Percorso

"Corri Ragazzo Corri" di Pepe Danquart

Di Marco Ruiu

''Corri ragazzo corri''Uscito nelle sale il 5 Novembre 2013, Corri Ragazzo Corri è arrivato da noi con leggero ritardo, poco più di un anno dopo, ma giusto in tempo per dar man forte alla giornata della memoria.

Il film infatti, diretto da Pepe Danquart e adattato dall'omonimo romanzo di Uri Orlev, parla di un ragazzo polacco ebreo, Sruli, costretto nel 1942 a fuggire dal ghetto ebraico di Varsavia verso le gelide foreste della Polonia, rinnegango il suo nome e il suo stesso essere. Lo attendono due anni di fuga, dove il bambino di soli 8 anni arriverà a perdere non solo amici e parenti, ma anche se stesso, in senso spirituale e non. In un mondo dove ciò che l'occhio del Grande Fratello osserva, rappresenta i tuoi stessi confini; dove, per il solo fatto di essere ciò che i tuoi genitori e i tuoi antenati prima ancora erano, la vita Ë solo un'opinione della quale non hai controllo, Sruli arriverà a perdere coscienza della propria religione e a rinnegarla. Frase emblema del film sarà: "Non voglio essere ebreo, se non lo fossi avrei ancora il mio braccio!". Amato e odiato, ingannato e protetto, curato e poi picchiato, sarà costretto a nascondersi dietro una croce e un rosario per riuscire ad andare avanti e continuare a correre.

''Corri ragazzo corri''Andrzej Tkacz, l'interprete del piccolo Jurek/Sruli, si ritrova a soli 11 anni a portare sulle proprie spalle il peso dell'intero film e, pur non riuscendo a pieno nell'impresa, riesce comunque a portare lo spettatore fino alla fine del film senza peso, senza stanchezza. Non si riesce però a sentire pienamente coinvolti all'interno delle vicende e questo comporta un senso quasi di distacco dal personaggio. In un film che punta tutto in quella direzione, non si rivela esattamente una mossa vincente. Rimane però un compito non semplice da portare avanti, sbagliato anche da attori con molta più esperienza alle spalle, quindi si può solo elogiare Tkacz per l'interpretazione data. Il resto dei personaggi ricrea bene lo scenario della storia e non vi si vedono forzature.
La regia è invece altanelante. Nelle scene più calme e di ampio respiro cattura a pieno lo splendido paesaggio della Polonia, in particolare in una piano sequenza di richiamo a Zhang Yimou col passaggio da Inverno a Primavera. Nelle scene invece che vogliono essere più oniriche, più movimentate, il film, forse a causa della regia, forse del montaggio, si perde, dando immagini confuse, mal gestite. In questo la narrazione si comporta di conseguenza e non sempre è ben delineata o fluida.

Il film rimane comunque sempre godibile e cattura bene lo spirito di quel periodo. Rievoca ciò che la Giornata della Memoria deve insegnare e lo fa senza appesantire o esagerare nel caricare la drammaticità, riuscendo anche a prendersi momenti di respiro e rilassamento. Un film, in definitiva, non perfetto ma non per questo non consigliato.

4 febbraio 2015

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