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Calato il POKER D’ASSI, sul cinema in Sardegna

Un autunno trionfante per Marcias, il duo Pani - Carboni, Valentina Pedicini e Giovanni Coda. di Enrica Anedda

Peter Marcias, avrà pure qualche santo in paradiso, come dicono maliziosamente alcuni; ma le sue opere hanno la capacità di rappresentare con sensibilità la componente umana della esistenza: il suo ultimo film “Tutte le storie di Piera" avrà il privilegio, il 25 novembre, di essere presentato in anteprima al Film Festival di Torino, durante la cerimonia di consegna del premio alla carriera a Piera degli Esposti.

Marco Antonio Pani e Paolo Carboni, avranno pure un carattere difficile; spesso indugiano nel ruolo di vittime della ingiusta società occidentale (come i loro pastori); ma sono uno più bravo dell'altro e il tempo li ha premiati entrambi: il documentario “Capo e Croce” sulle rivendicazioni dei pastori sardi è stato selezionato insieme ad altre sei opere in concorso al Festival di Roma e i due registi hanno sfilato sul tappeto rosso come gli altri divi del cinema.

Giovanni CodaGiovanni Coda non perde occasione per reclamare i suoi diritti di regista e produttore e soffre se non ha la sua giusta dose di promozione, ma è un bravo professionista, anche coraggioso: il suo ultimo lavoro “Il rosa nudo” sull’omofobia e le persecuzioni naziste ha conseguito il premio Gold Jury Prize al Social Justice Film Festival di Seattle.
Valentina Zucco Pedicini,non è sarda, ma è stata in grado di vedere e rappresentare intensamente un aspetto attuale della crisi della Sardegna e del problema del lavoro: il suo documentario, “Dal profondo” su Patrizia, una minatrice dell’Iglesiente, ha vinto al Festival di Torino nella sezione “Prospettive doc Italia” .
Insomma nonostante le difficoltà legate all’insularità, i ritardi della nostra regione e l’insensibilità dei rappresentanti politici, il cinema va avanti anche in Sardegna.

Peter MarciasA dispetto del temperamento dei sardi, talvolta controproducente, alcuni registi animati da testarda determinazione e generosa passione (anch’essa tutta “sarda”) hanno regalato alla nostra terra un autunno cinematografico trionfante. Un poker d’assi calato sulla Sardegna da autentici professionisti.
Se non fosse per questa terribile sciagura del nubifragio, dovremmo esultare perché in questi giorni il  cinema “made in Sardinia” si sta affermando in tutto il mondo e i nostri registi hanno dimostrato di essere alla pari con gli altri. Dovremmo esultare tutti, non solo gli appassionati di cinema, perché, come non ci stancheremo mai di ripetere, cinema è cultura, spettacolo, impegno civile, ma è anche sviluppo, lavoro, promozione, turismo e può essere per la nostra isola un jolly molto remunerativo, vera fonte di ricchezza per tutti.

Valentina PediciniFuori dalla metafora e dal gioco delle carte è necessario ricordare la Sardegna Film Commission. La fondazione, pur non avendo ancora dato risposta ad alcune richieste di chiarimenti sulla sua attività e pur presentando ancora disfunzioni e scarsa organizzazione soprattutto per via della modestissima dotazione economica, ha mosso alcuni passi importanti, da quando esiste alcune cose stanno cambiando e le soddisfazioni per il nostro cinema sono in crescita. Sarà un caso?
L’importante è che Moviementu e tutti coloro che hanno capito l’antifona dell’importanza di una industria del cinema in Sardegna, non abbassino la guardia e non si crogiolino troppo sui meritati allori e sui finanziamenti pubblici ricevuti…

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20 novembre 2013