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La libera scelta di Lizzani

''Achtung banditi'' di Carlo Lizzani. Film d'esordio anche per Gina Lollobrigida

Addio a un maestro nel ricordo di Elisabetta Randaccio tra racconti di cinema e politica, il suo legame con la Sardegna e il duplice incontro con Graziano Mesina.

Il suo corpo leggero, dinoccolato, è volato via dalla finestra al terzo piano del palazzo in cui abitava, lasciando dietro di sé i dolori personali, del quotidiano, a 91 anni, dopo aver percorso con passione - come recita il titolo della sua bella biografia edita da Einaudi nel 2007 - un “lungo viaggio nel secolo breve”.

Carlo LizzaniCi ha, in questo modo, lasciato privi della sua persona così sensibile, della sua anima gentile e forte. Chi l'ha conosciuto, anche semplicemente per un scambio di idee in un dibattito, per un'intervista, per un progetto culturale da discutere, difficilmente può dimenticare la sua voce serena, mai alterata da rabbia, rancore, violenza oratoria. Amava il confronto con il pubblico, per lui dibattere era importante, per questo la “scuola di democrazia” dei circoli del cinema (è stato presidente sia nazionale sia internazionale della FICC) lo appassionava. Era riuscito (come racconta anche nella sua già citata autobiografia) a “esportare” persino negli Stati Uniti, il modello del circolo che proiettava e discuteva i film di qualità. Era carismatico, senza essere né saccente, né presuntuoso. Eppure la sua “Storia del cinema italiano” (aggiornata e ripubblicata tante volte) è un testo fondamentale per capire la settima arte nel nostro paese, eppure era stato il direttore che aveva rilanciato, anche a livello internazionale, il Festival di Venezia negli anni '80, riuscendo a far convivere opere di altissimo livello culturale con la giusta dose di glamour, mentre aveva fatto partecipare, concedendo gli accrediti alle più svariate associazioni culturali, nei giorni della Mostra, un pubblico vivace di giovani provenienti da tutti gli strati sociali.

''Achtung banditi'' di Carlo Lizzani. Film d'esordio anche per Gina Lollobrigida

Carlo Lizzani raccontava di aver dovuto scegliere, dopo l'esperienza nella Resistenza, tra l'attività di “quadro di partito” del PCI e quella dell'artista. In maniera avventurosa, come vogliono il contesto di quegli anni del secondo dopoguerra, decise di unirsi a un gruppo di giovani, che daranno vita al neorealismo. Sarà anche attore in uno dei capisaldi di questa estetica; infatti, interpreterà il prete fucilato nella commovente scena  del prefinale di “Il sole sorge ancora“ (1946) di Aldo Vergano. In seguito, la sua carriera lo porterà dalla Berlino devastata dove sarà l'aiuto di Rossellini per “Germania anno zero” (1948) al suo debutto con un film finanziato da una cooperativa, “Achtung banditi” (1951), ambientato negli anni drammatici della Resistenza, un periodo topico nelle sue opere.Però, il passato, per Lizzani, aveva la necessità di intrecciarsi con il presente, con i drammi contemporanei, con l'Italia “lasciata a metà”, soprattutto nel Sud, ma pure nelle metropoli del Nord, contraddistinte dagli ossimori di benessere e sfruttamento, progresso e criminalità. In questo senso, si possono leggere i suoi film, anche i meno riusciti, ma sempre costruiti sul criterio di messa in scena di sociale e popolare. “Barbagia” (1968), tratto da “La società del malessere”, l'inchiesta realizzata sul banditismo di Giuseppe Fiori che lo conquistò subito, fu girato in Sardegna.

''Barbagia''Il cast era abbastanza bizzarro: Terence Hill, simil Mesina, Don Backy evocante Atienza, ma con la freddezza del senno di poi, si può valutare la pellicola positivamente. Questa esperienza nella nostra terra (dove ritornò nel1989 per girare il cortometraggio “Cagliari”, in vista dei mondiali di calcio del 1990), gli portò una nota paradossale avventura proprio con Graziano Mesina, che pretendeva da lui e dal produttore De Laurentis di ottenere i presunti diritti d'autore su “Barbagia”, vicenda a cui il regista dedicò un intero capitolo nella sua brillante autobiografia, ricordando anche la sua ultima permanenza in Sardegna. “E' l'aprile del 2005..da poche settimane Mesina ha avuto la grazia da Ciampi. Io mi trovo a Cagliari per una retrospettiva dei miei film organizzata dalla Cineteca sarda. Quando gli amici della cineteca, giunto il discorso su “Barbagia”, vengono a sapere di quel mio incontro con Mesina, m'incoraggiano a replicare l'evento...E infatti, dopo poche ore, siamo di nuovo a cena insieme. Ce l'ha ancora con De Laurentis...”(p. 252)

'Requiescant''Per chi ha partecipato a quella serata, sarà difficile dimenticare la soddisfazione di Lizzani, corredata da aneddoti e tanto divertimento. Però, quel soggiorno cagliaritano, si deve ricordare anche per la tipica disponibilità del regista, già ottantenne, a concedersi al pubblico, per esempio, nel dibattito su un suo mitico western sociale, “Requiescant” (1967), dove era riuscito a coinvolgere l'amico Pier Paolo Pasolini, coinvolgendolo a interpretare un violento pistolero, o all'incontro in un piccolo circolo del cinema stipato di giovani e studenti che avevano scelto per celebrare il 25 Aprile il suo “Achtung banditi!”, film d'esordio anche per Gina Lollobrigida. Alla fine della giornata, era stremato, ma sempre molto felice.
I suoi film, siano documentari siano fiction di svariati generi, inanellano una carriera coerente esteticamente e nei contenuti. I successi, i premi non lo hanno mai distratto dalla convinzione che il cinema fosse uno spazio artistico fondamentale per un paese civile.
Laico, razionale, non violento, generoso, quel volo leggero e tragico, forse, ci riconduce a una richiesta di dignità e di libertà, che noi commossi, condividiamo.

9 ottobre 2013