Colpi di scena: quando picchiarsi è un’arte

Si chiama Stage Combat, non è una disciplina marziale, ma una vera e propria coreografia: la compagnia OOPArtisti Fuori Posto rivela i trucchi per rendere realistico un finto combattimento. di Carlo Poddighe

Un combattimento efficace e dinamico, ma soprattutto reale nella sua finzione. È lo Stage Combat, non un'arte marziale, ma una vera e propria coreografia in cui gli attori si scambiano colpi, mai veramente a bersaglio, per ricreare le scene di azione di un film o di una rappresentazione teatrale.

E come tutte le coreografie va studiata, provata e ripetuta continuamente, perché si ottenga l’effetto voluto e il trucco non si veda.
“È una disciplina affascinante, per certi versi molto simile alla danza, e che, a prescindere dalla indubbia utilità coreografica in spettacoli teatrali e produzioni cinematografiche, contribuisce alla formazione dell’attore in toto poiché fornisce degli strumenti tecnici e una consapevolezza del corpo indispensabili per stare in scena e combattere anche solo verbalmente con le battute di un testo”.

Ne è convinto Alessandro Pani che assieme a Filippo Salaris, entrambi della Compagnia O.O.P. Art. – Artisti Fuori Posto, insegna lo Stage Combat in laboratori teatrali. L'ultimo – dal titolo esplicativo  “Action Short Movie Project”  -  parte  giovedì 10 luglio e porterà alla realizzazione di un corto d’azione che sarà girato ad agosto.
Entrambi gli attori hanno praticato arti marziali, dal VingTsun Kung Fu alla boxe, “ma chiunque può avvicinarsi a questa disciplina – spiegano – perché prevede un allenamento fisico dedicato principalmente a sciogliere le tensioni del corpo per poter essere più veloci e più elastici”. Per questo ai laboratori partecipano allievi attori di diverse età e percorsi formativi.

“È stato molto piacevole constatare che anche alcuni atleti si sono avvicinati a noi – spiega Filippo – perché un conto è praticare un'arte marziale con un contatto fisico vero e potenzialmente traumatico, ben altra cosa è praticare una disciplina in cui assenza di traumi e sicurezza sono le parole d’ordine. Poiché fingiamo di combattere e solo con una serie di accorgimenti dobbiamo restituire allo spettatore l’impressione che ogni colpo sia vero.
Ma quali sono allora i trucchi perché un combattimento sullo schermo o sopra un palco sembri reale? “Il segreto più grande, che poi non è un segreto, è la prospettiva”, spiega Alessandro. “Bisogna sempre tenere a mente dove si trova lo spettatore o la macchina da presa e in base a ciò decidere le proprie posizioni nello spazio quando si effettuano gli scambi con il compagno.

È necessario mantenere sempre una distanza di sicurezza per evitare che un colpo, anche solo per sbaglio, arrivi a segno”. Più facile realizzare una coreografia nel cinema, dove si può giocare con gli stacchi. Perfetta sotto ogni prospettiva, invece, deve essere quella che si inscena in teatro dove non si può bluffare.
La filmografia a cui attingere le coreografie, d'altronde, non manca. “I film di Bruce Lee hanno fatto scuola, ma personalmente preferisco le coreografie di Jackie Chan che uniscono il combattimento alla recitazione” dice Alessandro. “Per quanto riguarda invece le modalità di ripresa dei combattimenti, il primo amore è stato The Matrix, ma ultimamente ho trovato molto interessante il lavoro di Guy Ritchie nei suoi Sherlock Holmes”.

Lo Stage Combact è spettacolare nella sua realizzazione finale, ma non privo di rischi. “Gli incidenti possono capitare, ma le cause non sono collegate alla disciplina in sé, ma alla disattenzione, alla stanchezza o alla mancanza di cura”, avvisa Filippo. “Noi proponiamo per l’appunto un approccio graduale, step by step, che consente una maggiore sicurezza. Certo qualche livido ci può scappare, ma il livello di sicurezza è comunque maggiore di quando ci mettiamo ai fornelli della cucina per prepararci un semplice piatto di pasta”.

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9 luglio 2014