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''Birdman'' di Alejandro Gonzalez Inarritu

Il consiglio di Elisabetta Randaccio

''Birdman''Non sempre l'arte della recitazione è composta della materia "di cui sono fatti i sogni", spesso il teatro, il cinema e chi li rende possibili grondano di lacrime e sangue, di sentimenti ambigui e, ovviamente, di follia in piccole dosi o in eccessiva quantità. Cinema e teatro, da sempre, in metaracconti hanno esplorato il crinale pericoloso dell'arte interpretativa, a volte mettendo in crisi la mitologia di chi lavora sul palcoscenico o dietro la macchina da presa, la falsità del successo e il tramonto delle "stelle".

Il materiale è vasto e interessante (esempi tra i tantissimi, "Viale del tramonto" di Billy Wilder, "8 e mezzo" di Federico Fellini, "Eva contro Eva" di Joseph Mankiewicz....) e, pirandellianamente, diventa uno specchio per riflettere sulla realtà: ma, appunto, quale è la realtà?
Alejandro Inarritu intesse il suo ultimo film su questi elementi arricchendo la sua sceneggiatura di ironia e di surrealismo, per certi versi, buneliano.

''Birdman''La sua famosa circolaritá nel raccontare le storie la realizza,soprattutto, a livello tecnico con la macchina da presa che si esibisce in piani sequenza continui, prediligendo un inseguimento dei personaggi, che potrebbe ricordare il pedinamemto di marca zavattiniana, utilizzando una colonna sonora scandita dal suono jazz ritmato, il quale, avvolgendolo, impedisce qualsiasi distrazione allo spettatore. In questo modo, la vicenda dell'attore Riggan Thompson, che cerca di trovare una nuova strada alla sua carriera, dopo aver avuto un successo planetario interpretando sul grande schermo il supereroe Birdman, desideroso di convincere il pubblico in un ruolo "serio", a teatro, acquista un'originalità inaspettata. Riggan sente "le voci", ovvero il timbro cupo del suo alter ego Birdman, il quale lo irride per i suoi sforzi "artistici" e per la sua ipocrisia nella sua fallimentare (quanto scontata) vita personale.

''Birdman''Attorno a lui tutti i suoi compagni di viaggio, altrettanto mediocri nella esistenza quotidiana, mentre sul palcoscenico hanno le loro soddisfazioni migliori (incarnate dalla energica erezione di Mike sostanzialmente impotente nella vita). Inarritu, poi, sceglie di ambientare il film all'interno del teatro, dove i suoi piani sequenza esplorano ogni luogo di questa sorta di castello dove sono imprigionati gli attori nella loro realtà fatua. E quando escono, li attende la New York troppo affollata tra la Broadway e Times Square, ma, soprattutto, si devono confrontare con un nuovo ambiente, quello del web, dove un attore in mutande che gira per strada, può portare alla celebritá planetaria piú di qualsiasi blockbuster. E, dunque, anche la giornalista teatrale senza cuore si dovrá accontentare del fatto che "il Times non l'ho legge più nessuno".

''Birdman''"Birdman", giá in corsa per l'Oscar è un film bello, intelligente, appassionante anche perché ha un cast che, evidentemente, nel progetto ci ha creduto e ha dato il massimo della propria arte. Michael Keaton, il protagonista, come si sa pure lui intrappolato per anni nel ruolo di Batman, è grandioso, non ha problemi nel mostrare il suo corpo e il suo viso invecchiati, ogni ruga sembra ricordare al pubblico l'avventura di una carriera sofferta. Lo supporta Edward Norton, altro ex supereroe cinematografico nei panni del verde Hulk, Naomi Watts e un complesso attoriale e tecnico perfetto. Come direbbe la reporter cattiva, ma non troppo: "Imperdibile".

18 febbraio 2015