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Babel Film Festival: tutte le lingue del cinema

Visioni d'autore e incontri sulla decima musa, con il concorso dedicato alle culture minoritarie. di Elisabetta Randaccio

Babel film festival 2013La terza edizione del “Babel Film Festival”, che si svolgerà a Cagliari dal 2 al 7 dicembre prossimi, si presenta non solo come un concorso per film in lingue minoritarie (compresi slang, dialetti e idiomi morti), ma anche come una declinazione culturale sul tema con alcuni appuntamenti imperdibili.

Infatti, se dal 2 dicembre – ma ci sarà una piccola anticipazione nei giorni precedenti a Oristano – nella Cineteca Sarda di Cagliari saranno proiettati i film (62 di cui ben 45 in concorso), altre serate verranno dedicate alla musica, al teatro, ad approfondimenti sempre nel campo cinematografico. In questo senso, diventerà una serata di culto il 1 dicembre, quando nel ridotto del cinema “Massimo” di Cagliari verrà presentato “Scarabea” (1968), con la partecipazione dell'autore, uno dei maestri del cinema tedesco del secondo dopoguerra: Hans-Jürgen Syberberg. Il film, oltre ad essere il primo lungometraggio di fiction del regista, è ammantato di un'aura di mito e di mistero. Fu girato interamente in Sardegna con uno stile originale, incerto tra lo sperimentalismo e un'attenzione alla realtà isolana dell'epoca, che ne fa una sorta di docufiction ante litteram.

''Scarabea'' 1968Apparso come un veloce fantasma nelle sale italiane, pochi spettatori lo hanno visto nella sua versione integrale. Anche se la sceneggiatura è tratta da un racconto di Lev Tolstoj (“Di quanta terra ha bisogno un uomo?”), i dialoghi lasciano spazio a una improvvisazione di tipo “teatrale”, essendo consapevole Syberberg di mettere alla prova cinematografica lo straniamento brechtiano (non si dimentichi che il regista tedesco ha avuto una carriera importante sul palcoscenico e, negli anni cinquanta, girò un altrettanto mitico film su Bertolt Brecht e il “Berliner Ensemble”). Vedere “Scarabea”, dopo tanto tempo, sarà certamente una sorpresa, comunque lo si giudichi, per gli spettatori non esclusivamente di tipo cinematografico, ma mostrerà una Sardegna in fase di trasformazione antropologica.
Una serata dedicata alla musica sarà quella del 3 dicembre, al Ghetto degli Ebrei di Cagliari, organizzata con la collaborazione dell'Associazione “Don Chisciotte”, dove le sonorità delle lingue minoritarie avranno il loro spazio e si contamineranno con ritmi diversi e originali. Giovedì 5, invece, sarà presentato un progetto tra teatro e musica con il supporto di “Marina Café Noir” e la compagnia “Cada Die”: “Cinema Dessè- I sardi, i film e altre storie di fantasia”. Venerdì 6 sarà la volta di un'interessante serata dedicata alle opere cinematografiche prodotte in Corsica, a cui saranno presenti anche alcuni autori.

LRoberta Torrea giuria del “Babel”, che dovrà assegnare i riconoscimenti finali (il primo premio è di 10.000 euro) è composta dalla regista Roberta Torre, da sempre sensibile alla parlata minoritaria nelle sue opere (si ricordino almeno “Tano da morire”, 1997, “Sud side story”, 2000, “Angela”, 2002), dal critico cinematografico Steve Della Casa, dal documentarista Alvaro Petricig, dal fondatore del LIET Onno Falkena, dal rappresentate della FICC isolana Alessandro Fiorina (la Federazione Italiana dei Circoli del Cinema ha anch'essa un premio a suo nome) e dal regista torinese Marco Ponti, che assegnerà al miglior film sardo un workshop alla prestigiosa Scuola “Holden”. Ma il “Babel”, finanziato dalla Regione Autonoma Sardegna, dalla Società Umanitaria, dal Comune di Cagliari, dal Comune di Oristano e dalla Fondazione Banco di Sardegna, non si esaurisce nel concorso, e nelle manifestazioni collaterali. Non è un festival passerella, né un evento fine a se stesso. Lo dimostra il convegno, organizzato con la collaborazione di “Moviementu”, che il 7 Dicembre, in mattinata, chiuderà la manifestazione. Si parlerà di “Cinema e le istituzioni del cinema”, tema delicato, quantomai di attualità in un momento in cui la crisi economica ha messo in difficoltà anche il comparto della produzione dei film con scelte, a volte, scriteriate e devastanti.

In Sardegna sull'argomento vige ancora ambiguità, scarsa dinamicità a sfruttare quella che non deve essere considerata un peso economico, ma una vera e propria risorsa: discuterne seriamente diventa, dunque, un momento essenziale per decidere il peso della cultura nella nostra isola.