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"To Rome with love" di Woody Allen

di Clara Spada

''To Rome with love''Sbarca in tv il penultimo lavoro di Woody Allen con grande gioia dei suoi estimatori. A bocce ferme si può dire che questo film, da lui diretto e interpretato, non è. Cioè non è un film a suo livello, semmai un insieme di cartoline sfocate e male sfruttate di Roma e dei suoi stereotipi.

C’è il “pizzardone” di piazza Venezia che fa anche da imbonitore (venghino venghino siore e siori…) mentre dà il via a questa o quella auto, folle di turisti imbranati, sfilze di tavolini lungo le vie, ruderi fontane scalinate con rimembranze di altri film, stile c’era una volta la commedia all’italiana. Qui si ricalcano quelli a episodi: quattro storielle s’intrecciano e s’ingarbugliano mostrandoci come sboccia l’amore fra la bionda turista made in USA e il bruno romano; coppia di sposini burini ripetono l’intreccio  felliniano: lei si perde a Cinecittà però non c’è a sedurla lo Sceicco Sordi bensì un sempre bravo Antonio Albanese, paludato da cummenda gran seduttore.

''To Rome with love''La sposina cederebbe alle lusinghe se una irruzione di moglie infuriata con avvocato al seguito non facesse fuggire lo sfortunato latin-lover. A consolarla ci penserà Scamarcio topo d’albergo, che comunque è sempre un bel vedere. In una finta Cinecittà e per le vie gran carosello di volti noti, tra i quali Ornella Muti in versione “fascino biondo”. Ecco l’imbolsito Alec Baldwin in cerca di tempi passati trasteverini, una focosa Penelope Cruz brava anche senza il suo Almodovar, un lampo di Maria Rosaria Omaggio… Il clou dovrebbe essere l’episodio di Allen scopritore di cantanti d’opera. Ne trova uno che canta in maniera eccellente soltanto quando si insapona. Per lui allestisce a teatro una scenografia con tanto di doccia e sarà un successo. L’opera “I Pagliacci” tramutata in farsa.
''To Rome with love''Anche Roberto Benigni, nell’episodio  “signor nessuno” improvvisamente famoso e inseguito da folle plaudenti, non dice niente di nuovo, neppure quando, pur di continuare ad apparire, per l’ennesima volta finisce in mutande.
Insomma un insieme insipido, senza guizzi né sorprese come ci si aspetterebbe da un Allen in forma e non con le solite paure e fobie. Invece, in ogni scenetta, sparisce la sua potenzialità in fieri, nonostante Roma e i tanti bravi attori di cui si circonda. Tutto sommato meglio il titolo originale “Nero Fiddled”: Nerone suona mentre la città svanisce nel vuoto.

12 maggio 2014