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L’ultimo pugno di terra: genesi di un film

La storia del documentario – uno dei capolavori della cinematografia dell’Isola – tra versioni diverse e l’ultima avventura in digitale di Fiorenzo Serra. di Paola Ugo e Micol Raimondi

''L'ultimo pugno sulla terra''L’ultimo pugno di terra di Fiorenzo Serra vede la luce nella prima metà degli anni Sessanta. Il suo caso è emblematico nella storia della cinematografia sarda, e non solo perché viene considerato uno dei più importanti documenti audiovisivi realizzati nell’isola.

L’opera era stata finanziata per sostenere il primo Piano di Rinascita della Sardegna: il passaggio da un’economia arretrata a forte impronta agro-pastorale ad una più moderna contraddistinta da i primi tentativi di industrializzazione.
Il film fu proiettato in anteprima per la Giunta regionale nel 1964. Due anni dopo vinse il premio Agis al Festival dei Popoli di Firenze. Ma, contrariamente a quanto si è creduto fino ad oggi, non si tratta ‘esattamente’ dello stesso film. Anzi sono due pellicole distinte, in alcune parti profondamente discordanti. La prima versione – quella che visionarono il presidente della Regione Corrias e i suoi assessori – non uscì infatti per decenni dagli archivi regionali.

Solo in tempi più recenti, dopo una complicata ricerca d’archivio, la Cineteca Sarda e la Regione Sardegna hanno svelato il mistero acquisendo ulteriori versioni del film, ben quattro, tutte con lo stesso titolo: un cortometraggio di pochi minuti e tre lungometraggi diversi nei titoli di testa, nella lunghezza e nel parlato, con scene cambiate, aggiunte, tagliate. Dopo un difficile confronto con gli assessori regionali il negativo del film fu spezzettato per mano dello stesso autore, che ne ricavò una nuova versione e dei brevi documentari. Per il governo regionale di allora era infatti prioritario proporre un’immagine ottimistica della realtà sarda sottolineando gli sforzi di modernizzazione compiuti dalla sua leadership politica. Al Festival dei Popoli fu mandata una versione successiva: un lavoro intenso ma meno critico e problematico.

''L'ultimo pugno sulla terra''È nella primavera del 2005, che all’Assessorato regionale della pubblica istruzione, si cominciò a pensare al restauro del film di Fiorenzo Serra sulla Rinascita.
Si parlò più volte col regista e arrivarono anche dei suggerimenti da parte della Cineteca Nazionale. Il primo passo era risolvere la questione dei diritti d’autore. Il film era di proprietà del regista o della Regione Sardegna?
Fiorenzo Serra però aveva altro in mente, voleva rifare in digitale L’ultimo pugno di terra, e presentò all’Assessorato una proposta piuttosto articolata.
Voleva recuperare i positivi e gli spezzoni di negativi del film che erano in circolazione e riversare tutto il materiale su cassette digital-cam, riordinare e rimontare i vari spezzoni secondo un nuovo particolare progetto, creare un master nuovo, inserire titoli, sottotitoli, nomi, sipari tra un episodio e l’altro, didascalie (che rendessero giustizia ai vari autori e collaboratori), correggere colori, luci e ‘spuntinature’. Il regista chiedeva un contributo per poter stare a lungo in laboratori romani, viaggiare e mantenersi fuori dalla Sardegna secondo un complesso programma di trasferte.
La Cineteca nazionale trovò molto interessante la proposta di Serra. Il conservatore, Mario Musumeci, disse infatti che Luciano Emmer (anche lui ultraottantenne) aveva fatto qualcosa del genere, riprendendo in mano il suo film su Picasso e realizzando una nuova opera, bellissima.
Nel frattempo, per il restauro, poiché non c’era nessun documento, nessun contratto che potesse dirci di chi era il film, la sede Ras di Roma fece una ricerca al Pubblico Registro Cinematografico, ma alla SIAE non risultava nulla e, se il film era uscito in sala, probabilmente ciò era avvenuto in modo ‘abusivo’.
L’allora assessore regionale alla Pubblica istruzione Elisabetta Pilia scrisse alla Direzione generale della Presidenza e alla Direzione generale del Centro regionale di programmazione chiedendo supporto nella ricerca di documenti riguardanti l’opera del grande regista, che, avendo intrattenuto rapporti di lunga data con la Regione Sardegna, qualche traccia negli archivi regionali doveva pur averla lasciata.
Fiorenzo Serra, era il 28 settembre del 2005, ci aveva appena lasciato.

''L'ultimo pugno sulla terra''La prima difficoltà era data dal fatto che non si sapeva dove fosse l’archivio della Rinascita. Si supponeva che dovesse trovarsi nei depositi del Centro regionale di programmazione o dell’Assessorato della programmazione, che di quell’assessorato sono stati gli eredi, ma in quegli anni i locali in cui erano conservati questi archivi non erano agibili. Rimaneva la Presidenza. Quindi per prima cosa consultammo la serie delle delibere della Giunta regionale, conservate ordinatamente e ininterrottamente dal ’49 ad oggi dal Servizio affari istituzionali e segreteria di giunta della Presidenza. E infatti abbiamo ritrovato tutte quelle che riguardavano L’ultimo pugno di terra, dal 1959 al 1965.
La genesi lunga e laboriosa del film, totalmente sconosciuta fino a quel momento si è potuta parzialmente ricostruire proprio a partire da questo primo nucleo di documenti d’archivio e poi dai successivi ritrovamenti, che hanno consentito di riscrivere la storia del film, anzi dei quattro diversi film che portano tutti lo stesso titolo. Nel frattempo, infatti, con il Conservatore della Cineteca Sarda, Giuseppe Pilleri, co-curatore del cofanetto, si sono recuperati in laboratori romani, alla Cineteca Nazionale, nell’archivio della famiglia Serra, spezzoni negativi e positivi, e ben due nuove edizioni de L’ultimo pugno di terra.

Ci si è imbattuti così, come si diceva, in una prima serie di delibere, di cui una piuttosto sorprendente del 10 luglio del 1964: il tanto atteso ‘lungometraggio sulla rinascita’, è stato appena visionato dalla Giunta e si deve pagare l’ultima tranche di finanziamento. Gli assessori sono però perplessi. E’ scritto infatti nella delibera che il film, «pur avendo un indiscusso valore artistico, non contiene tuttavia tutta la realtà della Sardegna essendo esso unilaterale e non obiettivo [...], non facendo esso alcun cenno delle realizzazioni autonomistiche, anzi ignorandole completamente». Un film, fu definito, «senza una parola di speranza». Fiorenzo Serra dovrà quindi essere invitato, dietro ulteriore compenso, a modificarlo.
Un nuovo film dunque! Nessuno ne aveva mai parlato. Due delibere successive ci hanno aiutato a capire che effettivamente si decise di riprendere in mano il film sulla Rinascita per renderlo «maggiormente rappresentativo dell’attuale realtà sarda» (tutto questo materiale è consultabile negli ‘extra’ dei dvd allegati al libro).

''L'ultimo pugno sulla terra''Successivamente, grazie all’attività di censimento degli archivi di deposito, condotto dalla Presidenza, è stato rinvenuto anche il fascicolo che ‘stava dietro’ quelle delibere, con tutto l’iter amministrativo: la proposta del regista, la corrispondenza tra gli assessori, la stipula della convenzione ecc.
Questi ritrovamenti, oltre a chiarire definitivamente la questione dei diritti, sono stati di importanza fondamentale perché hanno permesso di scoprire una storia inaspettata e, al tempo stesso, normale. I film, infatti, subiscono continue manipolazioni, proprio come ad esempio nel caso delle tre diversissime copie di Cenere (film del 1916 di Febo Mari con Eleonora Duse) depositate presso la Cineteca Sarda. Tra l’altro, dopo lo sfruttamento commerciale, le pellicole vengono messe al macero in aziende che si occupano del loro smaltimento. Come racconta il film di Paolo Lipari Due dollari al chilo (costo dello smaltimento delle pellicole), le copie del Titanic furono trasportate su sette tir allo stabilimento di Cinisello Balsamo e distrutte. Col materiale recuperato dalla lavorazione si fanno poi pettini, imbottiture di giacche e così via. Stiamo parlando di pellicole naturalmente, ma pensiamo a quanto sia più facile manipolare il digitale.

Il ruolo avuto dai documenti d’archivio nella ricostruzione delle vicende legate al film L’ultimo pugno di terra di Fiorenzo Serra, ha riconfermato l’importanza dell’apparato documentario che accompagna sempre un’opera audiovisiva, e che deve essere salvaguardato nei suoi legami con essa, come spiegavano in occasione di un convegno del 2003 (La memoria del cinema) Carla Ceresa e Donata Pesenti Compagnoni: «suddividere (e, quindi, di fatto smembrare) i documenti per tipologie, creando raccolte fittizie, avulse l’una dall’altra quali ad es. sceneggiature, lettere, contratti, ecc., è un’operazione che compromette pesantemente la natura dei documenti stessi. E li priva, e tra loro e al loro interno, dei nessi logici e strutturali propri degli archivi originali, cancellando in definitiva l’impronta di chi li ha fatti nascere e vivere». L’innovazione tecnologica consente oggi di ripristinare il legame tra tipologie di documenti misti, molto diversi fra loro.

''L'ultimo pugno sulla terra''I rapporti tra cultura e potere, messi in luce dai ritrovamenti dei documenti degli archivi regionali, sono leggibili anche nell’archivio di Fiorenzo Serra, affidato alla Cineteca sarda dopo la morte del regista. Ma da queste carte personali possono essere tratti ulteriori spunti per la comprensione del film e della poetica del regista, per la giusta collocazione de L’ultimo pugno di terra nel suo tempo. I due archivi, quando vengono riconosciuti come fonti e interrogati, si integrano e completano a vicenda, e ci danno risposte spesso sorprendenti e inaspettate.
Esaminando la rubrica dove Fiorenzo Serra annotava tutte le spese per il suo film, è emerso ad esempio che molta parte del 1963 (il film sarà presentato alla Giunta regionale l’anno dopo) è dedicata al lavoro nei laboratori per montaggio, stampa e sviluppo del film, ma soprattutto che a luglio Serra è in viaggio con l’amico e collaboratore Giuseppe Pisanu, per registrazioni a Ollolai e San Costantino. In settembre c’è addirittura un viaggio a Cagliari per le «ultimissime riprese», e in novembre è nuovamente in «viaggio con Pisanu a Cagliari, Sinnai, Carbonia, Desulo, Fonni, Orgosolo per registrazioni musiche e parlato». A dicembre Pisanu è a Roma con Serra per la stesura del parlato. Nel ’63, insomma, si continua a lavorare molto sul sonoro.

A questo punto, sapendo quanto proprio il parlato fosse stato oggetto di revisione nella seconda versione del film, dobbiamo citare la risposta che Serra dette a una amarissima lettera dell’assessore alla Rinascita Deriu che protestava per la mancata consegna del film. Scrive Serra: «Le ragioni che mi hanno fatto ritardare, sono dovute principalmente all’impegno e all’accuratezza da me posta per la compilazione del testo parlato [...] e poco mi sarebbe costato applicarvi un commento qualsiasi, voglio dire compilato con un dignitoso senso del mestiere, e presentare subito dopo il film. Invece ho voluto fare di più e meglio, cioè fare un commento veramente “nuovo”, un commento come nessuno aveva fatto fino ad oggi e che rimanesse esemplare anche per il futuro per un certo tipo di cinema. [...] In un film realizzato (per ciò che riguarda le immagini filmate) con tale impegno di sincerità e di aderenza assoluta alla realtà, anche la parte sonora e parlata dovrà ripetere lo stesso impegno: le cose dovranno parlare da sé, esprimersi da sole, escludendo il più possibile la mediazione di un commento esterno che abbia una funzione puramente didascalica [...].

''L'ultimo pugno sulla terra''Per realizzare un commento sonoro così concepito, abbiamo dovuto (dico “abbiamo” perché il lavoro è stato da me compiuto in collaborazione con Peppe Pisanu), oltre che riesaminare tutti i testi letterari esistenti sulla Sardegna al fine di attingere frasi illuminanti e rivelatrici di una determinata situazione, ripetere l’intero itinerario compiuto già per la realizzazione del film, alla ricerca di dichiarazioni, documenti, testimonianze sulla realtà sociale ed umana dell’isola». È un buon esempio di cosa significhi il recupero di un archivio: non ci sono solo soluzioni a problemi concreti come quello dei diritti d’autore, attraverso i documenti c’è anche la possibilità di ripensare la poetica di un autore.
Nel 1964, sempre secondo la rubrica, non c’è altro che moviola, stampa, pagamenti per tutti i collaboratori. Il 30 giugno del 1964 Fiorenzo Serra è in viaggio per Cagliari. Le pagine di una rubrica che elencano date, voci di spesa e cifre non possono di norma generare una grande emozione. Ma non sempre è vero. Non quando si legge, scorrendo gli elenchi: «30 giu – 2 lug 64 Viaggio a Cagliari per proiezioni film, 25.000». Una banale nota spese che ci rivela quando il film, appena terminato, venne proiettato per la prima volta, in quell’anteprima così piena di conseguenze.
La storia del cinema sardo deve necessariamente ripartire dalle vicende degli enti produttori e conservatori e in particolare, per la microstoria del documentario isolano, da quell’insieme documentale che rappresenta la storia congiunta della Regione Autonoma della Sardegna e della Cineteca Sarda, soggetto conservatore, quest’ultima, proprio dell’Amministrazione regionale, in qualche modo definibile come archivio dei beni audiovisivi pubblici.

''L'ultimo pugno sulla terra''Completano il libro i saggi del docente di cinema dell’Università di Cagliari Antioco Floris, che mentre analizza L’ultimo pugno di terra alla luce dell’intera produzione del regista, lo inquadra nel contesto della Rinascita; del critico Gianni Olla, che confronta e analizza le differenti versioni del film; di Maria Margherita Satta, ordinario di Antropologia culturale, che ha approfondito gli aspetti etno-antropologici dell’opera di Fiorenzo Serra. Laura Pavone, all’epoca tecnico del laboratorio l’Immagine Ritrovata, racconta infine il complesso lavoro di restauro del film. La famiglia Serra ha collaborato in ogni modo possibile, facendo ricerche, inviando foto e altri materiali. La figlia Simonetta, ha anche dato un suo prezioso contributo scritto.
Luca Portas e Natale Virdis della Cineteca Sarda hanno curato i dvd del cofanetto.
Questo libro, nato dalla stretta collaborazione tra la Regione Autonoma della Sardegna e la Cineteca Sarda dell’Umanitaria, è diventato il primo capitolo del progetto “Laboratorio di Antropologia Visuale Fiorenzo Serra” del Dipartimento di Storia, Scienze dell'Uomo e della Formazione dell’Università di Sassari.

 

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