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Vent'anni senza Volontè

La figlia Giovanna Gravina: "Rimosso dai palinsesti Tv". di Elisabetta Randaccio

Gian Maria Volontè“Quando si trattò di dare il nome alla scuola pensavo saremmo rimasti a discutere per tanto tempo e, invece, ci trovammo subito d'accordo su una scelta: Gian Maria Volontè.” Così, racconta il regista Daniele Vicari, direttore artistico della Scuola d'Arte Cinematografica Gian Maria Volontè di Roma, mettendo in evidenza come le eccellenze del cinema italiano, che si ritrovarono in quel contesto di fondazione di un corso per formazione nei vari mestieri della settima arte, furono d'accordo nell'omaggiare uno dei maggiori interpreti che l'Italia abbia avuto nel Novecento.

Gian Maria Volontè è scomparso il 6 dicembre del 1994, mentre girava Lo sguardo di Ulisse di Theo Angelopoulos e questo ventennale è caratterizzato da varie iniziative in Italia e all'estero, anche se, come afferma la figlia Giovanna Gravina, “i palinsesti TV lo hanno rimosso, salvo qualche sporadica eccezione.” Questa mancanza d'attenzione non stupisce, seppure nausea chi sa come i film interpretati da Volontè, che col suo metodo, impegno e passione può essere considerato una sorta di coautore dei suoi personaggi, sono ancora straordinari e colpiscono al cuore e alla mente degli spettatori, soprattutto di quelli più giovani.

Gian Maria Volontè. ''Sbatti il mostro in prima pagina''In questo senso, abbiamo visto occhi sgranati e ammirazione negli studenti posti di fronte al Giordano Bruno (1973) di Montaldo, che ha supportato le lezioni di filosofia di tanti insegnanti, oppure abbiamo raccolto commenti incuriositi dopo la proiezione di Sbatti il mostro in prima pagina (1972) di Bellocchio in una rassegna di un circolo del cinema. Dunque, quel vento evocato nella sobria e commovente lapide che sta al cimitero della Maddalena (“Si alza il vento, è ora di vivere”), in cui riposa l'attore, non ha portato via la memoria di un artista così originale e intenso. Infatti, chi ama il cinema sa che ogni suo film, visto in sala o in DVD rappresenta un'esperienza emozionante, ognuno vi associa un sentimento. Pensiamo, per esempio, come potè cambiare la vita degli spettatori della Rai dei primi anni sessanta quando lo videro nell'Idiota tratto da Dostoevskij; nessuno, probabilmente, rimase indifferente di fronte alle scene finali: qualcuno deve avere in quel momento pensato di far l'attore, il regista, l'artista o solo di guardare il mondo con gli occhi diversi, perché così funziona quando si è di fronte alla grande arte.

Gian Maria Volontè. ''Sacco e Vanzetti''Una serata esemplare per ricordare l'attore di Sacco e Vanzetti è stata organizzata dalla Scuola d'Arte Cinematografica Gian Maria Volontè  e si è svolta il 15 dicembre, lanciata in streaming da MyMovies. Mettendo da parte i tormenti tecnici, si è assistito a ricordi senza abbandoni in retorica e a una ricostruzione della figura di Volontè sia dal punto di vista della complessità artistica sia da quella più privata. Così, abbiamo potuto sapere, per esempio, che, pur ammesso all'Accademia d'Arte Drammatica, non venne dotato di borsa di studio e, dunque, spesso dormiva in macchina di fronte alla scuola. A questa serata erano presenti i nostri registi più importanti, che hanno diretto, durante la loro carriera, Gian Maria Volontè (Giuliano Montaldo, Francesco Maselli), e chi gli è stato amico. Ettore Scola ha raccontato come non abbia mai condiviso un film con lui, ma, in compenso, lo frequentasse quotidianamente e ha ricordato un progetto mai andato in porto. Si sarebbe trattato di un lungometraggio con protagonisti Volontè e MassimoTroisi (“li univano certi lunghi silenzi...”), una bizzarra storia ambientata a Torino a fine ottocento dove un napoletano e un uomo del nord si incontravano per andare a prendere l'anarchico Bakunin alla stazione.

Gian Maria Volontè. ''Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto''Parlavano un linguaggio diverso, non potevano capirsi e qui sarebbe stata la parte umoristica. Scola non fu convinto del progetto, che sarebbe potuto essere, col senno di poi, veramente sorprendente. D'altronde, a sfogliare i personaggi interpretati da Volontè, la sfida pare essere stata una sua metodologia. E se molti dei presenti alla serata hanno messo in evidenza il senso dell'ironia del grande attore, non ci si stupisce dato che il protagonista di Indagine di un cittadino al di sopra di ogni sospetto (1970) di Elio Petri è giocato su un grottesco, in certi momenti, esilarante (“Panunzio, Panunzio, e come poteva essere l'assassino nudo e con la cravatta...”). E' stata sottolineata, poi, la sua passione per il teatro (“Il teatro lascia spazio al privato, il cinema è devastante, è divorante, sei costretto a portare il tuo personaggio a casa...”) e la letteratura.

Dalle testimonianze è parso chiaro come l'arte recitativa di Gian Maria Volontè possa essere una fonte di formazione per chi voglia intraprendere quel tipo di carriera e questo è dimostrato anche dai laboratori per giovani interpreti organizzati all'interno della Valigia dell'attore, il Festival della Maddalena voluto con tenacia e passione da Giovanna Gravina o proprio nella scuola a lui dedicata. Si concretizza, così, un percorso che fa della memoria una pratica costante d'ispirazione, per non disperdere un così grande patrimonio dell'arte recitativa.  

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