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Cinema in Sardegna: arriva la ricetta giusta

La rivoluzione culturale parte dal Babel Film Festival: le proposte di artisti e operatori e la linea di Moviementu per lo sviluppo dell'industria cinematografica. di Valentina Corona

Babel film festival 2013, Antonello ZandaALLA FINE DELL'ARTICOLO LA GALLERIA FOTOGRAFICA DI VALENTINA CORONA

Fare lobbying. Ovvero dare modo a un settore della società e dell'economia di consorziarsi, creare una rappresentanza e di interloquire in maniera forte e costruttiva con la governance, ma anche di sfruttare tutte le conoscenze specifiche di chi si occupa per mestiere di comunicazione e utilizzarle per arrivare all'opinione pubblica, e quindi alla politica.


Questa è la soluzione emersa durante l’incontro tenutosi sabato 7 dicembre, nel corso della manifestazione del Babel Film Festival, e coordinato da Antonello Zanda, al quale hanno partecipato la regista Roberta Torre, presidente della giuria del Festival; l'attore Rocco Castrocielo e Yolaine Lacolonge della Cinèmathéque de Corse insieme a Gianni Cesaraccio, in qualità di rappresentante della Sardegna Film Commission; al regista Marco Antonio Pani, presidente di Moviementu; e Antioco Floris, docente di Linguaggi del cinema, della televisione, della pubblicità e dei new media nel corso di laurea in Scienze della comunicazione dell'Università di Cagliari.

Steve Della CasaA sostenerlo non è solo Steve della Casa, critico cinematografico e ex Presidente della FC Piemonte, intervenuto a dire la sua in virtù dei numerosi anni di lavoro sul settore, ma anche Antioco Floris e Marco Antonio Pani. Fare lobbying, cioè unire le forze, sembrerebbe l'unica soluzione per tentare di cambiare una situazione in cui la Regione Sardegna quest'anno, alla voce cinema, ha scritto la cifra zero sul bilancio di previsione per gli anni 2014-2016. Ovvero, niente fondi per la legge cinema, spiccioli per la Film Commission (per non parlare poi di tutto il resto delle industrie culturali).
Perché i nostri amministratori dedicano così poca attenzione al cinema? Sono gli addetti al settore che non riescono a comunicare e far comprendere i vantaggi che l'industria cinematografica ha saputo portare e porterebbe ancora sul territorio  oppure è l’amministrazione regionale che non ne capisce il potenziale? Forse c'è da svecchiare l'idea che opinione pubblica ha sul cinema. Ebbene sì, perché il cinema non da lavoro solo a un gruppetto di registi e produttori sardi (sempre più folto, peraltro, e capace da anni, di portare alto il nome della Sardegna nei principali e più prestigiosi  festival nazionali, e non solo).

Cesaraccio, Pani e LacolongeIl cinema da lavoro a centinaia di addetti, fra produttori, maestranze, direttori della fotografia, operatori, scenografi, costumisti, attori, esercenti, distributori e chi più ne ha più ne metta. E può dare lavoro a tutti, anche a coloro che non lavorano direttamente nelle troupe.
Se si verificano i dati della ricaduta creata dall'industria cinematografica sul territorio si vede che, per esempio, il film di Paolo Zucca, “L'Arbitro”, finanziato dalla legge cinema e dalla Sardegna Film Commission con un totale di 230.000 euro circa, ha avuto un budget totale di circa un milione e mezzo, gran parte del quale è andato a finire nelle buste paga di operatori sardi del settore, o è servito per pagare il catering fornito alla troupe da aziende sarde, o è andato a hotel sardi, negozi di materiali, di tessuti... Insomma ha creato, appunto, una forte ricaduta diffusa sul territorio.
Non solo. E’ significativo anche l'esempio del prossimo film di Enrico Pau, “L'accabadora”, che forse, dopo anni di pre-produzione, vedrà la luce nei prossimi mesi. Il film sarà realizzato in coproduzione con una casa di produzione irlandese che da sola metterà la bellezza di 500 mila euro. Esattamente della stessa cifra stanziata dalla Regione Sardegna per l’intero comparto cinematografico in Sardegna per l'anno 2013.

Antioco Floris e Antonello Zanda“La Film Commission, l'Università e Moviementu sono delle realtà che stimolano e che dovrebbero far crescere il cinema in Sardegna ma che hanno come controparte purtroppo un sistema politico che non crede nel cinema e che non fa i passi necessari perché la struttura possa crescere. Basterebbero pochi soldi per far partire l'industria, non cifre ridicole. E su questo dovremmo essere uniti per chiedere una presa di posizione di politica culturale che sia tale per far andare avanti il settore. “ ha sottolineato Antioco Floris durante il dibattito.
Oramai dovrebbe essere chiaro a tutti che investire nell’industria cinematografica è vantaggioso per tutta la Sardegna: il cinema è un'industria sostenibile che consente di tenere sul territorio le ricchezze investite, contribuisce alla promozione dell'isola e per la Sardegna può essere un biglietto da visita per il mondo, sia dal punto di vista culturale che turistico. Insomma, sarebbe una manna dal cielo, in tutti i sensi, per risollevare la grigia situazione economica e culturale che stiamo vivendo.


LA GALLERIA FOTOGRAFIA DI VALENTINA CORONA

 

18 dicembre 2013