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Percorso

“Giovani ribelli” di John Krokidas

Il consiglio di Elisabetta Randaccio

''Giovani ribelli'' poster“Giovani ribelli” è il titolo pessimo di un bel film che, nell'originale, suona più appropriatamente “Kill your darlings”. Altro elemento emblematico è il trailer, distribuito nelle multisale; infatti, sono state scelte delle scene che portano qualsiasi spettatore non a conoscenza del contesto storico culturale del film e del fatto di cronaca lì narrato, completamente fuori strada.

Si suppone come il problema sia l'uso commerciale di Daniel Radcliffe, l'attore, ex Harry Potter, ancora assai amato dalle adolescenti, se si ricorda come a Venezia, dove il film è stato presentato con grande successo alle “Giornate degli autori”, Radcliffe sia stato letteralmente assediato dalle giovani fan, mettendo in ombra tutti gli altri divi, Clooney, Cage etc. Forse, per gli addetti al marketing di “Giovani ribelli”, bisognava evitare di far capire che l'interprete della saga di Hogwarts, recitava (molto bene, d'altronde) nel ruolo di un gay, con conseguenti scene erotiche omosessuali. Il cinema, si sa, è pure industria, e questi mezzucci patetici li ha sempre usati, così come, in Italia, i “titolatori” dei film hanno avuto sempre una fantasia quasi dadaista (vi ricordate come era stata proposta nel nostro paese la pellicola “Domicile conjugal”, 1970, del maestro Francois Truffaut: “Non drammatizziamo...è solo questione di corna”, ed è solo uno degli esempi maggiormente esilaranti).

''Giovani ribelli''Tornando a “Kill your darlings”, ovvero l'opera prima di un regista assai talentuoso come John Krokidas, propone proprio a Radcliffe l'opportunità di misurarsi con un personaggio straordinario in un momento delicato della sua vita: il giovane Allen Ginsberg, ancora ingenuo nei rapporti umani, ma già avviato verso quella sperimentazione artistica che lo porterà a scrivere più tardi il capolavoro “Urlo” (1956), uno dei canti della beat generation, sintesi della sua poetica, scandalizzando i ben pensanti, i quali lo denunciarono per oscenità, con conseguente processo, da cui, però, ne uscì assolto (come si vede, anche nel bel film “Urlo” di Rob Epstein e Jeffrey Friedman del 2010, protagonista James Franco). Radcliffe, sostenuto da una regia efficace, che sceglie un bianco e nero intenso per rievocare le ombre e gli ambienti di stanze universitarie, biblioteche, locali malfamati, strade buie e parchi squallidi, modella il proprio personaggio con profondità.

''Giovani ribelli''Il giovane Ginsberg, infatti, risulta imprigionato, per una breve stagione, da legami di amicizia, che volevano farsi anche di arte e di trasgressione nella New York incerta tra snobismo e ansia di totale mutamento del secondo dopoguerra. Il clan dei “visionari” è di quelli incredibili, che segneranno la letteratura e la cultura americana per almeno un ventennio: Jack Keruac, William Burroghs, ma anche i meno dotati Lucien Carr e David Kammerer. Il gruppo è segnato anche da legami sentimental sessuali e non regge al primo, scioccante dramma. Infatti, Lucien Carr, bello e mediocre, uccide il più anziano David Kammerer, in maniera efferata in una situazione mai chiarita bene. Carr è ricco, di buona famiglia, tutto sommato, ne uscirà senza eccessive punizioni, pronto per una vita in cui rinnegherà i vecchi amici e tenterà sempre di rimuovere quell'episodio, intriso soprattutto da una forte ambiguità.

''Giovani ribelli''Gli altri “visionari”, chiamati in causa come testimoni, persino imprigionati, fatalmente, per un periodo si allontaneranno, per ritrovarsi, poi, dall'altra parte dell'America, in California, a San Francisco, dove i loro ideali e la loro arte prenderanno forza nell'area estetica della Beat Generation.
Krokidas si ferma ai mesi di giovinezza, bagordi, provocazione e poesia della metà degli anni quaranta, ricostruendo con attenzione il contesto, le psicologie e, come è stato detto da vari critici, sottolineando l'aspetto claustrofobico delle avventure dei protagonisti, cosa quasi inusitata in poeti che faranno del viaggio e dello spazio un loro punto di forza. Non teme di mostrare le loro passioni erotiche e pure le loro forti contraddizioni umane e ideologiche. Non si tratta di “giovani ribelli” eroici, ma di ragazzi della seconda generazione perduta in cerca di un modo, tra l'autodistruttivo e l'utopico, per cambiare il mondo.

23 ottobre 2013

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