Percorso

Narrazione per una rassegna di film intorno al mondo di Maria Lai - Capitoli 9 e 10

di Salvatore Pinna

Tonino Casula

CAPITOLO 9. NUOVI (IM)MATERIALI DELL’ARTE
“Mi piace il moto ‘il mondo è come sei’. C’è un filo rosso che lega in modo circolare il pubblico al film e viceversa. Ciascuno guarda, riflette, prova emozioni e riesce a trovare una propria interpretazione dei fatti. Probabilmente diversa da quella che ha attratto me.” (David Lynch,  In acque profonde. Meditazione e creatività, Mondadori, 2012, p. 27).

A prima vista sembrerebbero due mondi inaccostabili quelli di Maria Lai e di Tonino Casula. Là abbiamo un’arte che dichiara la sua provenienza dal piccolo (materiali poveri, comuni, antichi) e si espande all’infinito, qua ci troviamo di fronte a un’arte che nasce direttamente dall’infinito della rete e dell’immateriale digitale. Là i segni, pure astratti, rimandano a dei referenti in qualche modo individuabili (per esempio, le forme dei rettangoli,  nelle fiabe cucite di Maria Lai, sono l’uomo-cultura, le scritture asemantiche sono comunque scritture, intenzioni comunicative).

Tonino Casula, opereIn Casula niente lega il referente al segno, o meglio il segno è caratterizzato dal massimo di ambiguità  e dal minimo di referenzialità. In Maria Lai c’è un plot, che, pur lasciando ampi spazi all’interpretazione metaforica e al rifacimento, contiene un messaggio esplicito. Il mondo creativo attuale di Tonino Casula, quello dei “cortronici 3D”, è fatto di creature volutamente aniconiche presentate come “metafore epistemologiche della realtà”. In parole povere: la realtà è complessa e i segni stanno lì a dimostrarlo. I “cortronici 3D” (corti elettronici tridimensionali, per essere chiari)  sono i vecchi materiali delle “diafanie” (diapositive sovrapponentesi che significano se stesse) trasportati nell’ambiente tridimensionale.  Il rapporto con i materiali è quello della pittura: colori, sfumati, contrasti, trasparenze.

Tonino Casula, opereEd è anche quello del cinema: movimento e musica, e in qualche modo, narrazione.  Senso e interpretazione sono il fulcro della ricerca di Tonino Casula come di Maria Lai.  In Casula vi è una studiata intenzione di smuovere, ingannare, mettere in crisi le strutture e le abitudini percettive dello spettatore. Il quale è il protagonista di letture infinite, sempre diverse e sempre plausibili. I tappi sognano le bottiglie ( 2014), rende ardua ogni corrispondenza tra referente e segno, cioè, tra quello che ci si aspetta di trovare e quello che si trova. Il plot sta nell’equilibrio di colori e nel ritmo dell’incontrarsi tra elementi filiformi in primo piano e oggetti sullo sfondo. I tappi sognano le bottiglie non regala la storia promessa dal titolo ma la storia è bella. Cioè è bella la storia dei tappi che sognano le bottiglie. 

Tonino Casula, opereSe ci soffermiamo a voler cercare i tappi e le bottiglie è molto probabile che non le troviamo, a parte gli ovvi e analogici accostamenti tra elementi filiformi e superficie più espanse e plastiche. Si ha l’impressione che il titolo sia importante e decisivo. Accontenta il fruitore perché si sente rassicurato circa la proprietà di un’opera di essere circoscrivibile in un tema. Allo stesso tempo certifica l’intenzionalità di deludere l’aspettativa che vi sia un rapporto visibile fra titolo e contenuto. In compenso i significati rintracciabili nel processo di interpretazione sono molti e non è escluso che qualcuno corrisponda all’intenzione dell’artista.  Ciò che non è eliminabile è la tensione verso l’interpretazione.

Tonino Casula, opereE su questo gioca la comunicazione. Essendo uno che la sa lunga sui sardi Tonino Casula conta anche sul fatto che lo spettatore si aspetti da un artista sardo qualcosa di identitario. Ecco allora che uno dei  “cortronici” si intitola  La Sardegna è un’ isola: ci sono le prove (2013). Ciascuno è libero di vedere, in quelle linee, forme  e colori,  generati tra alcune decine di milioni di possibilità offerte dalla tavolozza del computer,  la Sardegna che ha in mente. Nessuno lo può accusare di non capire. Non importa capire, segui il ritmo, diceva Salvatore Cambosu a Maria Lai. Allo stesso modo Tonino Casula non intende sottomettersi alla dittatura della comprensione, e quindi della narrazione. Una cosa ancora consente di accostare Tonino Casula a Maria Lai, ed è l’idea di arte pubblica. Non per niente tutta la sua produzione pittorica, cinematografica e saggistica è visitabile all’indirizzo www.toninocasula.net, un divertimento da non perdere.


Sospesa tra cielo e terraCAPITOLO 10. IL NUOVO APPEAL DEI LUOGHI CON L’ARTE
“Prendiamo un mucchio di sabbia. Fatto? Aggiungiamo granello su granello. Certo ci vuole tempo ma noi ne abbiamo. Il mucchio diventa sempre più alto e più ripido. Arrivato a un certo livello la sua ripidezza non aumenta più. Ogni granello tende a rotolare giù seguendo una traiettoria caotica. Non puoi prevedere dove andrà a posarsi. Si creano delle frane che ripristinano l’equilibrio spontaneamente. L’apparente stabilità del sistema poggia su una microscopica instabilità. Così è la vita, una serie infinita di piccole frane.” (Un semplice modello di Bak, Tang e Wiesenfeld detto perciò BTW)

Sospesa tra cielo e terraPoi ci sono i filmati a carattere territoriale e a sfondo turistico. Qui le opere e i luoghi di Maria Lai sono considerati come elementi dell’ambiente e fattori di valorizzazione. Questi documentari sono la testimonianza della forza di attrazione culturale che esercita sui luoghi il carisma e la fama mondiale dell’artista. Testimoniano anche del bisogno di una suggestione più qualificata e preziosa, arcaica e moderna,  nella fruizione dei luoghi.   In ogni documentario la presenza di Maria Lai  conferisce un valore aggiunto perché la sua è una presenza che caratterizza il territorio, che di lei reca tracce e forme tangibili, e l’immateriale aura delle fiabe e delle leggende che la sua opera ha portato all’evidenza del mondo. Un documentario come Ogliastra. Le ali del vento, Giosi Moccia e Caterina Nobiloni (s.d.), parla della magia del territorio dell'Ogliastra, e dei suoi famosi tacchi e dell'artista di Ulassai di cui “si racconta il percorso creativo particolarmente ispirato dalla forza espressiva del territorio, dalla sua gente e dal vento.”

Sospesa tra cielo e terraTortolì, mare, archeologia e arte contemporanea di Giulio Spadetta e Peter Jones (2009)  dichiara già dal titolo tutti i fattori di attrazione offerti dal territorio. Viaggio nel cuore dell’Ogliastra, degli stessi autori,  conserva un titolo tradizionale di molti altri prodotti del genere, tuttavia contiene al suo interno l’inevitabile incontro con l’artista di Ulassai tappa obbligata e generosamente disponibile a spiegare e ammaliare. Nella sezione di questa rassegna, intitolata “L’arte di arrivare a tutti”, si è già parlato di Sospesa tra cielo e terra. Tra dialogo e racconto Maria Lai di Barbara Della Polla e Ennio Guerrato (2007).  Le riprese del paesaggio in cui le geografie di fili e stoffa si contendono la scena con i paesaggi reali, si accompagnano al fascino del racconto di Maria Lai su Ulassai come metafora del mondo: “Ulassai è una metafora straordinaria perché è minacciata da frane.

Santu Jorgi, su moriCome il mondo. Allora si parlava della bomba atomica… Era minacciata da frane universali. E poi c’è questo nastro che arriva. Che vuol dire un nastro? Non vuol dire niente, non sostiene, però lì nella storia, nella leggenda, leggenda di qualche secolo, naturalmente, ci dice che quel nastro ha dato una direzione di salvezza.”  
Un paesaggio, bello e terribile, dominato dal vento soggetto di opere di Maria Lai. “Intanto Ulassai è stata giudicata il paese più ventoso. Infatti è minacciato da frane perché ogni temporale per il  paese diventa la fine del mondo. Anche perché i tuoni si ripercuotono con degli echi sulle montagne e poi crollano le montagne.” Come “grandi sogni e sempre pronti a crollare”. Ma  “quando abbiamo davanti a noi la possibilità di un cataclisma diventiamo poeti.

TraulababbuDovunque nasce musica o poesia racconti o leggende..  Ecco questo è un posto di leggende. Perché non lo è Ierzu? Perché Ierzu è meno in pericolo.”  E allora, in questa chiave, ma anche in generale, è bello vedere o rivedere Treulababbu (Simone Contu, 2013) che è un film pieno di leggende, di fate, di caverne e di misteri che il paesaggio sembra produrre naturalmente. «Il film – ha raccontato Simone Contu in un’intervista - è ambientato nell'area centro-orientale della Sardegna. Partiamo dal Supramonte di Orgosolo, dal confine con l'Ogliastra, foresta Montes, dove abbiamo ambientato una scena riguardante le anime dei bambini morti.

TraulababbuAbbiamo attraversato i monti di Talana, poi ci siamo spostati nel Montarbu di Seui e Ussassai. Abbiamo girato a Jerzu e Ulassai, poi ci siamo spinti giù verso Cardedu e Tertenia e spostati verso il confine con il Sarcidano, l'altopiano di Escalaplano, fino ad approdare al lago del secondo salto del Flumendosa». Treulababbu, quindi non è un film di un solo luogo, e il montaggio è il vero luogo del film. In definitiva potrebbe aver ragione Maria Lai. Se cucire vuol dire mettere in rapporto e in contraddizione è proprio interessante  chiamare in ballo lo ierzese Simone Contu e sentire, anzi vedere, il suo parere in proposito. Consiglierei, dello stesso Simone Contu, Santu Jorgi, su mori (2009). Da Suelli all’Ogliastra, e viceversa, il Cammino di San Giorgio propone un viaggio che sorprende e appassiona sempre più alla Sardegna.

9 luglio 2014

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