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“The Wolf of Wall Street” di Martin Scorsese

Il consiglio di Elisabetta Randaccio

''The wolf of Wall Street''È così importante che il protagonista dell’ultimo film di Scorsese, Jordan Belfort, sia stato un “lupo” di Wall Street? Non necessariamente, a meno che non intendiamo Wall Street, simbolo dei trionfi e delle nefandezze del capitalismo occidentale, l’inferno dorato dove l’Uomo si muove alla ricerca delle proprie soddisfazioni edonistiche, a costo di schiacciare e manovrare chiunque.

Ancora una volta, Scorsese, con una sapiente dose di dramma e di ironia, ci mostra il bivio del libero arbitrio, il fascino del male, del potere, anche quello maggiormente mediocre e squallido, la caduta senza redenzione, perché dove tutto si compra, pure la punizione può essere una nuova opportunità.

''The wolf of Wall Street''In questo senso, “The Wolf of Wall Steet” è un film prevalentemente di interni, dove gli esterni sono cartoline colorate e illustrate in cui sole, mare e giardini di case da sogno mostrano gli eccessi del protagonista, affamato di feste esagerate, quasi fosse un Jay Gatsby alla rovescia. Anche l’amata New York, Scorsese, la mostra ben poco: in realtà, i luoghi deputati della finanza sono le location per le grandi aziende e i broker intoccabili; Belfort, seppur multimilionario è ritenuto un parvenu ai margini delle danze pericolose e mostruose realizzate, tra gli anni ottanta e novanta, nel gotha del denaro virtuale mondiale.

''The wolf of Wall Street''Questo volenteroso carnefice degli altri e di sé stesso si “deve” accontentare di povere vittime ignoranti, che, senza scrupoli, imbroglia e lascia senza soldi; quando prova a tentare il salto di super qualità, la sua ignoranza e quella dei suoi abborracciati quanto spietati collaboratori, non regge le complicazioni e la grande bolla, le ricchezze, l’azienda cominciano ad incrinarsi. Gli spettatori non possono vedere le vittime di Belfort, sentono solo qualche voce stentorea al telefono, ma il manager è personaggio scorsesiano, un sognatore al contrario, uno capace di accarezzare il male senza prevederne le conseguenze, ma solamente i vantaggi.

''The wolf of Wall Street''I personaggi femminili ricordano quelli dei film di mafia dello stesso regista: inesistenti nelle loro banali psicologie, sono il bel decoro per una famiglia che “bisogna” comunque costruire, per poi lasciar perdere, lanciandole ogni tanto dollari, gioielli, giocattoli come si fa alla gabbia delle scimmie.
Questo ennesimo ritratto di un contorto e negativo incubo americano, riesce a Scorsese, grazie al suo genio cinematografico, inattaccabile dal punto di vista tecnico, perfetto nei suoi mix di stile, sottolineati da una musica permeata di ironia, supportato da un suo collaboratore di fiducia: lo sceneggiatore (ma è pure regista) Terence Winter, autore di quasi tutto lo script del fantastico serial “Boardwalk Empire”, prodotto per la HBO proprio da Scorsese.

''The wolf of Wall Street''Il film non potrebbe, poi, esistere senza Di Caprio, un attore il quale preferisce dare interpretazioni grandiose piuttosto che scegliere personaggi empatici.

Ma il suo Belfort si offre al pubblico anche per l’identificazione; arriverà la catarsi, ma prima qualcuno potrà specchiarsi in una perversa “lotta spietata per la vita di lusso”, a costo di massacrare chiunque per una casa, per uno yacht, per una donna vistosa, per una dose di droga rara.

5 febbraio 2014