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L'anomalie Bertrand Tavernier

Vicino e diverso dal resto dei registi francesi. Chi è il Leone d’oro alla Carriera 2015. Il ritratto di Elisabetta Randaccio

Bernard TavernierIl Direttore della Mostra d'Arte Cinematografica di Venezia, nelle note in cui spiega la motivazione dell'assegnazione del Leone d'oro alla carriera per l'edizione 2015 a Bertrand Tavernier, definisce il regista francese “anomalo nel panorama del cinema d'oltralpe degli ultimi quaranta anni.”

In effetti, Tavernier, classe 1941, è un autore che si pone, nello stesso tempo, vicino e lontano dai suoi colleghi, soprattutto dai suoi “fratelli” più anziani, i quali hanno animato la nouvelle vague tra gli anni cinquanta e sessanta. Il regista di Il giudice e l'assassino ha in comune con gli autori di tale corrente il fatto di essere un cinefilo sin dall'adolescenza, e, poi, un ottimo e acuto critico cinematografico.

Bernard Tavernier e Philippe NoiretD'altronde, la sua infanzia e la sua giovinezza l'ha trascorsa in una famiglia colta e impegnata politicamente, nella casa del padre scrittore “invasa dai libri”, come racconta in un'intervista, e in seguito, durante il liceo, avendo anche come compagno di scuola il futuro regista Volker Schlondorff, esplode la passione per il grande schermo con la frequentazione della mitica Cinemateque di Parigi e l'impegno come critico in riviste prestigiose come i Cahier du Cinema, Positif e altre. Con i registi della nouvelle vague condivide pure la passione per il cinema americano e per una strutturazione estetica dei generi non inficiata da criteri monolitici tesi a dividere l'espressione creativa in serie A in e serie B. Questo interesse profondo per l'ecletticità e la libertà espressiva della settima arte caratterizzerà anche la sua carriera di autore, sia come sceneggiatore sia come regista.

Bernard TavernierIl suo primo lungometraggio lo impone subito all'attenzione della critica e del pubblico. Si tratta de L'orologiaio di Sant Paul (1974), tratto da un romanzo di Georges Simenon e girato nella città natale di Tavernier, Lione, che è parte preponderante della riuscita dell'opera. Sin da questo film, si delineano gli elementi dell'estetica del regista francese: l'attenzione per una storia capace di intrecciare spunti di genere (in questo caso varie striature di noir e thriller) a una vicenda “privata”, l'attitudine a dirigere gli attori (ne L'orologiaio di Saint Paul sono protagonisti due grandi: Jean Rochefort e Philippe Noiret) lasciandoli liberi di interpretare i personaggi a seconda delle proprie caratteristiche professionali, la cura della tecnica e dei particolari, che, comunque, avvolgono di fascino pure i suoi lavori meno brillanti.

Bernard Tavernier ''Il giudice e l'assassino''I suoi film riescono a slegarsi da stereotipi tipici dei film francesi della seconda metà del Novecento perché orientati a una contaminazione, soprattutto nella scelta delle inquadrature, con il cinema americano, producendo una sicura originalità formale.

Bertrand Tavernier, così, ha firmato opere estremamente interessanti; tra le altre Il giudice e l'assassino (1976), incentrato su una sorta di disperato serial killer di fine ottocento o La morte in diretta (1980). Quest'ultimo, interpretato da una sensibile Romy Schneider, anticipa temi contemporanei.

Bernard Tavernier ''La morte in diretta''Infatti, viene raccontata la storia di una scrittrice malata terminale, che vende i diritti di “ripresa” delle ultime settimane della sua vita a una azienda di comunicazione. Il plot, tratto da un romanzo di David Compton, si snoda con accenti di thriller, ma colpisce l'analisi della sofferenza da mostrare al pubblico, un argomento, allora, visto come elemento di science fiction, diventato uno dei problemi maggiormente discussi nel nostro tempo.

Nella filmografia di Tavernier, non bisogna dimenticare i film dedicati a un'altra passione del regista: il jazz.

Bernard Tavernier ''Eloise, la figlia di D'Artagnan''In questo senso, si inserisce il bel documentario Mississipi Blues (1983), dove Tavernier attraversa il grande fiume americano simbolo anche della musica jazz, soprattutto delle origini e Round midnight - A mezzanotte circa (1986), un omaggio struggente alle sonorità e agli artisti (il regista si è ispirato alla vita di Bud Powell e Lester Young), che hanno fatto grande questo genere.  Bertand Tavernier ha attraversato poi, come si è detto, le tipologie filmiche più varie. Possiamo trovare, così, nella sua carriera un'opera bizzarra omaggiante i personaggi indimenticabili di Alexandre Dumas (Eloise, la figlia di D'Artagnan, 1994, con una scatenata Sophie Marceau e il vecchio Noiret) oppure il suo ultimo film, Quai d'Orsey, che gli ha riconfermato la stima della critica e il successo di pubblico.

Bernard Tavernier sul set di ''Quai D'Orsay''Il lungometraggio è tratto da una graphic novel di Christopher Blain e Abel Lanzac (anche collaboratori alla sceneggiatura) e ruota attorno alla figura di un ministro degli esteri francese, volitivo e affascinante, il quale si deve rapportare a un giovane membro del suo staff. Un'opera girata con una grinta inconsueta e il desiderio di raccontare storie legate al nostro tempo.
Alla Mostra di Venezia, dove, come si è detto, Tavernier riceverà il Leone alla carriera, il regista avrà l'opportunità di riprendere il suo ruolo di critico cinematografico. Infatti, sarà guest director e, per qualche giorno, presenterà opere rare, dimenticate e “trascurate” della storia della settima arte, un “gioco” piacevole, che sicuramente intrigherà il pubblico del Festival.

18 marzo 2015