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"Sister" (L’enfant d’en haut) di Ursula Meier

di Clara Spada

''Sister''La giovane franco-svizzera Meier ha una lunga carriera professionale. Sempre lodata e premiata per i suoi cortometraggi, nel 2003 presenta a Cannes HOME, il suo primo film. Nel 2012 partecipa al Festival di Berlino con il suo secondo lavoro, Sister, ottenendo una menzione speciale per l’Orso d’Argento.

Distribuito nello stesso anno, visto da pochi, è sulla stessa linea del primo e ripropone, sotto altri aspetti, la vita squallida di certi ambienti. Se nel primo descrive una casa lungo l’autostrada, qui gioca su due livelli: in alto il mondo dorato e vacanziero delle stazioni sciistiche; in basso anonime case popolari.

''Sister''È qui che vive il protagonista, un esile dodicenne, che si fa carico della sorella maggiore e delle faccende domestiche. Non hanno genitori né contatti con altri adulti, molto spesso la sorella lo lascia solo, in attesa che lei ritorni. Sopravvivono con i soldi che lui riesce a procurare. Ogni giorno, durante la stagione turistica, si reca su in alto con la funivia e ruba oggetti di lusso che poi rivende a basso prezzo. Sa come  muoversi, come destreggiarsi, pochi si accorgono di lui, di questo ragazzino dal visetto smunto, anonimo. Guadagna  quel tanto che gli consente di vivere e di mantenere casa e  sorella.
Secondo alcuni questo film si muove descrivendo una società di ricchi e di poveri, senza mezze misure.

''Sister''Pochi hanno visto, invece, che la solitudine è un dramma. Sempre dolorosa, se si tratta di vecchi come in “Umberto D”, ancora più dolorosa quando ad essere soli sono i bambini. Questo ragazzino non bello, chiuso in sé stesso, costretto a rubare, è dolorosamente solo in una casa spoglia, in continua attesa della sorella che mai si cura di lui. E’ un cucciolo senza calore materno, pronto a pagare la sorella pur di trascorrere almeno una notte accucciato contro la sua schiena. Rare tra loro le parole, mai un sorriso, rarissimi i gesti d’affetto appena accennati. Quando, in alto, inizia il disgelo e i turisti a poco a poco spariscono, anche sua sorella lo lascia. Lui capisce che questa volta non tornerà, soltanto adesso riesce a dare sfogo al suo dolore cercando rifugio, in alto, nelle ultime chiazze di neve.

Léa Seydoux, la sorella, bravissima nell’interpretare il suo vuoto interiore –e forse un pesante segreto- non ruba mai la scena al bravissimo Kacey Mottet Klein, unico vero protagonista, capace di trasmettere il suo dolore pur senza mai sconfinare nel melodramma.

9 luglio 2014