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Il mistero de “L’Accabadora”, prime immagini dal set del film di Enrico Pau

Enrico Pau e Donatella Finocchiaro sul set

A Collinas, in una Sardegna arcaica e un po’ messicana, è protagonista “colei che finisce”: creatura leggendaria, sospesa tra mito e realtà, ma fortemente impressa nell’immaginario dell’Isola – Articolo di Anna Brotzu, photogallery di Francesca Ebau

Viaggio nel tempo - in una Sardegna arcaica e un po' “messicana” - alla scoperta del mistero de “L’Accabadora”: nel cortile di una casa di pietra trasformata in set, sotto un sole meridiano, il regista Enrico Pau parla del suo nuovo film ispirato alla figura di “colei che finisce”, la donna cui era affidato il compito di portare la “buona morte” nei villaggi della Sardegna, creatura leggendaria ma fortemente impressa nell’immaginario dell’Isola, sospesa tra mito e realtà.

«Il tema dell’eutanasia è presente, ma è un tema “sotterraneo”: il film racconta il passaggio dal mondo arcaico alla modernità, e la scoperta del proprio corpo. La storia è ambientata negli Anni Quaranta; la protagonista, Annetta, va via, abbandona il villaggio e arriva a Cagliari nei giorni dei bombardamenti, quando la città è più dolorosamente ferita, ma paradossalmente è lì che avviene per lei il passaggio dalla “buona morte” alla vita».

Donatella Finocchiaro sul setL’Accabadora” (nessun rapporto con il successo letterario di Michela Murgia, se non per il riferimento alla stessa figura leggendaria; anche la coincidenza del titolo è puramente casuale, era il nome del progetto, poi rimasto invariato per ragioni “burocratiche”) offre quindi un interessante ritratto al femminile, interpretato da Donatella Finocchiaro, una delle attrici più intense e versatili del nostro cinema, capace di toccare le corde più diverse, spaziando dal dramma alla commedia, dal folgorante personaggio di “Angela” per la regia di Roberta Torre, alla Giulietta di “Terraferma” di Crialese, al cammeo in “To Rome with Love” di Woody Allen.

Nel cast del film – coproduzione internazionale, che vede in prima fila Francesco Pamphili per Film Kairos, accanto a Jane Doolan per Mammoth Films – anche l’irlandese Barry Ward (protagonista di “Jimmy’s Hall” di Ken Loach, presentato a Cannes) nel ruolo di Albert, un medico straniero immerso nella tragedia della città bombardata; e la giovane Sara Serraiocco (rivelazione a Cannes nel 2013 in “Salvo” di Fabio Grassadonia e Antonio Piazza,  nella Semaine de la Critique) che interpreta Tecla, la nipote di Annetta, fragile e disinibita, cresciuta lontano da quella zia cosi speciale (e inquietante).

Sara Serraiocco sul setLa madre dell’accabadora è l’eclettica (e pluripremiata) attrice triestina Anita Kravos (Talia Concept ne “La grande bellezza” di Paolo Sorrentino) mentre Carolina Crescentini (prossimamente sul grande schermo in “Fratelli Unici”, e nel “Meraviglioso Boccaccio” dei Taviani, dopo “Allacciate le cinture” di Ozpetek e il film tv “L’industriale” che le è valso una nomination ai Nastri d’Argento)  - non ancora arrivata nell’Isola - presterà volto e voce ad Alba, un’artista che insegnerà ad Annetta a guardare e guardarsi con occhi nuovi.  Lontano dagli stereotipi e da una visione “oleografica” della Sardegna, “L’Accabadora” di Enrico Pau – che firma anche la sceneggiatura insieme ad Antonia Iaccarino, con il prezioso apporto di Igort (al secolo Igor Tuveri) – mira a «disegnare la solitudine di questa donna cui è stato attribuito il ruolo arcaico di aiutare quelli che vivono un’esperienza di sofferenza», sottolineandone non tanto «la durezza, ma la rassegnazione verso questo destino già scritto che lei affronta con molta dignità».

Donatella Finocchiaro sul setSottolinea il regista: «c’è una frattura in questo vissuto privo di emozioni: con la morte della sorella, affiorano i sentimenti»; e tutti quei pensieri, desideri, affetti e legami negati o rimossi, celati sotto la maschera austera dell’accabadora, riemergono insieme ai ricordi dell’infanzia, di un tempo lontano e felice, quando il futuro era ancora ricco di possibilità.
«Ci tenevo moltissimo a interpretare questo ruolo di donna tra la storia e la mitologia» racconta Donatella Finocchiaro; « mi interessava la sua fragilità, il suo destino; nel suo villaggio la gente la guarda con rispetto, è un po’ una sciamana; Annetta non ha una vita normale, non  ha un uomo, non ha figli, non conosce il calore di una famiglia. C’era una scena, che poi è stata tagliata, in cui faceva nascere Tecla, che non rivedrà più: aveva giurato alla sorella, la quale temeva che la figlia potesse diventare come lei, di star lontana dalla bambina, La sua è una vita di solitudine, finché…» e la sospensione è d’obbligo, per non rivelare troppo e non spezzare l’incanto della suspense.

Donatella Finocchiaro sul setSulla rassomiglianze tra la Sardegna di Annetta e la sua Sicilia, l’attrice parla della «natura così selvaggia» che ricorda quella della sua terra, e sottolinea: «abbiamo in comune il fatto di essere isolani», che è forse più una condizione della mente, e dell’anima, che una semplice indicazione geografica. E aggiunge il suo desiderio e il piacere di «fare un film in costume» (e l’iconografia dell’accabadora, avvolta in un mantello, ricreata con la consulenza di Antonio Marras, si staglia come un enigma tra gli abiti d’epoca ricostruiti e reinventati da Stefania Grilli). Tra i ricordi dei primi giorni di ripresa, «l’incontro con le prefiche, le ultime rimaste: son le donne che commemorano i defunti, e piangono così a comando: hanno imparato da piccole, una ha raccontato di quando la madre le aveva messo davanti un carciofo, dicendole “adesso piangi”». Un’arte – e un rito – della società agropastorale, la stessa in cui si tramanda il mito – e il compito – dell’accabadora.

La riprese de “L’accabadora” – dopo una prima tranche tra maggio e giugno nella Giara di Gesturi – sono iniziate il 15 settembre: a Collinas, nella casa padronale della famiglia Tuveri, è stato ricostruito il villaggio, con la casa di Annetta e un laboratorio in cui si tesseva l’orbace, poi sottoposto a follatura; si gira anche tra il vicino Bosco Sacro e Samassi. Poi la troupe e gli attori si trasferiranno a Cagliari – dove saranno girate le scene nella città bombardata, sfruttando alcuni angoli scenografici in cui i segni della seconda guerra mondiale sono ancora visibili; e le sequenze assumeranno un tocco di maggiore realismo grazie agli effetti speciali. L’ultimo ciak è previsto per il 18 ottobre nel capoluogo dell’Isola – con tanto di festa finale.

Donatella Finocchiaro sul setI luoghi – Collinas e dintorni per la parte “arcaica” e Cagliari per l’impatto con la modernità, che mostra il suo volto più crudele – sono parte integrante della narrazione cinematografica: significativa la presenza sul set dei due sindaci, Francesco Paolo Cannas e Massimo Zedda, simbolo di un impegno “concreto” – in termini di supporto logistico in primis – a favore del progetto, e di un dichiarato interesse per la decima musa  - sia per le ricadute economiche di “un’industria sostenibile”, secondo la definizione di Moviementu, sia per la visibilità e la promozione turistica del territorio. Un piccolo frammento di utopia realizzata o meglio, speriamo, un’anticipazione di futuro.
La breve incursione in Marmilla per la conferenza stampa riaccende i riflettori sul film – con un budget di oltre 2 milioni di euro, e con  la collaborazione di Rai Cinema e il contributo del Media Programme, del MiBACT e della RAS, della Sardegna Film Commission e dell’Irish Film Board: è la realizzazione di un sogno, il compimento di un progetto nato già nel 2007 (con un piccolo antecedente: un corto sulla “Storia di un’accabadora”, realizzato con gli studenti, tra cui Andrea Lotta, che curerà il montaggio insieme a Johannes Hiroshi Nakajima).

L’uscita de “L’Accabadora” – con una particolare attenzione, e la dichiarata ambizione di partecipare ai festivals – è prevista per la primavera del 2015: per quel momento il regista Enrico Pau chiede agli spettatori una «sospensione dell’incredulità» affinché quel che vedranno possa apparir loro se non vero, verosimile, nella sua dimensione particolare e insieme universale, specchio delle umane passioni.

Foto di Patrizia Cafiero.


LA GALLERIA DI FRANCESCA EBAU

 

24 settembre 2014