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Percorso

Andrea Lotta: professione montatore

Mereu, Pau, Coda e Marcias: Andrea Lotta racconta la sua esperienza con i registi del cinema sardo. di Valentina Corona

Andrea LottaQuando si parla delle opere cinematografiche, spesso l’attenzione è concentrata solo sulla figura del regista,  e quasi ci si dimentica del duro lavoro d'équipe.  Ma i mestieri del cinema sono molti  e diversi: un film, anche d'autore, è un'opera collettiva, la summa di competenze differenti.

Durante questi ultimi anni il “cinema sardo” ha visto emergere un giovane professionista che, anche grazie ai corsi di formazione organizzati dal CELCAM, ha saputo farsi spazio e ottenere con il suo lavoro molti riconoscimenti a livello internazionale. Stiamo parlando di Andrea Lotta, cagliaritano classe 1978, che firmando il montaggio di “Tajabone” (2010), lungometraggio realizzato da Salvatore Mereu e presentato alla 67ª Mostra del Cinema di Venezia, ha avuto l'occasione di uscire dai confini dell'Isola. «Lavorare con Salvatore mi ha permesso di crescere. È stato il mio primo lavoro da professionista, con un professionista del cinema. Salvatore dal canto suo mi ha lasciato molto spazio nel montaggio. Ero come una spugna, apprendevo ogni minima correzione che mi faceva durante i mesi di lavorazione».

''Jimmy della collina''Un'altra esperienza fondamentale – tra set e post-produzione – è l'incontro con il regista Enrico Pau: «Ho avuto l'opportunità di lavorare come assistente al montaggio di “Jimmy della Collina” (2006), insieme a Johannes Hiroshi Nakajima. Quella è stata l'occasione che mi ha permesso di capire quale fosse il ruolo più adatto per me, visto che avevo già precedentemente partecipato alla realizzazione del film in qualità di assistente alla regia».
Dopo le collaborazioni con due registi di spicco del panorama sardo, il 2013 rappresenta  una data importante per la carriera di Lotta, entrato a far parte del progetto de “Il Rosa Nudo” di Giovanni Coda: «Un progetto interessante di cinematografia sperimentale,  un approccio nuovo per me, che avevo sempre lavorato solo sulla fiction. Con Giovanni c'è stato uno scambio reciproco, una commistione di idee che ha fatto crescere entrambi. Quando lavoro, ciò che ricerco è di entrare in empatia con chi mi trovo di fronte».

''Il Rosa Nudo'Ma il film fotografico di Giovanni Coda, ispirato alla storia vera di Pierre Seel (già vincitore di importanti premi e riconoscimenti) non è la sola novità di quest'anno; il 2013 segna anche l'inizio di una fruttuosa collaborazione con il regista Peter Marcias, per cui Andrea Lotta cura il montaggio del film documentario “Tutte le storie di Piera”.
«Sono rimasto piacevolmente sorpreso, e sono davvero contento del fatto che Peter abbia scelto me come montatore per il suo lavoro», racconta Lotta. «Con lui è andata per gradi: non conoscendoci, e avendo come me il bisogno di entrare in sintonia, mi ha  proposto di lavorare a una prima tranche del documentario. Dopo aver visto come lavoravo, ha deciso di portare a termine il lavoro con me». Presentato in anteprima alla 31ª edizione del Torino Film Festival e in uscita nelle sale italiane – la prima nazionale sarà il 26 giugno a Roma - il documentario racconta tutto (o quasi) su Piera Degli Esposti: dall'infanzia al rapporto con la madre, dalla relazione con Marco Ferreri alle testimonianze dei maggiori autori cinematografici italiani.

''Storie di Piera''Un affettuoso omaggio, e un ritratto dell'attrice. «Durante la fase di montaggio, Peter ha avuto un'idea molto interessante: inserire solo l'audio off dell'intervista di Piera sugli snodi fondamentali della sua vita. Questo “espediente” ha permesso che i sentimenti, e i momenti fondamentali della vita della protagonista fossero maggiormente amplificati. In questo sono state d'aiuto anche le musiche di Stefano Guzzetti». Dopo il sodalizio creato grazie al documentario su Piera, la collaborazione con Peter Marcias continua: Andrea Lotta firma come montatore anche il nuovo progetto cinematografico del regista, conclusosi in questi giorni. «Sarà una piacevole sorpresa», assicura. «Il film si chiama “La nostra quarantena” e si avvale di un'attrice importante come Francesca Neri, accompagnata dal giovane Moise Curia

''Murra sarda''Non solo montaggio. Andrea Lotta non ama definirsi un regista, ma la passione per la scrittura e la macchina da presa non l'ha mai abbandonato. Dopo aver firmato diversi lavori, tra cui “Murrasarda” e “Ritorno a Zara”, rispettivamente vincitore del bando AviSa (2007) dell'I.S.R.E e selezionato tra le opere in concorso al Sieff, nell'edizione del 2012 lo rivedremo protagonista dietro la camera con un nuovo lavoro vincitore del bando AviSa 2013, “Ulisses”. «Sono stato sempre affascinato dal cinema antropologico e grazie alla mia passione per la scrittura ho cercato di trovare un buon compromesso che incastrasse entrambi», sottolinea. «Nel girare “Murrasarda”, ciò che mi ha affascinato di più è stato raccontare la morra con l'aiuto delle caratteristiche dei personaggi. “Ulisses” racconta la storia di un ragazzo brasiliano adottato da una famiglia sarda. Il suo percorso di vita con le difficoltà e le esperienze che gli hanno permesso di diventare adulto saranno un viaggio fisico e metaforico in cui credo tutti ci si possa immedesimare».


''Ritorno a Zara''Cosa consiglierebbe a un giovane che stia iniziando il suo percorso da montatore?
Quello che vedo io è che con l'avvento del digitale e la democrazia dell'ambiente cinematografico, quando uno ha un computer, un programma di montaggio e ha visto un po' di film, “sa” (o crede di sapere) come montare. È qualcosa che si avverte tanto nei ragazzi di oggi. Quello che invece consiglio è avere la pazienza di cominciare dalle basi. Io ho incominciato a fare l'assistente di produzione insieme a Marco Antonio Pani: mi è capitato di spostare cartelli, tirare dei cavi sulla Torre dell'Elefante etc... ma poi avevo in cambio l'occasione di stare accanto all'operatore e al regista per vedere come avrebbero lavorato. Ai giovani allievi dei corsi di montaggio che tengo all’Università di Cagliari propongo sempre di visionare i lavori insieme, perché è un momento fondamentale di crescita. Da quando ho iniziato il mio punto di riferimento è Antioco Florised è grazie ai suoi insegnamenti e consigli che sono cresciuto. Un altro professionista che ha sempre creduto in me e mi ha fatto fare dei salti di qualità importanti è Enrico Pau. Credo che lavorare nel cinema non sia difficile o impossibile. Ci vuole però tanto sacrificio e tanta passione che ti sproni ad andare avanti.

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