Stampa

Onore a una maestra di cinema

Vera Chytilová, iniziatrice della Nová Vlna cecoslovacca degli anni ’60. di Pia Brancadori

Vera ChytilovaCirca tre settimane fa, il 12 marzo, a 85 anni è morta Vera Chytilová, una delle registe innovatrici del cinema europeo, iniziatrice e autrice autorevole della Nová Vlna (Nuova Onda) cecoslovacca dei primi anni ’60.

Ci piace ricordarla, sulle tracce delle avanguardie cinematografiche del cinema dell'Est Europa, come fine visionaria dagli attraversamenti pericolosi, con il suo sguardo ad esplosione fredda e come volitiva narratrice ad alto tasso di coscenzialità inaddomesticata. Poco nota al pubblico ampio delle sale, sia per gli ovvi motivi legati alla distribuzione dei film dell’est qui da noi all’ovest, che per la forte e lunga censura che l’ha colpita nel suo paese, insieme ai suoi compagni d’avventura e di lavoro,  per motivi politici e di politiche culturali. E’ stata una regista di grande valore e molto apprezzata: nei Festival, nelle sale quando è stato possibile, nei passaggi televisivi sia pur in orari di minima, e nel suo paese quando le è stato permesso.

Vera ChytilovaQui da noi in Italia qualche passaggio a Fuori Orario, al Festival del cinema di Pesaro ed al Festival Internazionale del Cinema delle donne di Firenze (quest’anno alla sua 35a edizione ) che più volte l’ha accolta e ne ha presentato il lavoro. Noi l’abbiamo potuta conoscere lì e attraverso il lavoro informativo di Silvana Silvestri, critica cinematografica de Il manifesto, conoscitrice appassionata di questo cinema, che ne ha spesso seguito e raccontato le migliori produzioni, viste – più o meno avventurosamente - alle varie rassegne ed in particolare al Festival di Karlovy Vary.
Vera Chytilová,  nata nel 1929 in Moravia,  nel ’61 presenta il mediometraggio Il Soffitto (Strop) come saggio di diploma alla severissima scuola della FAMU a Praga, Accademia di cinema, teatro e TV dove dal ’57 ha studiato regia, sotto la guida severa di Otakar Vávra, insieme a quelli che sono i suoi compagni d’avventura: Jan Nemec, Jaromil Jires, Jirí Menzel, Evald Schorm, Ivan Passer e il più famoso e fortunato Milos Forman. Con Il Soffitto inizia la “nuova onda” del cinema cecoslovacco tra Praga e Bratislava; segue nel ’62 Un sacco di Pulci (Pytel blech) in cui semplicemente mostra delle giovani apprendiste in una fabbrica tessile, fuor di retorica ed in forma documentaria di vita quotidiana.

''Qualcosa d'altro''Con Qualcosa d’altro (O necem jinèm) del ’63, ancora con stile documentaristico, mostra in contrappunto due situazioni esistenziali di due donne entrambe intrappolate dalla ideologia sociale negli stereotipi di ruolo e di genere: una donna borghese insoddisfatta nella gabbia dei rapporti familiari e una campionessa di ginnastica in carriera sportiva. Nel 1966, dopo l’episodio “Tavola calda/Il mondo” (Automat Svet) nel film collettivo della Nová Vlna Perline sul fondo (Perlicke na dnu), dalla novella del (disobbediente anch’esso) Bohumil Hrabal, esce uno dei suoi film più noti (distribuito in programmazione di sala anche in Italia), Le margheritine (Sedmikrásky, circolato anche come Daisies ) in cui, con l’ausilio competente e complice della scenografa e costumista Ester Krumbachova, mette in scena una esplosiva commedia burlesque su due ragazze eccentriche ed irresponsabili, con iconoclaste e disordinanti situazioni, costumi e rappresentazioni.

''Le margheritine''E nel ’69 Il frutto del Paradiso (Ovoce stromů rajských jíme) in cui Eva, sposata con un uomo noioso viene attratta da un affascinate sconosciuto che poi si rivelerà essere un assassino, che uccide le donne bionde e imprime il n. 6 sul loro corpo: un assassino burocratico! Che però Eva riesce ad uccidere  perché non deroga … dalla sua potenza di definire lei per sé i propri colori…. Una sorta di salmo all’incontrario, che ha avuto anche, purtroppo, il destino di segnare il tempo della repressione e dell’ostracismo che si accompagna alla violenta repressione della primavera di Praga: lei insieme ai suoi compagni della Nová Vlna non obbedisce; non se ne va in esilio come alcuni di loro sceglieranno di fare; sarà totalmente zittita per più di 7 anni e ostracizzata anche in seguito: per diversi anni le è stato vietato di fare film, così come è stata bandita la proiezione delle sue pellicole già realizzate. Ma non demorde.

''Il gioco della mela''Riprende nel 1976 con Il gioco della Mela (Hra e Jablko) a raccontare le sue distopiche storie di vita quotidiana: qui ci mostra un’ infermiera di origine contadina che lavora in un asettico ospedale freddo e impersonale dove si innamora di un ostetrico suo collega e dongiovanni, da cui però si disincaglia e se ne va a cercarsi la sua vita, in modo più rispondente a sé, nonostante difficoltà, ostacoli e perbenismi. E negli anni  ha poi continuato, nonostante le difficoltà e la pesantezza della normalizzazione, con una serie di film, a mettere sotto la sua lente ironica e graffiante stilemi e ruoli, con il suo respiro di donna autorevole e ironicamente  in conciliato.

''Pleasant moments''Come nel più recente Pleasent Moments (Hezké chvilky bez záruky) del 2006  in cui una psichiatra indipendente ed emancipata, Hana, ascolta tutti quelli che affollano il suo studio e scaricano su di lei i loro problemi affettivi, familiari, lavorativi e ogni genere di insoddisfazioni: il film è un caleidoscopio delle comiche, tragiche e banali vicende della vita. Una gamma rappresentativa di problemi, dilemmi e paure che affliggono le banali solitudini degli individui, messa in scena con  stile inconfondibile  ed umorismo da una delle maestre del cinema europeo. <dal catalogo del L.I.D/Firenze 2008 www.laboratorioimmaginedonna.it>
«A Karlovy Vary nel 2008 si è potuto vedere un suo fantastico spot», ricorda Silvana Silvestri: «il Globo di cristallo che infine le era stato attribuito alla carriera  le cadeva e si spezzava e lei cercava, con magnifica amara ironia, di rimetterlo insieme con del nastro adesivo» <Vera Chytilovà. Il cinema dallo stile esplosivo. Silvana Silvestri, Il Manifesto 14.3.2014>



http://www.criterion.com/films/27854-daisies"http://www.criterion.com/films/27854-daisies