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La rivoluzione della Sarfilm

Un archivio di 3500 ore di documentari da mettere a disposizione dei giovani con una Fondazione. di Valentina Corona

Salvatore SarduDopo l'annunciata chiusura della Sarfilm sulle pagine di Cinemecum (vedi articolo), Salvatore Sardu, documentarista che da più di 40 anni filma la realtà sarda in tutte le sue sfaccettature, non molla. Nonostante la crisi economica che ha investito il settore cinematografico in questi ultimi anni, resta vivo il suo amore per il cinema, i documentari e la Sardegna, sua fonte d'ispirazione.

Ora Sardu si è posto un nuovo obiettivo: realizzare un documentario che racconti le rivoluzioni in piazza che hanno coinvolto il popolo sardo.

''Sardegna Magica''Ma cos’è cambiato da quell’articolo a oggi: c’è stata una rivoluzione anche per lei?
Da tempo vado annunciando la mia intenzione di chiudere la Sarfilm. Ormai  è diventato impossibile  produrre documentari come  prima, cioè  realizzando filmati che io stesso producevo, coi risparmi che ritagliavo dal mio stipendio  e la vendita dei miei lavori. C’è stato infatti un periodo in cui ero, oltre che il più grande produttore di documentari, anche il più grande distributore. I miei VHS,  li potevi trovare in tutta la Sardegna. Furoreggiava “Sardegna Magica”, in 6 lingue,di cui avevo venduto 10.000 copie,  e che era arrivata in America, in Russia, in Australia e persino in Madagascar. 
Poi al VHS si sostituì l’HI8 e  più tardi  il sistema digitale. Le imponenti telecamere  collegate a pesanti videoregistratori, divennero leggeri camcorder che filmavano e registravano. Per il montaggio  bastava un computer in cui le immagini venivano facilmente  elaborate. Il cinema, con qualità superiore al VHS, era ormai alla portata di tanti.

DVD e VHSE dire che io avevo venduto una casa ereditata da mio padre  per poter acquistare  la prima struttura di produzione professionale in VHS!
 Con le piccole ed economiche telecamerine, gli appassionati ora si cucivano il proprio  filmato a casa, risparmiando le spese di uno studio  e spesso anche le tasse. Il film poi si vendeva facilmente, nella propria  zona, e in questo modo le nuove tecnologie mi hanno tagliato l’erba sotto i piedi. Ma  il più grave impedimento alla chiusura  fu l’ aver intestato lo studio alla Sarfilm , che  per le leggi attuali, non è possibile alienare  senza  vendere prima la struttura. E poiché ormai soldi non ne girano, sono ancora qui, in attesa di un acquirente… 

In attesa sì, ma non è il tipo che sta con le mani in mano. Cosa bolle in pentola ora?
 Beh, avendo realizzato nel corso di questi ultimi anni le riprese di tante manifestazioni, a cominciare da quella per il 60° della Liberazione, il 25 Aprile 2005, ho pensato di produrre un  lungometraggio a difesa della libertà, della democrazia, della cultura, della costituzione, dei diritti dei lavoratori, utilizzando le immagini di una decina di queste manifestazioni che si svolgevano regolarmente nella città di Cagliari. 


Gay PrideUna testimonianza di un’Isola in lotta: di che parlerà quindi il film?
Col “NO B. DAY”,  organizzato dal Popolo Viola il 5 Dicembre 2009, in concomitanza con le maggiori città italiane  si manifestava lo  sdegno contro certi comportamenti licenziosi e autoritari  del presedente del consiglio. Il 26 settembre dello stesso 2009 c’era stata poi la grande manifestazione a favore della Libertà di Stampa, organizzata dalla FNSI, Federazione Nazionale Stampa Italiana, durante la quale avevano preso la parola Franco Natale, presidente e il segretario Franco Siddi. Un’altra importante manifestazione fu il sit–in contro la cosiddetta Legge Bavaglio, promosso dall’Associazione Stampa Sarda per protestare contro la paventata legge, che avrebbe ridotto la possibilità di informazione. Era il 1 luglio 2010. Per “Se non ora quando”, la manifestazione organizzata dalle donne della CGIL il13 febbraio 2011 contro la mercificazione  di cui spesso il sesso femminile è fatto oggetto, si è riunita davanti al porto di Cagliari una massa impressionante di donne e uomini.
 Nel giugno del 2012 ci fu, lungo  la strada che costeggia il Poetto,  il lungo serpentone di giovani allegri e seminudi del “Gay Pride”, a cui avevano  aderito, oltre a gay, lesbiche e transessuali, anche altri movimenti che difendono i diritti civili, come l’UAAR, unione degli atei e agnostici, i pacifisti, l’Unicef, oltre ad alcuni gruppi  e partiti politici.

Emanuela LoiTemi molto diversi, ma uniti da un unico fil rouge: il risveglio di una coscienza civile. Quali categorie e parti sociali sono rappresentate?
Anche gli operai e gli artigiani scesero in piazza a difesa dei loro diritti sempre più calpestati, nonostante l’articolo 1 della Costituzione  proclami  che “l’Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro”. Spettacolare la manifestazione detta dei 60.000, che da Piazza Giovanni raggiungeva piazza Yenne in un tripudio di slogan e di bandiere dei tre sindacati. Era il novembre del 2011.
 Anche i magistrati entrano in questo filmato. La difesa della giustizia ha visto  infatti  tanti di loro cadere sotto i colpi della mafia, come i giudici Falcone e Borsellino, Pertanto, la commemorazione della morte di Emanuela Loi a Sestu è stata l’occasione per ricordare anche  i tanti magistrati e poliziotti, caduti vittime della  difesa delle istituzioni. Le “Agende Rosse” hanno aperto il corteo con slogan tipici di queste manifestazioni: Fuori la mafia dallo stato, Ora e sempre Resistenza  e così via.
 Poi c’è stato il “Costituzione Day”,  un’altra imponente manifestazione (era il 12 marzo 2011), coordinata dal giornalista Rai Ottavio Olita, che ha visto un gran numero di interventi  davanti a una folta assemblea di persone, a difesa  dei valori fondamentali della nostra terra. 
Il filmato si chiuderà con una manifestazione dei musicisti del teatro lirico  a difesa della cultura, messa sempre più in difficoltà dai tagli al FUS, la situazione precaria delle scuole  pubbliche, ecc. 
Il finale vede l’intervento di un partigiano, deceduto  qualche anno fa, che chiude con un  commovente discorso a difesa della  libertà.

Che GuevaraQuando potremo vedere il film?
Se non ci saranno problemi la presentazione del lavoro si terrà all’Umanitaria  il 22 Aprile di quest’anno. Oltre al film, presenterò  “Vestivamo alla Che Guevara”, il mio terzo romanzo autobiografico., che racconta del mio arrivo a Cagliari, nel ’50, e delle mie vicissitudini in città  sino agli anni ’70.

 Come ha influito il suo passato sessantottino con i lavori che si trova a produrre oggi?
Ogni periodo della vita lascia ricordi indelebili, specie se il coinvolgimento e l’impegno si sono protratti a lungo. E il mio sessantotto è durato parecchio, dal 1967, anno delle prime manifestazioni studentesche a Cagliari, al 1980, anno in cui si sciolse il Partito Comunista d’Italia (marxista leninista), per cui simpatizzavo. E in cui terminai l’ultimo film  “Barricadiero”, “Sardegna Base Nato”. Poi, filmicamente parlando, venne la fase mineraria, coi documentari più apprezzati dalle giurie, sempre incentrati sulla classe operaia, ma realizzati in maniera meno aggressiva e provocatoria, come i primi film sessantottini.
 Il sessantotto con la sua voglia di libertà e di giustizia sociale non mi ha mai abbandonato e, seppure in maniera diversa, considerando il periodo storico, questi valori sono sempre nel mio cuore..

Anche lei, una piccola resistenza nel mondo del cinema l’ha fatta? Come procederà la sua rivoluzione?
Pur chiudendo l’attività cinematografica, che ormai mi porto dietro dal 1967, da 47 anni ormai, non dovrei chiudere del tutto il mio rapporto col cinema. C’è infatti da sistemare l’archivio, circa 3.500 ore di filmati, un patrimonio da selezionare e lasciare in dote a tutti i sardi che vorranno utilizzarlo. Mi piacerebbe dedicare a questo materiale una Fondazione.  O un Museo del Cinema a passo ridotto. 
Ma un’altra aspirazione, molto più vicina, potrebbe essere quella di prospettare agli artisti sardi, un’iniziativa  per sostenere alcune attività nella scuola. Dare il proprio apporto di conoscenza, nei  vari settori della cultura, gratuitamente,  agli studenti,  è un’esperienza che mi piacerebbe poter fare, assieme a tanti altri artisti. Per ora son riuscito ad entusiasmare l’assessore alla P.I. del Comune di Quartu Sant’Elena, che ha promesso di fare la delibera in merito…

Altri potrebbero seguire,  lo spero vivamente.

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