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Percorso

"Gravity" di Alfonso Cuarón

Il consiglio di Elisabetta Randaccio

''Gravity'' posterSe per tanto tempo la donna nella letteratura e nel cinema di fantascienza è stata “sacrificata” in ruoli minori o tipizzata nel ruolo di scienziata asessuata (in un'ottica maschilista vicina alla barzelletta), è altrettanto vero che dagli anni settanta in poi gli eroi dello spazio, quelli disegnati con forza nell'immaginario dello spettatore, sono personaggi femminili.

Barbarella, Eolomea, Andromeda, ma sopratutto il tenente Ripley-Sigourney Weaver hanno supportato la fantascienza con il loro complesso carattere femminile, spazzando via i vecchi stereotipi (almeno in parte...). D'altronde, non si dovrebbe dimenticare che una delle donne più coraggiose dell'avventura cosmonautica del novecento è stata Valentina Tereshkova, riferimento reale per ogni eroina della fantascienza astronautica moderna.
In “Gravity”, definibile più come “un racconto dello spazio” che di fantascienza classica, la protagonista è una cosmonauta donna, una scienziata impegnata in una missione “di routine” sulla ISS, la stazione spaziale internazionale.

''Gravity''Alfonso Cuarón, regista eclettico e di talento, capace di passare senza problemi da Harry Potter alla commedia, le costruisce una storia in “tempo reale”, in cui dovrà gestirsi, per buona parte, da sola l'avventurosa odissea di due ore per salvarsi dalla solitudine del vuoto siderale e ritornare nella Terra (sempre incombente e inquietante pianeta azzurro nell'oscurità dello spazio). Infatti, l'unico compagno capace, all'inizio del film, di sopravvivere al terribile incidente che li costringerà a “navigare” nello spazio, a metà della storia, “si sacrificherà” e la lascerà “abbandonata” a trovare in se stessa la ragione, la forza e le competenze per tentare di superare gli ostacoli e le ombre dell'universo maligno. La forza del film, di cui si loda una versione in 3D non fastidiosa, ma adeguatamente calibrata (le goccioline delle lacrime di Ryan levitate dalla mancanza di gravità fino allo spettatore..) sta nella tensione senza tregua della vicenda, che non ha un momento di pausa e, pur non potendo perdersi ad analizzare le psicologie dei personaggi, riesce a ritagliare figure credibili mai sfiorate dall'eccesso di assurdo.

''Gravity''In questo senso, “Gravity” non è retto dagli effetti speciali, realizzati pur con cura “realistica” e non fracassona, ma dall'interpretazione di Sandra Bullock, la quale offre corpo e spirito alla sua Ryan (è vero, nome maschile, ancora una volta lo stereotipo è duro da distruggere), mentre George Clooney, come sempre, non ha problemi a porgersi come “spalla” di lusso. Anche lui dal nome emblematico (cinematograficamente, ovviamente) di Kowalski, mantiene l'ironia e la melanconia, caratteristiche tipiche della maggior parte dei suoi personaggi sul grande schermo.
“Gravity” è un film di intrattenimento intelligente, che utilizza le strutture narrative del thriller in un contesto originale, dove non c'è bisogno di mostri ed alieni per spaventarci. Infatti, è un errore umano che innesta la piccola catastrofe e possiamo pure chiederci se, alla fine, la navetta infuocata atterrata sull'acqua sia veramente reale, se quel fango dove Ryan si trascina sia la Terra o un onirico paradiso perduto.

6 novembre 2013

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