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“Capo e croce” di P. Carboni e M. A. Pani

Il consiglio di Elisabetta Randaccio

''Capo e croce'' locandinaSin dai primi fotogrammi di “Capo e croce. Le ragioni dei pastori”, si ha la consapevolezza di assistere a un documentario sul mestiere del pastore profondamente diverso da ciò che abbiamo visto sul tema, al cinema, negli ultimi decenni.

Carboni e Pani hanno per tre anni cercato un filo rosso teorico, estetico, contenutistico in una marea di girato, la cui scelta, in fase di montaggio, doveva delineare dei personaggi non sovrapponibile agli stereotipi prodotti dal precedente immaginario cinematografico. Così, colpisce subito il bianco nero della bellissima fotografia: da una parte rievoca, anche se magari inconsciamente, quello dell’archetipo fondamentale del cinema “sardo” ovvero “Banditi a Orgosolo”, dall’altra asciuga in poesia paesaggi, personaggi, cronaca, testimonianze. Le ragioni dei pastori le capiamo, senza bisogno che sia presente un commento parlato.

''Capo e croce. Le ragioni dei pastori''Viene mostrato il tentativo di un gruppo sociale di abbandonare antichi pregiudizi e prevenzioni per unirsi in un movimento a cui nessuno sembra, però, badare più di tanto. Eppure la pastorizia è un settore fondamentale della nostra economia, oltre che un riferimento antropologico e culturale centrale per chiunque sia nato e/o vissuto in Sardegna. Alcune questioni (pensiamo al prezzo del latte) sono dibattute da tempo, ma la crisi ne ha evidenziato altre e Carboni e Pani hanno ripreso gli sfratti ingiusti, le nuove difficoltà e povertà. Non manca l'ironia in questo racconto di lotte e frustrazioni (pensiamo all'episodio paradossale dell'allevatore “spiato” con un GPS), così come l'uso particolare del commento sonoro, pagine pucciniane “ridotte” dall'abile Mauro Palmas a intime sonate per strumenti a corda, struggenti e pacatamente drammatiche.

''Capo e croce. Le ragioni dei pastori''Nella prima “stesura” del film le vergognose cariche della polizia a Civitavecchia di due anni fa, dovevano essere l'incipit del film, nella attuale versione giustamente le scopriamo quando stiamo comprendendo meglio la realtà della pastorizia nella nostra isola e quei drammatici fotogrammi trovano un loro doppio nella documentazione degli scontri a Cagliari sotto il palazzo della Regione, dove vediamo l'accanimento insensato delle forze dell'ordine, coi militari, spesso, ripresi in primo piano, elemento che aumenta l'ansia e l'inquietudine dello spettatore.
“Capo e croce” lo si vive come un film emozionante, senza inutili didascalismi; la proposta, filmata dai registi con il loro sicuro talento, di tenere alta la tensione nei confronti delle “storie” della Sardegna, lontano da banalità, stereotipi, snobismi.

 

Capo e Croce - Le ragioni dei pastori di Salvatore Pinna

20 novembre 2013