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''Viaggio all'inizio del mondo'' (1997) di Manoel de Oliveira

di Clara Spada

''Viaggio all'inizio del mondo''Presentato fuori concorso al 50° festival di Cannes, premiato col FIPRESCI, questo film autobiografico è perfetto per onorare la feconda vita del regista portoghese Manoel de Oliveira, recentemente scomparso a 106 anni. Ed anche per ricordare un altro grande del cinema, Marcello Mastroianni, nella sua ultima intensa interpretazione.

Voluto a tutti i costi da Manoel: per lui Marcello era l’attore ideale, l’unico che avesse l’ironia indispensabile per affrontare –già malato nel 1996- il ruolo in un film che ha per tema la memoria. Non c’era più, Marcello, a Cannes, c’era la sua inconfondibile voce, in portoghese e in francese, ma non in italiano. Ecco perché l’ultimo suo “Viaggio” nel cinema, coi sottotitoli a sostituirlo, è stato proiettato per pochissimi giorni e visto da pochi. Il film è davvero bello: si potrebbe definire un road-movie, ma sarebbe sminuirne la ricchezza di significati, un inno alla saudade che non è solo nostalgia o rimpianto, piuttosto l’intensità dei ricordi di vita vissuta.

''Viaggio all'inizio del mondo''La storia è breve: a bordo di un’auto nera un anziano regista e tre suoi attori si concedono una gita prima di iniziare le riprese di un nuovo film. Soltanto uno di loro, francese, (Jean-Yves Gautier) ha una meta precisa: visitare il paese della sua famiglia e incontrare la vecchia zia. Vuole conoscere le sue radici e i motivi che hanno spinto suo padre a fuggire dal Portogallo. Il regista dialoga con la giovane attrice (Leonor Silveira) sulla loro diversa età: per la ragazza non ha importanza, ne ha invece per il regista. “Vivere a lungo è un dono di Dio. Ma ha il suo prezzo”. La cinepresa riprende i volti in primissimo piano, evidenziandone le reazioni e le emozioni mentre, dal lunotto posteriore, la strada corre all’indietro costeggiando paesi e fiume, quasi a rappresentare il tempo passato.

''Viaggio all'inizio del mondo''Attraverseranno il paese e i luoghi in cui è nato e vissuto il regista, prima tappa il collegio dei Gesuiti in cui hanno studiato lui e suo fratello. L’auto riprende la corsa. “Ecco, qui c’era una statua di legno, un uomo baffuto che reggeva il trave portante di un pergolato…”. E sì, c’è ancora, spostato più avanti, Pedru Macau, sempre col trave sulla spalla, quasi reggesse il peso del mondo. Poco più in alto l’Hotel des Bains di Peso, località termale e luogo di vacanze con la famiglia. E di primi incontri  con le fanciulle. Nel folto bosco che ha invaso il giardino restano di quei tempi spensierati solo rovine, qualche stipite di porta,  balconcini di ferro battuto, muri scrostati con vaghe tracce d’azzurro ad illuminare le memorie di una adolescenza felice. Unico triste  ricordo l’eco del grido di dolore di un coetaneo ammalato di tifo.

''Viaggio all'inizio del mondo''Ai margini del bosco, accanto all’auto, si intravede l’autista, un agile giovanotto in controluce. E’ l’autentico de Oliveira alla guida dell’auto: si sgranchisce le gambe, s’accosta ad un albero, li osserva. Nel 1996 aveva “appena” 88 anni. Il viaggio riprende, l’auto s’inerpica verso le montagne, verso il paesino del padre di Afonso, dove tutti si chiamano Afonso, come il loro antico re. Nell’interno oscuro del casolare di pietra i bagliori caravaggeschi del camino acceso incendiano i visi accostati di zia (Isabel de Castro) e nipote. Non parlano la stessa lingua però hanno lo stesso sangue, dividono il pane, s’inginocchiano al cimitero, si abbracciano.  Ma ormai il viaggio è finito, si deve rientrare.

15 aprile 2015