. Alterego; è lei sogno. Racconto che nasconde nel silenzio. Mistero tutta la rivolta delle emozioni e dei suoi sentimenti “la rivolta” di Grazia appare e scompare nel delicato e sacro volto della “reina” e della sorellina. Lo scialle che, eraticamente, si apre e si chiude, con mano ferma, lascia intendere una femminilità molto misteriosa e chiusa nel dolore, momore dei veti e delle leggi degli avi e degli antichi.
Franzisca ha osato cercare la colpa e se l'è assunta rigorosamente. Si rifugia nella natura e seduta a cavallo trova una metamorfosi surreale: si libra nell'aria come uno spirito e nella aurora paradisiaca di Oliena scompare nell'arcobaleno della bellezza. Questa figurina così giovane traccerà i segni di un percorso nuovo. Grazia Deledda docet.

ELIAS
La conoscenza delle genti dei nuraghi è conservata e racchiusa nella mente dei poveri e dei ricchi. Elias oserà con tutte le sue forze sciogliere questo nodo e all'apice del suo coraggio resterà prigioniero delle catene della società piemontese, dei sardi e miliziani dei savoia. Ai sogni leggiadri e poetici di Elias i piemontesi offriranno solo prigioni, scontri, massacri di giovani, donne, uomini. I banditi ignoravano qualsiasi parvenza di legge piemontese: si appellavano alel norme e alle leggi nuragiche. Valevano per loro ancor ale tradizioni nuragiche e giudicali (giudici Mariano e Eleonora).
Le leggi piemontesi oltreché autoritarie erano estranee e violente: gli avvocati piemontesi e sardi praticavano sfacciatamente ladrocini, furti, abusi, violenze, compromessi, profitti dichiarati come leggi al di fuori di ogni governo ed ogni giustizia. Ma anche i sardi non erano da meno; almeno la natura avesse saccato le radici violente del male. Le lacerazioni dell'anima sono rimaste sia nei tempi passati sia nei tempi odierni.
Elias conosceva la violenza, le lotte pratricide e viene annullato dagli abusi militareschi; il tutto avviene per la difesa del suo orientamento e per la sua fiducia nelle sue parole progressive. Elias, dai tratti gentili e leggiadri sparge tutta la sua ricchezza modale, civile nella natura, nelle valli, poggi, colline, monti, nei passaggi e nelle piazze di Oliena.
Anche la prigione, a causa delle cattive moleste leggi, tratterrà non solo il suo volto delicato ma annuncerà il bisogno di una giustizia nuova espressa in leggi e costumi nuovi.

SU TENENTE
Il tenente piemontese sembra appartenere ad un dagherrotipo: è una sorpresa indicibile vederlo tra le tanche, i colli, le valli, le gole, le montagne di granito, scisti, paesaggi, mulattiere, ovili, ricoveri... ed il mare, chiuso nel suo fascino, che lambisce e disperde il mistero della natura, appassionata come una ferrea tentazione. Per lui essere piemontese era più un sentimento di vergogna che di orgoglio. Si sentiva sardo e l'amore per franzisca esaltava questo sentimento. E' una dura legge, ma per essere sardi nell'intimo occorre sperimentare la sofferenza e uccidere soprattutto i poveri. Banditi cattivi non ne esistevano: era cattiva la giustizia piemontese e violentava continuamente la mente, il pensiero, i sentimenti sardi.

LA MUSICA
La musica di Paolo Vivaldi evoca molti passaggi la luminosità della pittura impressionista francese. Il cuore e l'anima sardi osano specchiarsi, rivelarsi e nascondersi in un gioco d'intimità e d'interiorità. Luci, lampi e tuoni, colori apocalittici annunciano i lenti passi della gravità del dolore di Elena Ledda.
La sua voce tragica avvolge tutto nel silenzio e lei, quasi muta, entra nella tristezza del dolore sardo e piange con tenebrosi lamenti la sofferenza delle donne sarde.

FRANCO BERNINI
Il suo sguardo su Oliena è ricco d'amore e di coinvolgimento. L'esaltazione del cuore è pari a quella dell'anima. Le albe racchiuse nell'arcobaleno ed i notturni bianchi di crescenti corrispondono perfettamente alle linee nei volti degli attori.
Chiarori e notturni vibrano nel cielo e nella natura ed il Monte Corrasi e passi misteriosi, forse dei banditi, si occultano in indicibili notti.

 

25 settembre 2013