Nuoro, capitale del cinema etnografico
Boom di iscrizioni per partecipare al Sieff. Il Direttore Paolo Piquereddu: «Mi auguro che ci siano molti autori sardi, c'è una produzione di grande qualità». L'intervista. di Maria Elena Tiragallo
Al via le iscrizioni per partecipare alla diciottesima edizione del “Sardinia International Ethnographic Film Festival” (SIEFF, che si terrà a Nuoro dal 22 al 27 settembre 2014), rassegna internazionale del cinema etnografico organizzata dall'Isre.
Dall’edizione del 2006 la rassegna ha perso la sua tradizionale caratterizzazione monotematica, puntando sulla selezione di documentari di recente realizzazione, con una prospettiva etnoantropologica, e riservando una speciale attenzione verso le opere incentrate sulla rappresentazione della contemporaneità.
Diversi i premi che la giuria di esperti dovrà assegnare: Premio Grazia Deledda per il miglior film; Premio per il miglior film prodotto e ambientato nei paesi del Mediterraneo; Premio per il miglior film di autore sardo; Premio per il film più innovativo per l'antropologia visuale. La rosa dei film premiati sarà successivamente presentata in altre città sarde. (Per info:
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- 0784242900)
A Cinemecum il Direttore dell'Isre, Paolo Piquereddu:
Quali novità presenta il bando di quest'anno?
I documentari non devono essere antecedenti al 2012; nonostante questa “restrizione”, c'è una previsione di partecipazione molto cospicua: abbiamo ricevuto settanta iscrizioni in soli due giorni, per cui è facile immaginare che da qui al 31 maggio, giorno ultimo per la presentazione dei documentari, ne arriveranno centinaia. Un'altra novità è quella di coinvolgere gli studenti e laureati sia di cinema sia di antropologia per farli partecipare anche nella fase di assegnazione dei premi.
Il concorso non è monotematico: perchè?
Non c'è un tema specifico, perchè è prevalsa la necessità di dare un “quando” alle produzioni recenti, di favorire la partecipazione della produzione più recente. Ciò che conta per noi è che i diversi temi dei film siano trattati in una prospettiva antropologica, sollecitando così un interesse, un dialogo sulle diverse problematiche.
Che cosa si aspetta di vedere? Qual è la sua previsione?
Saranno presenti temi come il rapporto tra nazioni diverse, il problema del mondo globale; anche l'interrelazione tra culture diverse è sempre più presente e così il problema della migrazione. Inoltre, ci sono sempre più autori, e soprattutto autrici, che prestano attenzione alle problematiche di genere.
Il successo del Sieff: qual è la carta vincente?
Il Festival ha avuto un'evoluzione, da convegno tra studiosi dell'immagine, soprattutto in ambito universitario, a manifestazione culturale di respiro sempre più ampio, anche extraeuropeo, con una mutazione conseguente alla rivoluzione tecnologica. Fino agli anni '80 c'erano quasi esclusivamente produzioni occidentali, con il digitale i centri di produzione si sono spostati in tutto il mondo. La chiave, la nostra carta vincente è l'attenzione alla qualità del contenuto, più che alla descrizione predisposta per un pubblico televisivo. La selezione, condotta con estrema serenità e libertà, è guidata dalla necessità di far vedere dei film onesti nei confronti delle persone, degli spettatori e soprattutto dei protagonisti del racconto per immagini.
Dialoghi con la Regione?
E' evidente un interesse, da parte della Regione, che ci ha confermato i finanziamenti: lo sforzo delle istituzioni, in tempi non facili, è un segnale positivo, il riconoscimento dell'attività dell'Istituto e del Museo.
Che rapporto ha lei con il cinema?
Sono un buono spettatore di cinema in generale, per il resto mi ha segnato la capacità del cinema di instaurare un rapporto tra autore e soggetto, che è un sistema di conoscenza, è un modo di far conoscere attraverso le immagini temi che un altro mezzo non potrebbe trasmettere con altrettanta efficacia. Un rapporto che è unione di piacere e lavoro, che si intrecciano; da sempre ho avuto questo legame sia con il cinema sia con la musica.
Un invito per i lettori e i filmmaker, a partecipare al Sieff...
Spero che ci siano autori sardi, c'è una produzione di grande qualità che ha un taglio documentaristico ed etnografico, in passato soffrivo perchè vedevo che arrivavano molti film con taglio turistico. Grazie all'Istituto e ai suoi workshop c'è una moltitudine di giovani che sanno lavorare con attenzione, e con rispetto e sensibilità verso soggetti anche delicati e complessi, e verso i protagonisti del film.
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Per info e entry form www.isresardegna.org
2 aprile 2014