Percorso

"Lo sguardo di Ulisse" di Theo Angelopoulus

di Fenicio

 Theo Angelopoulos Grecia 1995
La Fabbrica dei sogni. Il Cinema è fra le arti figurative più rappresentative del secolo scorso. Il ruolo svolto nel corso del tempo è cambiato seguendo le evoluzioni della società che lo produceva. Tra questi il cinema indipendente ha dato voce a molti “dissidenti”. In quanto mezzo di comunicazione di massa (Mass Medium) ha creato mode e le ha subite, ha portato all’attenzione di tutti fatti dimenticati o personaggi storici poco conosciuti dalle grandi masse. Esiste poi una grande tradizione italiana di cinema sociale e di impegno civile.(un nome per tutti Francesco Rosi). Spesso questo cinema ha provato a fornire spiegazioni o ha contribuito a fornire punti di vista diversi su fatti molto dolorosi della nostra storia...
Uno di questi punti di vista diversi, che leggono,e prendono posizione, nei confronti della storia recente è il film del regista greco Theo Angelopoulos.
Il cinema crea apparenti utopie, poesia, quando è capace di rinunciare al puro e semplice intrattenimento.
Harvey Keitel, attore icona di Ferrara (Abel), è un Ulisse che attraversa l’Europa balcanica straziata dalla guerra civile dell’ultima decade del novecento, alla ricerca di tre fantomatici rulli di pellicola.
L’opera misteriosa di tre fratelli greci, è il filo d’arianna attraverso il quale il protagonista, rielabora la propria vita, il proprio passato.
I rulli nel corso del secolo passano di mano in mano, senza che nessuno riesca mai a svilupparli.
I personaggi si muovono attraverso la guerra, la fame, l’impossibilità di amarsi.
 Le pellicole che non riescono ad essere sviluppate sono gli uomini che non riescono nemmeno  a immaginare un futuro diverso.
Uno sbocco, uno sviluppo, un progresso. Un’ umanità dolente che spesso riesce solo a ripiegarsi su se stessa ripetendo come un mantra il ciclo del produci-consuma-crepa.
La poesia che pervade le immagini,la tristezza dei volti, le inquadrature molto larghe, gli spazi che si aprono intorno ai protagonisti, fanno di questo film  un capolavoro, uno struggente lamento di disperazione per le occasioni perdute.
Il film è dedicato al  grande Gian Maria Volontè, che inizialmente doveva interpretare il ruolo del videotecario a Sarajevo, ultimo custode dei rulli che muore senza riuscire a vederle.

 

Powered by CoalaWeb

Accesso utenti e associazioni