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“Andiamo a quel paese” di e con Ficarra&Picone

di Clara Spada

''Andiamo a quel paese''E anche questa volta ce l’hanno fatta. Con le storie che scrivono, dirigono, interpretano, l’elettrico Ficarra e il succubo Picone riescono sempre a coinvolgere una bella “fetta” di pubblico d’ogni età.

Il motivo del loro successo va oltre la loro affiatata comicità, e si concretizza in trame semplici, con un sapore di deja vu, senza volgarità superflue, immancabilmente condite da un umorismo casereccio che diverte e rilassa. Inoltre, seppure velata, c’è ogni volta una problematica sociale. Pur non essendo tra i loro film migliori, con troppi riferimenti –diciamo scopiazzature- a lontane commedie “all’italiana”, “Andiamo a quel paese” al box office tallona e talvolta supera persino il superstellare “Interstellar”, indice che forse, nei giorni della spaziale Rosetta, gli effetti speciali hanno fatto il pieno e si trovano anche nei tiggì.

''Andiamo a quel paese''Alla base di questo film c’è il problema del lavoro che non c’è più. I due amici, trasferitisi  a Palermo in tempi migliori, non riescono a vivere in una città troppo costosa per disoccupati quali sono, e decidono di tornare a casa. Il paese che hanno lasciato allettati da sogni di grandezza è sempre bello, tranquillo, ameno, ma non è più vitale come lo ricordavano. È un paese di vecchi. Di pensionati, i soli che ancora hanno soldi in tasca. Perché non approfittarne?
La storia è tutta qui: trama fragile ma, visti gli incassi, regge. Se non fosse per le fugaci apparizioni di Frassica e Battiato, Fatima Trotta e Tiziana Lodato, moglie dell’uno e fidanzata storica dell’altro, più un nutrito contorno di anziani, sarebbe un continuo serrato duetto tra i due compari, questa volta sempre e troppo presenti in scena. Ma tant’è, in attesa del prossimo.

19 novembre 2014