Stampa

Dvd - S. Scavio (Koinè)

"Carmen Jones" di Otto Preminger

di Sergio Scavio

''Carmen Jones'' di Otto PremingerIspirato alla “Carmen” di Bizet ed ambientato nell'Illinois, racconta la rovinosa storia d'amore tra un'irresistibile operaia ed un militare.
Si può essere, in un percorso d'arte, eccentrico appena si può, fuori asse, pronto a disorientare e contemporaneamente provare a replicare lo stesso film?

Otto Preminger è stato in terra, e dietro la macchina da presa, per rispondere a questa domanda. Non esagero affatto, perché si tratta di un autore a disposizione dell'industria e dell'occhio attento dei cinéphile, capace di essere sofisticato mediatore  tra le necessità produttive e, nel contempo, rigoroso oltranzista della qualità formale e narrativa. Tutto questo, ma decisamente di più.

''Carmen Jones'' di Otto PremingerPer rimanere agli esempi che vengono immediati alla mente, è stato figlio legittimo di Max Reinhardt – lo fu veramente, allievo - nello squadrato noir “Anatomia di un omicidio” e nel fortunato “L'uomo dal braccio d'oro”, adottato idealmente dal miglior David Lean per un film come “Exodus”, amico fraterno di Vincente Minelli per “Carmen Jones”, il film in questione, editato in DVD dalla 20th Century Fox a poco meno di sessanta anni dall'uscita nelle sale in un progetto di riproposizione del cinema classico di seconda fila, ma di primo interesse, del dopoguerra.
Il regista tedesco, al tempo di primo pelo nel sistema hollywoodiano, nella pellicola affronta una tema affascinante, per lui probabilmente una sfida scivolosa considerati gli ingredienti: un'opera lirica lontana nel tempo e nello spazio, la “Carmen” di Bizet, un genere, quello del musical, dagli spazi di azione limitati e non accordato, almeno fino a quel tempo, al cinema dell'autore,  ed un cast “all black”.

''Carmen Jones'' di Otto PremingerIl rapporto con il testo originale è, nella somma, piuttosto fedele: dalla Spagna ed i toreri si passa all'Illinois e le palestre di pugilato, ma il salto è tutto sommato credibile. Il tema di fondo è anch'esso rispettato, e rappresenta la nervatura del film come dell'opera di Bizet: per vivere di passione occorre accettare di esserne sempre sconfitti. L'amore matto è anche disperatissimo, nel film di Preminger, ed ha varie nature e intensità, assestandosi sui caratteri dei protagonisti. E' elettrico e perdente quello di Carmen, come un basso continuo, in una tragica ascesa quello di Joe – un Harry Belafonte che recita sempre sotto controllo, in certi momenti troppo – e con un'emotività collassata per l'eroina perdente del  film, la fidanzata lasciata a poche ore dal matrimonio. Per il resto, funziona sopratutto la necessità produttiva del film, e cioè quella di fare un film per la comunità nera americana, e di miscelare le melodie europee e gitane della “Carmen” con il be-bop che in quel periodo, negli Stati Uniti, ascendeva allo status di musica popolare e di emancipazione.

''Carmen Jones'' di Otto PremingerE' evidente, negli interstizi del film concessi dalla produzione, lo sguardo avido del chirurgo tedesco Preminger nei confronti di dinamiche rappresentative libere e compulsate che un film del genere, antico avo delle coloriture exploitation,  offre all'autore. Diventano ottimo campo di sperimentazione, una vera palestra di regia all'americana, le parti musicali che, pur di qualità differente, attivano il film in positivo. Da mettere in rilievo il brano che segue l'arrivo del campione di boxe Husky Miller nel club di ritrovo, un trascinante e ben orchestrato proto-funk cantato con grande istinto da Pearl Bailey.  
Scoprire, per chi già non lo conosce, Preminger, rileggere la Carmen tra le paludi dell'Illinois e le strade di Cichago, scoprire come un maestro dell'ombra e dei suoi contrasti con la luce utilizza i colori vividi ed il cinemascope, vedere l'esordio del famoso grafico e titolista Saul Bass, diventato successivamente celebre con Scorsese: basta ed avanza per consigliare con convinzione l'acquisto del DVD di “Carmen Jones”.