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Il politico e il suo doppio

Roberto Andò racconta il successo di “Viva la libertà”. L'intervista di Elisabetta Randaccio

''Viva la liberta' ''Tra i film italiani del 2013, “Viva la libertà” di Roberto Andò è stato, forse, tra le maggiori e belle sorprese perché, oltre ottenere il consenso della critica nazionale e internazionale, ha attirato in sala il pubblico producendo un incasso notevole, che ha superato i due milioni di euro.

Il regista, il quale sta ancora “seguendo” la sua opera in tutto il mondo (in questi giorni sarà a Berlino a ritirare un ennesimo premio), ha partecipato il 13 dicembre a un evento organizzato a Roma (al cinema “Detour”) dalla FICC (Federazione Italiana Circoli del Cinema) in collaborazione con le altre associazioni di cultura cinematografica. Infatti, proprio in questi mesi, tali fondamentali associazioni di divulgazione e promozione del cinema sono impegnate in una battaglia politico culturale per non vedere cancellato il piccolo budget assegnato loro dal Ministero, nonostante la legge preveda un sostegno per chi aiuta a formare il pubblico, a far circolare opere d'autore e sostenere la consapevolezza e lo spirito critico dello spettatore, che sono gli obiettivi delle federazioni. In questo contesto ,“Viva la libertà” è sembrata un'opera particolarmente adeguata, anche per i suoi contenuti, per dare il via a una due giorni di riflessioni su cultura, politica e cinema e Roberto Andò ha, così, presentato il suo film e risposto alle domande del pubblico.
 
''Viva la liberta' ''I personaggi del suo film evocano nello spettatore, per vari particolari e per alcune affermazioni, uomini politici della sinistra italiana. Può esplicitare quali siano stati i suoi “modelli” per i gemelli Enrico Olivieri e Giovanni Ernani?
In realtà, accompagnando, come ho fatto per questi ultimi mesi, “Viva la libertà” in giro per il mondo, ho notato che, in ogni nazione, si tendeva a identificare il suo personaggio/i con protagonisti o scenari delle varie situazioni politiche locali. Negli USA, per esempio, dove ho presentato il film in vari stati, una buona parte del pubblico ha associato Enrico ad Obama, nelle sue contraddizioni, nelle sue varie scelte in grado di provocare sentimenti assai contrastanti. In Turchia, invece, uno studente lo ha collocato nella crisi della democrazia del suo paese. Sicuramente, l'archetipo del doppio attiva la risonanza politica, ci ricorda la drammaturgia degli atti mancati della politica italiana. E altro elemento di illazioni per eventuali identificazioni è pure il fatto che, nel passato, vari dirigenti dell'ex PCI sono stati dei grandi appassionati di cinema, avrebbero voluto entrare in quel mondo (pensiamo a Ingrao o allo stesso Napolitano), funzionari che non sono riusciti a esprimere parte di sé, sfuggenti anche nei propri confronti, ma il protagonista del mio film non è sovrapponibile a un personaggio politico in particolare. D'altronde, per tratteggiare qualcuno di quel mondo, bisogna solo inventare....

''Viva la liberta' ''Forse Enrico e Giovanni sono l'espressione della bipolarità patologica di un unico uomo: uno depresso, rassegnato, diventato egoista, l'altro esuberante, eccessivo, brillante...
Alcuni hanno sostenuto questa interpretazione, sicuramente accettabile, tenuto conto di come ognuno di noi sente “abitare” dentro un “estraneo”, così come chiunque avrebbe bisogno di una parte di sé più brillante e creativa. D'altronde, il film è stato analizzato da psicanalisti e studiosi del tema. Alcuni, all'interno di questa discussione teorica, mi hanno segnalato la famosa teoria del “gemello immaginario” di Bion, la possibilità che ognuno di noi “possieda” un gemello, elemento non incongruo nell'interpretazione di “Viva la libertà”

Un elemento importante del film è la sensazione di positività che riesce a comunicarti...
Effettivamente il successo dell'opera è legato alla sua “leggerezza” stilistica, ma anche all'idea per cui la vita può ricominciare, alla possibilità di un ribaltamento dell'esistenza in maniera positiva. Girandolo, mi sembrava di realizzare quasi un film “musicale”, nel senso di riportare sullo schermo la musica della vita. Anche il falso, in questo senso, ha una sua utilità.

''Viva la liberta' ''“Viva la libertà” è tratto dal suo libro “Il trono vuoto”. Quali sono stati eventualmente altri modelli letterari per costruire il film?
Uno dei miei riferimenti è stato Carlo Levi e il suo straordinario romanzo “L'orologio”, scritto nel momento in cui la seconda guerra mondiale era finita e l'Italia iniziava a formarsi come democrazia. Già da allora, Levi sottolineava l'aspetto immobile della politica italiana. Ma non solo. Lo scrittore, che aveva mostrato la realtà del meridione con “Cristo si è fermato a Eboli” ed era stato un combattente per la libertà, precocemente analizzava gli aspetti cruciali, a volte meschini, dei politici, i “luigini” come li definiva, ovvero gli intermediari di professione da opporre ai “contadini”, intesi come gli uomini che operano con la manualità, compresi gli artisti. Una acuta capacità di osservazione e di previsione divenuta fondamentale per costruire la mia storia.

Il suo film, pur essendo ancorato nella contemporaneità, ha una struttura di tipo favolistico..
Viva la libertà” è certamente più vicino a un impianto fiabesco piuttosto che a un manifesto politico. Il finale, poi, sottolinea l'ambiguità. Quando Mastrandrea-Bottini spia il ritrovato segretario politico del suo partito, cerca di capire se sia il “vecchio” Enrico, ma, dall'altra parte, il suo canticchiare gli evoca il “pazzo” Giovanni o, forse, è il vecchio travestito da nuovo....

''Viva la liberta' ''Il fascino del protagonista potrebbe scaturire dal suo carisma...
Non credo si tratti di carisma, per il quale potrebbe valere la definizione di “attrezzo vecchio”, già utilizzato in tutte le sue declinazioni nelle dittature del Novecento. Il personaggio del film predilige la verità della poesia, è divertente, è trascinante. L'uomo politico carismatico ha un maschera, quello di “Viva la libertà” ha un volto.  

Avrebbe potuto esistere il film senza Toni Servillo come interprete principale?
Senza Toni Servillo probabilmente non si sarebbe fatto; Valerio Mastrandrea, invece, effettivamente rispetto al personaggio del libro è fisicamente diverso, ma componendo il cast ho pensato quanto la sua capacità interpretativa avrebbe dato una sfumatura ancora più interessante al personaggio e così è stato.”

Dopo questo successo, ha già il progetto di un nuovo lavoro?
Bisognerà aspettare...Come diceva Pasolini in “Petrolio”, il romanzo o è pazzerello, o non è! aspettiamo!

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18 dicembre 2013