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La Sardegna Film Commission: un caos a conduzione schizofrenica e gestione personalistica

Antonello Grimaldi, Rosanna Castangia, Jacopo Cullin

In esclusiva su Cinemecum la lettera di dimissioni dal Cda di Rosanna Castangia. "Se Antonello Grimaldi non decidesse da solo, non potrebbe mai essere quel bravo regista che è sempre stato. Ma qui non siamo al cinema". L’intervista. di Enrica Anedda

Avevamo accolto con entusiasmo la istituzione della Fondazione Sardegna Film Commission e successivamente anche la nomina nel novembre 2011 di Antonello Grimaldi come Presidente e di Nevina Satta come direttrice, nell’estate 2012. Ci erano sembrati le persone giuste al posto giusto per competenza e conseguente autorevolezza.

Non ci erano sembrati altrettanto competenti alcuni dei membri del Cda, distanti dal mondo cinema e dalla conoscenza sia della realtà sarda che di quella internazionale; ma fedeli al principio che il meglio talvolta è nemico del bene, abbiamo atteso fiduciosi che l’albero desse i suoi frutti. La competenza e la passione dovrebbe essere le basi per l’assegnazione di qualsiasi incarico; però è anche vero che intelligenza, apertura mentale, studio e rigore a volte compensano altre mancanze e possono dare ottimi risultati.

La lettera di dimissioniRosanna Castangia, titolare dal 1987 della casa di produzione cinematografica Bencast con sede a Sassari, dal novembre 2011 era uno dei membri del cda al quale la competenza e la conoscenza della realtà territoriale non mancavano. Si è dimessa il 2 ottobre 2013 dal consiglio di amministrazione della Fondazione con una lettera che pubblichiamo e con la quale esprime e manifesta grande delusione per l’attività della Fondazione: assenza di democrazia e trasparenza ma anche scarsa efficacia della politica della Film Commission condotta da alcuni senza tenere conto dei suggerimenti di altri e in particolare dei suoi che nel cda ricopriva il ruolo di Vicepresidente. Nell'intervista che le abbiamo rivolto spiega ulteriormente le ragioni della sua scelta; si astiene dal indicare con nomi e cognomi i responsabili di quello che definisce un caos (…) a conduzione schizofrenica (…) caratterizzato da una gestione personalistica e (…) da un discutibile presenzialismo esterno (…) tendente a mascherare (…) un vuoto di idee. Pur senza fare nomi, tuttavia, individua omissioni gravi, comportamenti non corretti, un metodo di decisione inadeguato, poco trasparente e un attività incerta e non regolamentata. Puntualizza: “caos produce caos”; soggiunge con riferimento a Grimaldi che  la Film Commission non è come un set dove il regista è capo assoluto. Insomma, un po’ come scherzosamente avevamo scritto noi : “il mondo del cinema non è la Roma imperiale di Nerone”.

Antonello Grimaldi - NeroneLe  dimissioni della Castangia, infatti, sono successive alla riunione del Cda con Moviementu e sono datate 10 giorni dopo l’articolo del 23 settembre 2013  pubblicato da Cinemecum con il titolo “Grimaldi: le cinema c’est moi”. In quella occasione avevamo esternato i nostri dubbi sull’operato e la conduzione della Film Commission che dalla sua istituzione aveva compiuto molti passi falsi e non ne aveva compiuti altri necessari e previsti per delibera e statuto: tra cui la nomina degli organi necessari al suo funzionamento, come il consiglio generale. Le parole della Castangia, se per qualcuno che ci ha criticato ce ne fosse bisogno, confermano i nostri  dubbi. Le perplessità e le richieste di chiarimenti erano e sono più che legittimi.

La Castangia ha preferito non rispondere ad alcune domande relative alla stesura dei verbali dentro il cda, ai primi provvedimenti sugli hospitality fund tanto discussi, ai ritardi specie nelle risposte alla manifestazione di interesse per la realizzazione del nuovo sito della Film Commission che sono arrivate solo 10 giorni fa, alla mancata formazione del consiglio generale che avrebbe dovuto nominare i nuovi membri invece scelti da Sergio Milia (Paolo Piquereddu e Antonella Lai, quest’ ultimo, si mormora,già dimissionario) e ai i futuri poteri della Film Commission che solo per delibera assessoriale aveva potuto occuparsi dei primi bandi. Al termine della intervista si mostra comunque ottimista sul futuro della Fondazione Sardegna Film Commission. Noi ci uniamo al suo ottimismo, ma lo facciamo, dopo quanto abbiamo visto, sentito e letto (e quanto ancora non siamo riusciti a sapere), solo perché la speranza è l’ultima a morire. La nostra attività di informazione non mira a colpire nessun bersaglio, sia chiaro: è rivolta esclusivamente a ottenere un azione efficace, trasparente e equa in favore di tutto il settore. Siamo convinti che chiudere un occhio o magari due e fare finta di niente non giovi a nessuno. Neppure a noi che come tanti altri stiamo ancora aspettando dalla Film Commission risposta alle nostre richieste. Il resto lo lasciamo al vostro giudizio e al lavoro della prossima giunta regionale.

Nevina SattaLei era stata nominata nel novembre 2011 nel consiglio di amministrazione del SFC e si è dimessa con lettera del 2 ottobre 2013. Per quale motivo ha deciso ora di rendere pubbliche la Sua lettera di dimissioni?
Le mie dimissioni hanno costituito solo l’atto finale di un’insoddisfazione per la gestione della FC che non cessavo di manifestare da un anno, prima verbalmente e, poi, visti i risultati, attraverso email e documenti nei confronti di chi la interpretava in modo personalistico ed era alieno a ogni forma di collegialità e allergico alle regole e, molte volte, anche alle persone. Per conseguenza il mio dissenso all’interno del CdA della FC è andato sempre in crescendo fino al punto di rassegnare le mie dimissioni. Tuttavia l’ho fatto motivatamente in modo che fosse chiaro che non andavo via sbattendo la porta, ma soltanto mi tiravo fuori da una situazione nella quale non vedevo alcuna via d’uscita.

Nella sua lettera rimprovera alla Film Commission l’assenza di una direzione e di un obiettivo. Usa parole ed espressioni forti come “vuoto di idee“; “conduzione schizofrenica”; ”inefficienza gestionale“; voli pindarici”; “caos”, ”presenzialismo esterno” può essere più precisa?
Un po’ le cose che ho detto. In un’organizzazione le idee non possono assumere le forme di una chiacchierata in un bar o nel fumoso salotto di qualche artista tra sognatori frustrati a notte fonda, ma devono avere una loro precisa conformazione, una base reale e la possibilità di essere realizzate. I sogni sono stati sempre grandiosi, ma ogni volta che si è provato a mettere in campo qualcosa la montagna ha finito per partorire un topolino.

Moviementu e Film CommissionCosa intende con queste parole? Quale secondo Lei sarebbe dovuta essere l’attività della Film Commission? In cosa ha mancato?
Io ritengo che ogni organismo debba fare i conti con le sue possibilità economiche e i fini istituzionali. Non si può percorrere in lungo e in largo il mondo del cinema e della televisione italiano con promesse di finanziamenti, di attività, ecc. quando non si hanno né le risorse sufficienti e né la conoscenza del territorio locale, tutto ciò che serve ad una filiera cine- televisiva che dev'essere sotto controllo, altrimenti si assiste a produzioni che si, vengono a produrre in Sardegna, ma con tutte le maestranze al seguito quando in loco i professionisti esistono e stanno a guardare. Non è solo la programmazione delle risorse, che deve avvenire in modo realistico tenendo conto del mercato nel quale si opera, ma deve essere una programmazione finalizzata a dar lavoro ai sardi, a metterli in grado di partecipare a corsi di formazione specifici. Io stessa, posto che nella FC non trovavo alcun ascolto, feci una relazione sull’andamento del mercato cinematografico, tratta da autorevoli studi economici, che non dipingevano il settore certo in buona salute. In buona sostanza dicevo: prima di buttarci qua e là trascinati dalla moda del momento, dall’entusiasmo o dal carisma di qualche personaggio, vediamo quali sono gli sbocchi economici e le prospettive culturali del nostro intervento. Dopo di ché, sia pure con scarse risorse, decidiamo di fare qualcosa di utile. Non possiamo pensare, per esempio, che l’industria cinematografica generi ricadute positive per l’economia sarda, in termini di occupazione e d’immagine, se noi ci rivolgiamo a quegli ambiti di essa in crisi, sofferenti o con scarso pubblico. Sarebbe come voler tirare su l’economia sarda mettendo su un altro stabilimento petrolchimico. Il mondo cambia velocemente e anche nel mondo del cinema tutto ciò che ieri era vantaggio economico, oggi non lo è più. Capire qual è la direzione, insomma, era quello che io chiedevo, sia pure in tutta la mia inadeguatezza a intendere i massimi sistemi, partendo solo dal punto di vista di una modesta operatrice nel campo della produzione audiovisiva.

La Castangia e FollesaLe sue critiche sono rivolte all’intero cda o a qualcuno in particolare, anche alla Direttrice ? Lei accenna anche al fatto che i Suoi suggerimenti non venivano ascoltati: neppure quelli tendenti a riunioni più frequenti al fine di operare con maggior profitto. Quali erano le dinamiche dentro il consiglio? Perché i Suoi suggerimenti non sono stati ascoltati? Chi si opponeva?
Ma si! Si trattava di cose elementari e di buon senso, non chiedevo riunioni più frequenti (ho partecipato a 33 CdA in due anni, troppi!) ma efficaci si. Se lei dovesse presiedere un consiglio di amministrazione, che cosa farebbe? Si preoccuperebbe di fissare un calendario di riunioni, con orari e sedi precise, convocando per tempo gl’interessati; in più, cercherebbe di prendere quelle tre o quattro decisioni importanti, verbalizzerebbe tutto e, poi, tutti a casa. No? Insomma, si trattava di un’attività incerta, non regolamentata e, si sa, caos produce caos. Se anche non è facile che un organismo collegiale riesca a funzionare bene quando è organizzato a puntino, non si è mai visto uno di questi dare risultati vivendo nell’improvvisazione. Io non ce lo ho in particolare con nessuno. Anzi, in omaggio alla dialettica democratica, ogni volta ce lo ho avuta o con l’uno o con l’altro. Non contro le persone, ma a causa delle loro idee e delle decisioni che adottavano o in funzione del ruolo svolto. Un anno fa, non potendone più, scrissi una prima lettera, forte e circostanziata, sul funzionamento del CdA, anche perché ne ero la Vice presidente, chiedendo che ci fosse più ordine, più metodo, insomma tutte le cose che vado ripetendo. Il presidente bocciò tutte le voci della proposta. Un muro di gomma. Un piccolo esempio è il mancato trasferimento della FC nella nuova sede di Via Malta, avuta a titolo gratuito da parte della Direzione degli Enti Locali Regionali per l'interessamento dell'Assessore Sergio Milia, un grande appartamento che, con una piccola messa a norma, avrebbe garantito autonomia gestionale dell'ufficio. Per più di un anno con il consigliere Follesa abbiamo sollecitato il trasferimento ( è nei verbali) dico solo che il Presidente non ha mai voluto vedere la nuova sede. Per quanto riguarda la direttrice chiedevo solo attenzione per gli utenti, più volte lasciati senza alcuna risposta, nonostante questo i casi e le disattenzioni agli autori locali aumentavano e, per quanto ne so, qualcuno attende ancora risposte da oltre un anno.

la delibera 46/13 del 21. 11. 2012In particolare nella Sua lettera si interroga: “se l’attività della Film Commission doveva esaurirsi nell’elaborare qualche bando e distribuire nel territorio un po’ di finanziamenti ….non sarebbe stato meglio affidarsi alle già più collaudate strutture regionali….? “
Lei crede davvero che l’Assessorato potrebbe assicurare tutto questo ? Eppure la delibera 46/13 del 21. 11. 2012 trasferisce le competenze dei bandi alla SFC proprio per assicurare maggiore efficienza e gli esiti dei bandi sono stati sciolti in tempi piu rapidi rispetto ai precedenti bandi -Lei era contraria ? Questa delibera assessoriale è stata discussa dentro il consiglio ?
Io non ero contraria, anzi, ne ero la promotrice, l'assessorato ha agito bene nel trasferire le competenze alla FC, i tempi sono stati rapidissimi, avrei preferito solo che si nominassero commissioni esterne e non sobbarcarsi anche del lavoro di commissari. … Però tornando a noi, mi sono sempre chiesta a voce alta e davanti a tutti: che senso ha un consiglio di amministrazione se si limita a fare cose burocratiche? Per essere più esplicita, è solo un meccanismo, se la Regione dovesse creare una FC per ogni mezzo milione di euro che assegna, ci sarebbero centinaia di consigli di amministrazione e sarebbe veramente quello che si suol dire… un film. La FC è una Fondazione e come tale ha tutto il potere per andare alla ricerca di Fondi e benefici per investirli nel territorio. La nascita della Fondazione FC è stato un atto molto importante e faticoso, con una solida gestione porterebbe molti frutti a vantaggio di tutti come in tutte le regioni del mondo.

Antonello GrimaldiLa delibera sopra citata prevedeva: “Nello specifico l’Assessore rileva l’opportunità che la concessione dei benefici avvenga a seguito dell’approvazione da parte della Fondazione di appositi regolamenti che ne definiscano esattamente criteri e modalità. Evidenzia, altresì, che dovranno essere espletati Bandi a evidenza pubblica a cui sia dato adeguato risalto nei mezzi di informazione regionali e nazionali. Rileva, infine, l’opportunità che, nelle more della definizione della apposita disciplina, la Fondazione garantisca una preventiva e costante informazione su tutte le attività poste in essere e finanziate attraverso le risorse trasferite dall’Assessorato”.  In sostanza si prevedevano criteri e modalità per la concessione dei benefici. Sono mai stati discussi e approvati in seno al consiglio? Quali erano? Grimaldi ha affermato che le scelte le ha fatto lui. Le ha fatte da solo? Lei ha partecipato? Chi ha partecipato? La direttrice ha partecipato? Chi altro? Con quali modalità e regole nella votazione?
L'Assessorato ha sempre svolto il suo lavoro ottimamente e quanto Lei riporta mi sembra un atteggiamento corretto, cos'altro poteva fare? La FC è un Ente che cammina autonomamente, se poi non sa camminare da solo,questo  è un'altro problema. Se Antonello Grimaldi non decidesse da solo, non potrebbe mai essere quel bravo regista che è sempre stato. Ma qui non siamo al cinema. Non posso neanche dire chi ha partecipato perché io mi sono dimessa da tutte le commissioni per le quali avevo votato i bandi perciò non conosco neanche le regole della valutazione, credo ci saranno le griglie obbligatorie alle quali attenersi. Egualmente non conosco le dinamiche esistenti tra il Presidente e la Direttrice, penso di averle intuite ma è solo un'idea personale.

La Castangia e GrimaldiLe Sue dimissioni portano la data del 2 ottobre 2013; poco prima, il 23 settembre Cinemecum pubblicava l’articolo “Grimaldi: Le cinema c’est moi" scritto a seguito dell’ incontro del cda con Moviementu. Nell’articolo si accennava a una gestione poco trasparente da parte del cda e del Presidente. Nella sua lettera di dimissioni Lei definisce “personalistica” la gestione della Fondazione. Può spiegare meglio? Cosa intendeva? La riunione con Moviementu e l’articolo di Cinemecum hanno influito sulle Sue dimissioni?
Ripeto. Le mie dimissioni sono state la conseguenza di un processo lento, che ha preso corpo dopo un anno in cui sono stata sostanzialmente a guardare, a capire e … a dare fiducia. Fintanto che non mi sono resa conto che qualche persona, cui davo questa fiducia, aveva la sindrome di quel signore …
Ma è certo che la creazione di un contraltare alla FC mi ha resa più responsabile rispetto alle cose che facevo. Se il clima, prima dell’avvento di Moviementu, era da set cinematografico, con personaggi curiosi e divertenti sempre sull’orlo di una crisi di nervi, dopo le cose sono cambiate.A seguito dell' incontro con Moviementu e dell articolo di Cinemecum operatori e amministratori sono stati improvvisamente richiamati alle loro responsabilità. Più volte è stato chiamato in causa l'Assessore, mi chiedo che colpe può avere se ha nominato dei componenti del CdA per le competenze e queste competenze non danno le dovute risposte?

Marco Antonio PaniNessuno si è opposto alla partecipazione di Grimaldi alla selezione dei bandi delle associazioni per i festival compreso quello del Circuito delle isole (di cui era stato direttore artistico) che alla fine ha ricevuto quasi metà dell’importo a disposizione?
In quell’occasione feci una lettera al CdA in cui davo le mie dimissioni da quella Commissione illustrando gli elementi di conflitto d’interesse che mi riguardavano e che, a maggior ragione, riguardavano anche il Presidente. Lui ha deciso di rimanere, una decisione che credo avesse preso anche prima di diventare presidente della FC. Non ne ha mai fatto mistero a nessuno.

Riguardo alla trasparenza Cinemecum lamentava anche il fatto che mai sono stati pubblicati e diffusi i verbali delle riunioni. Anche Lei nella Sua lettera fa cenno a una scarsa circolazione delle informazioni e a processi verbali “con la veste di soliloquio verticistico". Cosa intende? I verbali delle riunioni venivano redatti dal segretario/a come da statuto? Venivano portati a conoscenza dei membri nella loro integrità o venivano modificati? Ha mai chiesto che venissero resi pubblici ? Perché non è mai stato fatto ?
In qualche modo ne ho già accennato. La responsabile, ossia la Direttrice, si difende adducendo il carico di lavoro ed in parte è vero, altrettanto vero è che il Presidente la sobbarcava di lavoro che alla maggior parte di noi veniva tenuto nascosto. Io, però, sostengo, che in un’organizzazione vi sono delle priorità: prima si fanno le cose indispensabili e dovute e, poi, si sale sugli aerei o si prende carta e penna per illustrare i programmi di un organismo che, magari, ancora non ha deciso cosa fare e, sopratutto, informare gli altri membri della commissione che da lì a poco si ha un aereo per Parigi per conto della FC e non saperlo dopo un mese a giochi fatti. Ma la gestione della direttrice era di competenza del Presidente. Come pure nulla poteva sembrare importante visto l’andamento sempre più personalistico che prendeva la FC. Ma un po’ di decenza non sarebbe stata male. Almeno per salvare la forma.

Il sito della Sardegna Film CommissionIl consiglio di amministrazione di cui Lei faceva parte e il suo presidente sono stati nominati il 23.11.2011, Filippo Spina si è dimesso nel 2012/13 una prima volta, poi ha ripreso le funzioni e di nuovo si è dimesso alla fine del 2013. Cosa è successo? Avete proseguito l’attività senza di lui. Come avete deciso? Avete fatto presente in Assessorato che un cda dimezzato non poteva operare? Come mai non è stato sostituito nei termini di legge previsti dallo statuto, cioè 30 giorni (art. 9.3 statuto fondazione)?
La sua domanda, così puntuale e informata, conferma solo il caos organizzativo in cui si viveva e la lontananza dai problemi reali dei vertici massimi della FC. Confesso, comunque, che, per la piega presa dagli eventi, mi sembrava che anche l’assessorato ci guardasse con una certa perplessità e prendeva tempo per lasciarci risolvere il problema senza modificare gli assetti iniziali. Per quanto riguarda il consigliere Spina mi dispiacque molto perché è una persona capace nella gestione e il suo apporto era fondamentale, abbiamo sperato fino all'ultimo che desistesse, le sue assenze erano giustificate. Si prese le sue responsabilità, chiuse i bilanci del lavoro svolto, ma poi diede atto alle sue improrogabili dimissioni.

Francesco PigliaruCrede che con la nuova giunta le cose possano cambiare?
Ora che la FC è una realtà e che la fase di startup è stata superata, il resto del lavoro è solo da perfezionare. Certo è che chi ha dato gambe alla Fondazione sapeva che la Sardegna, per tutte le ragioni che conoscono gli operatori, può divenire la sede ideale per l’industria cinematografica, grazie anche al suo clima, i suoi paesaggi e la relativa tranquillità con cui si può lavorare. Le cose possono cambiare e questo dipende dal livello delle spiegazioni che le saranno date sull’importanza di questo settore e su quello che ha fatto finora la FC. Ma questo discorso travalica i limiti della direzione della FC. Forse potrebbe essere utile suggerire alla Regione di far precedere un momento di riflessione. Andrebbe posto a livello di soluzioni macroeconomiche, in sedi di programmazione economica più elevate, con studi di fattibilità puntuali e realistici, senza sparare o far sparare cifre a caso, ma soprattutto credere nel territorio e viverlo quotidianamente e non analizzarlo guardandolo da oltre il mare.

Di seguito, la lettera di dimissioni di Rosanna Castangia indirizzata Alla Fondazione Sardegna Film Commission, all'Assessore Sergio Milia, al Presidente Antonello Grimaldi e agli altri due membri:  Giovanni Follesa e Gianni Cesaraccio.


Gentilissimi,

devo ammettere, con rincrescimento, che questa fase dell’esistenza della Fondazione Film Commission, ha coinciso purtroppo con l’esaurirsi del mio entusiasmo nei confronti di un’attività che, dietro il paravento di ambiziosi programmi, si è risolta, a mio modo di vedere, in una mera distribuzione di denaro pubblico. Non solo, ma la domanda che mi pongo, anche in relazione al mio ruolo, è che se l’attività della Film Commission doveva esaurirsi nell’elaborare qualche bando e distribuire nel territorio un po’ di finanziamenti – che al termine costituisce l’unico risultato di due anni di attività, a parte un discutibile presenzialismo esterno N non sarebbe stato meglio continuare ad affidarsi alle più collaudate strutture della Regione, che forse avrebbero garantito maggiore obiettività, rapidità e certezza di ricadute sul territorio regionale dei soldi dei contribuenti sardi?

La frustrazione diviene somma anche rispetto a un altro aspetto. Ossia quando analizzo retrospettivamente, per esempio, i miei contributi tesi a dare un serio assetto organizzativo a questa struttura, in senso più collegiale e più responsabile (anche per ovviare alle note carenze di personale), constato con amarezza che, per quanto banali e velleitari possano essere apparsi a qualcuno, quegli apporti non hanno avuto la considerazione e il rispetto che pure meritano le proposte che porta avanti chi legittimamente fa parte di un organismo e si preoccupa del suo funzionamento. Oppure, quando mi sono espressa a favore di una cadenza più regolare dei lavori del nostro consiglio, come presupposto per un’attività più ordinata di tutta la struttura, anche queste indicazioni non si è mai tenuto conto. Al contrario si è preferito continuare con una conduzione schizofrenica e un’inefficienza gestionale da ostentare quanto più possibile pubblicamente tralasciando la circolazione delle informazioni all’interno dei consiglio. Posizioni che, ricordo a chi mi legge, ho espresso, dopo tante sollecitazioni verbali e anche per iscritto indirizzate a tutti i componenti della commissione, in cui chiedevo che fossero messe all’ordine del giorno dei lavori. Naturalmente senza alcun seguito, posto che non rientra nei poteri di un singolo consigliere dettare l’ordine del giorno dei lavori di un organismo.

Il disagio di chi scrive, dunque, si fonda sulla constatazione dell’inutilità del ruolo ricoperto da un Vice presidente all’interno di un Consiglio di amministrazione, in cui si tiene al tal punto conto delle opinioni. Infatti, quando pure i processi verbali arrivano (in genere dopo infiniti solleciti e tanto tempo dopo) in sede di consiglio di amministrazione, si presentano il più delle volte con la veste di un soliloquio verticistico, in logica continuità con la vaporosità di posizioni con la quale gli stessi vertici della Film Commission si compiacciono esprimersi negli organi d’informazione. 

E’ difficile pertanto sottrarsi alla sensazione che la Fondazione, si stia sempre più caratterizzando per una gestione non solo personalistica – che va contro quindi con la natura dell’organismo. 

Poiché a una siffatta gestione, fatta esclusivamente di voli pindarici, non è mai seguito altro al di fuori della distribuzione dei fondi suaccennata, è difficile sottrarsi alla sensazione che la foga e l’insistenza con cui, per esempio, si pone l’accento sulle disfunzioni organizzative della Film Commission, sia funzionale, in ultima analisi, a perpetuare uno stato di caos in cui è più facile coltivare disegni personali e costruirsi alibi per la propria incapacità. Così pure non è difficile giungere alla conclusione che l’incessante bombardamento di slogan, di programmi e la creazione di aspettative fittizie sugli organi d’informazione non copra un vuoto di idee rispetto a quelli che possono essere gli obiettivi concreti, possibili e realizzabili da parte di un organismo che deve agire all’interno del suo budget, delle sue competenze e in una determinata realtà sociale e culturale e a essa è chiamato a rispondere.

Sicuramente in queste mie affermazioni vi sono anche tutti i miei limiti rispetto al mio ruolo. Perciò e comunque, per tutte queste ragioni, ritengo opportuno rassegnare le mie dimissioni dal ruolo che rivesto di componente del Consiglio di Amministrazione della Fondazione Sardegna Film Commission. 

Cordiali saluti.

Sassari 2 ottobre 2013 

Rosanna Castangia

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