Percorso

Note per la decima musa: Michael Nyman in “CineOpera”

Tra musica e immagini con il maestro del Minimalismo, a Cagliari sotto le insegne del Festival “Creuza de Mà” e di Sardegna Concerti. L'incontro con l'Isola dei Giganti e con Pinuccio Sciola. di Anna Brotzu

Michael Nyman e i giganti di Mont'e PramaViaggio in una Sardegna arcaica e misteriosa, tra le effigi guerriere dei Giganti di Mont'e Prama e il canto delle pietre sonore di Pinuccio Sciola per Michael Nyman, ospite del Festival “Creuza de Mà” pensato per i carrugi e i tramonti di Carloforte, e approdato a Cagliari per un duplice attesissimo appuntamento “fuori stagione” – giovedì 27 marzo alle 19 e alle 21 - all'Auditorium del Conservatorio “Pierluigi da Palestrina” di Cagliari (in collaborazione con Sardegna Concerti).

L'artista britannico, autore di indimenticabili colonne sonore – dopo un (necessariamente) breve incontro con il pubblico, condotto dal musicologo e compositore Riccardo Giagni  nello stile piacevolmente informale della kermesse dedicata alla “Musica per Film” (e il rapido soundcheck) – ha suonato, reinterpretandole e “sincronizzandole” sulle immagini dei suoi film, alcune tra le sue pagine più famose in un suggestivo recital dal titolo emblematico di “CineOpera”.

Michael Nyman e ''CineOpera''Una performance intrigante, ed emozionante, quasi un rito, consumato nella sala affollata di spettatori e fans ammaliati, complice il ritmo ipnotico dell'insistente ripetizione e sottile variazione delle cellule melodiche con avvincenti crescendo e subitanee rarefazioni, nello stile del Minimalismo. L'antologia di brani noti è impreziosita dall'annunciata improvvisazione, su otto/ nove temi già scritti, costruita sulle sequenze di “À propos de Nice”, il documentario di Jean Vigo e Boris Kaufman che descrive una giornata nella città della Costa Azzurra tra fasti mondani e divertimenti balneari.
Il concerto riunisce varie sfaccettature dell'eclettico talento del pianista e compositore, musicologo e librettista e da ultimo fotografo e filmmaker: mentre riecheggiano le note di celebri soundtrack scorrono sullo schermo le sequenze di un  personale “diario visivo”, in un gioco di combinazioni e contrasti dagli effetti curiosi e sorprendenti, sul duplice filo della memoria e delle emozioni.

Tranches de vie, paesaggi e microstorie si susseguono sullo schermo, tra un singolare elogio della “lentezza” e la galleria dei volti sbiaditi di antichi “testimoni”, e infiniti dettagli che rivelano uno sguardo attento sulla realtà; e nella scelta dei titoli (due fra tutti, “Berlin Lobbyists” e “No Bull”) e nell'idea di una “storia del cinema” in forma di passeggiata tra i nomi dei registi e delle star par di riconoscere un certo gusto per l'ironia.

Michael Nyman e ''CineOpera''Il (britannico) sense of humour emerge – del resto - già nella breve conversazione, in cui la descrizione di “CineOpera” offre lo spunto per una rivendicazione dell'autonomia e compiutezza della creazione sonora, che permette di generare nuove sensazioni con inediti accostamenti; e della libertà dell'autore di ripensare e riproporre in altra veste i suoi temi, adattandoli ad altri contesti (con esempi concreti, dalla musica per un videogioco che diventa colonna sonora per un film, all'installazione multimediale con frames di Vigo e dello stesso Nyman).  
Le riflessioni di Nyman sul rapporto tra musica e cinema contengono una punta d'amaro, a partire dalla situazione paradossale del compositore che, come un architetto che progetti una casa “meravigliosa”, può forse inventare la sua musica ma per farne una colonna sonora deve poi trovare il regista, o il produttore che realizzino quel film, per arrivare all'odierna assenza di originalità e alla ripetitività delle musiche, che si somigliano tutte indipendentemente dall'autore, come se fosse sempre lo stesso film.
 

Michael Nyman e ''CineOpera''Alla dichiarazione (sorprendente) di non scrivere più musica da film, perché benché sia autore di colonne sonore di successo, o magari proprio per questo, nessun regista (o quasi) lo chiama più, forse “per paura, o mancanza di fantasia” o forse perché la peculiarità di un “suono individuale” non interessa più – fa pendant una considerazione sui meccanismi di potere nelle mayors cinematografiche, dove l'ultimo arrivato, uno che non capisce nulla di musica o di cinema, può criticare e buttar via tutto il lavoro.
E quasi per contrasto Nyman sottolinea il piacere – e la libertà – nel comporre una sinfonia. Segue una dissertazione sui diversi gradi di libertà – e felicità – del comporre: se dirigere un'orchestra permette di decidere in solitudine, ma nel rispetto della partitura, senza la possibilità di improvvisare che ritrova quando suona la sua band; scrivere una sinfonia significa invece  poter “dire tanti sì a se stesso”, senza dover rispondere a nessun altro. Suonare in assolo lascia ulteriore spazio alla sperimentazione, fino all'esempio estremo dei suoi stessi film, in cui si concede la libertà di usare forme sonore molto più radicali e virtuosistiche.

Michael Nyman e ''CineOpera''Nella sala buia, dopo gli applausi di rigore, iniziano a baluginare le prime immagini: la preparazione dell'arena nell'icastico “No Bull” che allude alle moderne tauromachie (ma senza il toro) lascia il posto, dopo un assolo pianistico, al curioso ritratto dei “Berlin Lobbysts”, tendendenzialmente in bianco e nero. Interessante, fin dal nome, il viaggio visionario tra gli “Slow Walkers”, per lo più anziani ma non solo, che si ritagliano un loro tempo dentro le dinamiche del quotidiano, misteriose presenze-assenze che si susseguono a suon di musica, in un ritmo ora cadenzato ora più vivace. Un frammento pianistico – e le partiture via via sfogliate si accumuleranno ai piedi dello strumento – ed è la volta di “Love Train”, poetico racconto sul raccordo tra due vagoni che si sfiorano, senza quasi toccarsi, in una amorosa e interminabile danza; ritratti sbiaditi dal tempo in “Witness” e poi la sintesi di “A History of Cinema – Part. 67”, in un excursus tra i nomi dei grandi artisti del passato.

Michael Nyman e ''CineOpera''Preludio (perfetto) per “À propos de Nice”, interessante e variegato affresco di varia umanità riunita sul litorale e nei mercati, nelle sale da ballo, tra le panoramiche della città balneare. Una partitura di gesti e voci s'intreccia alla musica con “Morra”, in cui  l'incalzare del gioco antico e molto diffuso (il filmato è stato girato in Slovenia, ma potrebbe risalire a una qualsiasi regione del Mediterraneo) mentre il finale è affidato alla duplice linea fra cielo e terra, o mare, degli “Horizons” in cui lo sguardo si perde all'infinito. Reiterati  applausi inducono infine il maestro a concedere un bis: è “Candle Fire”, da “The Diary of Anne Frank”.
La colonna sonora di “CineOpera” è un continuo gioco di rimandi e citazioni, da “Wonderland” di Michael Winterbottom con i temi delle tre sorelle, al fantascientifico “Gattaca” di Andrew Niccol, dal celeberrimo e fortunatissimo “The Piano" (“Lezioni di Piano”) di Jane Campion, al  magnifico “The Draughtsman's Contract” di Peter Greenaway (uscito in Italia con titolo “I misteri del giardino di Compton House”), crudele metafora della società, fino a “The Diary of Anne Frank”.

Michael Nyman e Pinuccio SciolaMichael Nyman rilegge e reinterpreta la sua musica sullo strumento a tastiera, distilla note e passioni, sogni e ricordi per poi concedersi, con “À propos de Nice”, il piacere di un'improvvisazione a tema sulle immagini del 1929-30 di Vigo e Kaufman.
Un'ora e mezza di suoni e visioni che chiudono (e idealmente inaugurano) il Festival “Creuza de Mà” nel segno della musica da film, affidando alla sapienza di un maestro le trame di ieri  e le speranze di oggi e domani.
La visita in Sardegna di Michael Nyman è stata occasione per un duplice incontro tra il teorico, prima che interprete, del Minimalismo in musica e l'enigma dei Giganti di Mont'e Prama (alla Cittadella dei Musei) e poi con il maestro delle pietre sonore, lo scultore Pinuccio Sciola, che gli ha offerto la meraviglia di quel canto di calcari e basalti - “That's incredible!” è stata la risposta, l'unica possibile davanti all'arcano.


Michael Nyman e i giganti di Mont'e PramaMichael Nyman
Artista poliedrico, Michael Nyman è uno dei protagonisti della cultura del Novecento, e ormai del terzo Millennio. Creatore di evocative colonne sonore – tra cui quelle nate dal fecondo sodalizio con il regista gallese Peter Greenaway, come “I misteri del giardino di Compton House”, “Lo zoo di Venere”, “Il cuoco, il ladro, sua moglie e l’amante” e “L'ultima tempesta”; accanto a “Fine di una storia” di Neil Jordan e film come “Wonderland” e “Tristram Shandy: A Cock and A Bull Story” di  Michael Winterbottom; l’hollywoodiano “Gattaca” e “L’insaziabile” di Antonia Bird (a quattro mani con Damon Albarn) e, naturalmente, il celebre “Lezioni di Piano” di Jane Campion (della cui colonna sonora sono state vendute oltre tre milioni di copie) -  ha composto partiture sinfoniche e corali, oltre alle pagine per quartetto d'archi e per la Michael Nyman Band. Per il teatro ha scritto musiche per balletti, e opere come “The Man Who Mistook His Wife For a Hat”, “Facing Goya” e l'acclamata “Man and Boy: Dada”.

''Lezioni di piano''Tra le figure più innovative e rappresentative della scena musicale britannica degli ultimi decenni, Nyman  ha iniziato il suo percorso artistico alla fine degli anni Sessanta, più che ventenne, con la  commissione per la stesura del libretto per l’opera di BirtwistleDown By The Greenwood Side”. Fonda, nel 1976, la Campiello Band, poi Michael Nyman Band, l'ensemble con cui lavora stabilmente, autentico laboratorio delle sue ricerche compositive. I suoi interessi spaziano dalla musica al cinema alla fotografia: nel 2008 ha pubblicato “Sublime”, un’elegante raccolta di immagini da lui stesso realizzate; la sua prima mostra, “Videofile”, è stata allestita al De la Warr Pavillion nel 2009. Vari suoi progetti insistono sul dialogo tra musica e cinema: in tournée con la Michael Nyman Band ha eseguito le musiche dal vivo del film muto del 1929 “L’uomo con la macchina da presa” di Dziga Vertov e ha poi registrato il disco “Vertov Sounds” con le sonorizzazioni di altri due film del grande regista russo: “La sesta parte del mondo” e “L’undicesimo”.

Ha poi realizzato il film “NyMan With a Movie Camera”, presentato anche al Torino Film Festival: una ricostruzione per sequenze di “L’uomo con la macchina da presa” di Dziga Vertov in cui le inquadrature originali sono sostituite da quelle tratte dall’archivio filmico di Michael Nyman. Nel 2013 Nyman si è dedicato al nuovo progetto, la sonorizzazione de “La Corazzata Potemkin”, film icona di Sergei Eisenstein del 1925: uno dei più grandi film di tutti i tempi.
Sul piano più squisitamente musicale, con la Michael Nyman Band ha portato in concerto il ciclo di canzoni “The Glare” realizzato in collaborazione con il cantante pop David McAlmont, una delle voci più apprezzate nel Regno Unito. Sempre con il suo ensemble ha realizzato il progetto “Celan Songs”, una suite di canzoni basate sulle poesie di Paul Celan. Il 2012 ha visto la riedizione speciale del disco “Michael Nyman” che celebra il trentesimo anniversario del primo album della Michael Nyman Band e la ripubblicazione con la sua etichetta MN Records dell’album “Sangam”.

Michael NymanLo scorso gennaio è uscito “The Piano Sings 2” seconda raccolta di musica per pianoforte che Nyman esegue e pubblica sulla sua etichetta, la MN Records. Rispetto a “The Piano Sings”, che nel 2005 aveva lanciato la label, questo nuovo album copre un repertorio più ampio, sia in termini cronologici che di genere. “The Piano Sings 2″ presenta brani da celebri film (“I misteri del giardino di Compton House” di Peter Greenaway e “Lezioni di piano” di Jane Campion), brani poco conosciuti tratti da film meno noti in Italia (“Actors” di Conor McPherson e “Everyday” di Michael Winterbottom), ma anche la musica del videogioco “Enemy Zero” (1997), poi ripresa nella colonna sonora de “L’uomo con la macchina da presa” di Dziga Vertov e nel suo stesso film “NyMan with a Movie Camera”. L’album contiene anche due composizioni che non hanno alcun legame con il cinema: “Sadie’s Song” (1999) e “Through the Only Window” (2012).

(Foto di Eugenio Schirru per Creuza de Mà)

2 aprile 2014

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