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“La grande bellezza” val bene un Oscar

Academy Awards: dal miglior film “12 anni schiavo” al pluripremiato “Gravity”; tre statuette per  “Dallas Buyers Club” e successo per “Frozen”, oltre all'atteso riconoscimento per Sorrentino (e il suo direttore della fotografia Luca Bigazzi)

''La grande bellezza''I fasti e la decadenza da tardo impero contrapposti all'antico splendore della capitale ne “La grande bellezza” conquistano l'America e il film di Sorrentino riporta in Italia l’Oscar per il miglior film straniero.

Forte di un ricco palmarès tra Nastri d'Argento, European Film Awards e BAFTA e gli americani Golden Globes,  l’opera racconta una Roma livida e disincantata, messa in risalto dalla splendida fotografia di Luca Bigazzi, con un magnifico Toni Servillo e un eccellente cast a disegnare il ritratto di una civiltà in declino. Quindici anni dopo “La vita è bella” di Roberto Benigni (e otto anni dopo la nomination de “La bestia nel cuore" di Cristina Comencini) l'ambita statuetta torna all'Italia: simbolo (o auspicio) di un nuovo Rinascimento delle arti, o “soltanto” riconoscimento a un maestro della decima musa.

''La strada''L‘Academy Award for Best Foreign Language Film vanta precedenti illustri nella patria di Dante, dal Fellini de “La strada” (1957), “Le notti di Cabiria” (1958), “8 1/2” (1964) e “Amarcord” (1975) a Vittorio De Sica (dopo i premi speciali a “Sciuscià” e “Ladri di biciclette”, vinse con “Ieri, oggi, domani” e “Il giardino dei Finzi-Contini”), Elio Petri con “Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto”, con uno strepitoso Gian Maria Volonté.  Negli Anni Novanta, dopo “Nuovo cinema Paradiso” di Giuseppe Tornatore (1990) è la volta di Gabriele Salvatores a  rappresentare il cinema italiano con il suo “Mediterraneo”. «Grazie a tutti gli attori, i produttori e a tutta l'equipe» sono le parole con cui Paolo Sorrentino ha accolto l'Oscar, «Grazie alle mie fonti di ispirazione Federico Fellini, Martin Scorsese, i Talking Heads e Diego Armando Maradona, a Roma, a Napoli e alla mia più grande bellezza personale, Daniela, Anna e Carlo». Con un auspicio: «Spero che questo film e questa vittoria siano una porta aperta affinché il cinema italiano diventi più cinema per il mercato internazionale».

''Nuovo Cinema Paradiso''Se l'Italia conquista l'ambita statuetta con un film che coglie lo spirito di un'epoca, in un grottesco affresco del bel mondo con tutti i suoi vizi, debolezze ed eccessi nell'iperbole di una mondanità esasperata e vacua presaga della fine, l'America premia se stessa con “12 anni schiavo” di Steve McQueen, drammatica testimonianza sugli anni della schiavitù e la discriminazione dei neri: miglior film 2014 e premio per la migliore attrice non protagonista a Lupita Nyong'o; mentre a John Ridley va il riconoscimento per la miglior sceneggiatura non originale.
Trionfa all'86/esima edizione degli Academy Awards il fantascientifico  “Gravity” di Alfonso Cuaròn con ben 7 statuette (su 10 nomination): miglior regia (Cuaròn) e  miglior montaggio (Alfonso Cuarón e Mark Sanger); meritatissimo il premio per la miglior fotografia a Emmanuel Lubezki per “Gravity” (tra le nomination, anche quella di Bruno Delbonnel con “A proposito di Davis”); miglior colonna sonora originale a Steven Price; per il sonoro a  Glenn Freemantle e per il miglior montaggio sonoro a  Skip Lievsay, Niv Adiri, Christopher Benstead e Chris Munro; infine l'Oscar per gli effetti visivi a  Tim Webber, Chris Lawrence, David Shirk e Neil Corbould.

''Gravity''Miglior attore  Mattew McConaughey, protagonista di un film duro e difficile come “Dallas Buyers Club” di Jean-Marc Vallée, ispirato alla storia vera di  Ron Woodroof, il texano razzista e omofobo diventato attivista dei diritti civili dei malati di aids; il film ha ottenuto pure un'altra statuetta, con il premio come migliore attore non protagonista a Jared Leto (che dedica il premio a sua madre), nel ruolo di Rayon e infine il premio per il trucco (a regola d'arte, e fondamentale nella credibilità dei personaggi), assegnato a Adruitha Lee e Robin Mathews.
Miglior attrice Cate Blanchett, meravigliosa nevrotica in “Blue Jasmine” di Woody Allen, che ha ringraziato il regista per la bella sceneggiatura e sottolineato «In questo settore molti credono scioccamente che i film con le donne protagoniste interessino a poche persone, siano film di nicchia. Non lo sono, gli spettatori vanno a vederli e fanno guadagnare dei soldi. Il monto è rotondo, gente».

''Il grande Gatsby''Tra i kolossal in stile hollywoodiano, “Il Grande Gatsby” si è aggiudicato il premio per la miglior scenografia (Catherine Martin e Beverley Dunn) e i migliori costumi (ancora Catherine Martin). Oscar sfiorato  - l'ennesimo - per Leonardo Di Caprio, candidato per  “The Wolf of Wall Street” di Martin Scorsese: la prima nomination risale al 1994 con ”Buon Compleanno Mr Grape” (attore non protagonista); di nuovo nella rosa dei finalisti  nel 2005 con “The Aviator” e nel 2007 per “Blood Diamond” (mentre le sue interpretazioni in “Titanic”, “Prova a prendermi”, “Gangs of New York”, “Shutter Island”, “Django Unchained” e “The Departed” non gli son valse neppure una nomination) e ora nel ruolo di uno spericolato brocker,  l'attore si trova comunque in buona compagnia. Accanto a colleghi come  Johnny Depp (tre nomination e nessun Oscar) e Tom Cruise (due  nomination  e nessun premio)  il record negativo spetta a Peter O’Toole (8 nomination e nessuna statuetta); serie nera anche per Richard Burton (7 candidature e nessun Oscar). E pure il regista Martin Scorsese.

''Frozen''Gli altri premi: miglior film d'animazione “Frozen”, che ha vinto anche la statuetta per la miglior canzone originale, “Let it go” di Kristen Anderson-Lopez e Robert Lopez; premio alla miglior sceneggiatura originale per “Lei-Her” di Spike Jonze; miglior corto d'animazione: “Mr. Hublot”; miglior documentario: “20 Feet from Stardom”; miglior cortometraggio “Helium”, e miglior corto documentario “The Lady in Number 6: Music Saved My Life”.
Oscar alla carriera infine per Angela Lansbury e Steve Martin e per il costumista italiano Piero Tosi, (e lo speciale  Jean Hersholt Humanitarian Award per Angelina Jolie).
Nell’esultare per la splendida vittoria di “La grande bellezza”, noi di “Cagliari in corto” siamo particolarmente felici e orgogliosi di Luca Bigazzi, il fedele direttore delle luci di Paolo Sorrentino, il cui contributo è stato determinate finora nella carriera del regista italiano. Nel 2004 lo ospitammo a Cagliari quale insegnante della scuola Circus da noi organizzata e alcuni anni dopo, a seguito dei fasti de “Il Divo” lo intervistammo.

Vi ri-proponiamo l'intervista e la puntata di Cinema.re sulla fotografia.

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