Percorso

''Rosenstrasse'' di Margarethe von Trotta

di Clara Spada

''Rosenstrasse'' di Margarethe von TrottaLeone d’oro nel 1981, David di Donatello nel 1982, premio al Bif&st di Bari nel 2010 e altri importanti  riconoscimenti coronano la feconda carriera artistica di questa attrice regista berlinese. L’ultimo lavoro, “The Misplaced World”, è pronto per il prossimo Bif&st. I suoi sono in gran parte film che parlano di donne e di sentimenti, siano esse vere (“Rosa L.” 1985) o fittizie come ne “Il caso di Katharina Blum” (1985), tutti a testimoniare il suo notevole impegno artistico e sociale.

Come l’emozionante “Hanna Arendt” quasi un réportage sul processo Eichman.

''Rosenstrasse'' di Margarethe von TrottaRosenstrasse” (2003) è una storia vera di donne vere. Un fatto realmente accaduto nella Berlino nazista, dimenticato per anni, come tanti altri riconducibili a quel periodo storico. In questa via del Mitte, a pochi passi da Alexanderplatz, di fronte all’edificio-prigione in cui venivano ammassati gli ultimi ebrei ancora in città, un gruppo di donne ariane sostavano giorno e notte chiedendo la liberazione dei loro mariti. Giovani, vecchie, di tutte le estrazioni sociali, ogni giorno più numerose. Margarethe von Trotta, attraverso l’incontro fra la giovane newyorkese Hanna (Maria Schreder), figlia di Ruth, una bambina ebrea d’allora, e l’anziana Lena (Katja Riemann), la signora che l’aveva salvata  e che sostava in Rosenstrasse chiedendo di suo marito, riporta in luce quei lunghi freddi giorni fra il 27 febbraio e il 16 marzo 1943.

''Rosenstrasse'' di Margarethe von TrottaRaccontando l’incontro e il racconto con equilibrio, talvolta freddo quasi fosse privo di sentimenti, con molti flash-back crea un ponte fra New York, dove vive Ruth, e Berlino, città di Lena, una delle mogli più tenaci, pronta come le altre a sfidare neve e mitragliatrici pur di riavere suo marito. La Storia non sa dire se la liberazione di questi ebrei sia dovuta alla rivolta delle mogli o ad un appiglio legale. Ciò che importa è, una volta accertato il fatto, conservarne la memoria, oggi simboleggiata da due cilindri dipinti di rosa ai lati dell’ex prigione, nonché il grande coraggio delle donne in un periodo come quello.
Uscito nelle sale italiane nel giorno della Memoria, riproposto da RAIStoria l’8 marzo scorso, è un film da vedere e valutare per il suo valore storico, evitando di dar peso a contorni e dettagli poco comprensibili da capire e che nulla aggiungono all’importanza del fatto storico. 

18 marzo 2015

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