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Editoriale

In attesa della Firino

Cinema allo s-bando. Ritardi e burocrazia fanno morire di stenti l'intero settore, schiacciato tra lotte di potere e lotte intestine. di Carlo Poddighe

Sembrava fatta. Quasi otto milioni di euro in tre anni per il cinema sardo stanziati nell’ultima Finanziaria regionale. Una presa di coscienza da parte della politica dell’importanza del settore come strumento di crescita non solo culturale, ma anche economica e di promozione dell’Isola. Otto milioni di euro che, però, sono carta straccia.

Sì, perché, parlando di carta, quella che conta, quella che veramente era attesa dagli operatori del cinema sardo, ecco quella non è mai uscita dagli uffici dell’assessorato alla Cultura. Parliamo dei bandi che avrebbero consentito di trasformare gli esaltanti, ma freddi, numeri dei capitolati di spesa del bilancio regionale in denaro contante pronto a essere speso per realizzare lungometraggi, organizzare rassegne, confermare i festival storici. In una parola: programmare il lavoro. 

Claudia FirinoPerché i bandi non siano usciti, perché non siano usciti neanche quelli tanto annunciati per rimborsare le spese già effettuate nel 2014 ormai è un mistero. Buffo! L’assessorato alla Cultura ha giustificato il ritardo con il fatto che non è stata ancora nominata la Consulta regionale per il cinema, prevista dall’art. 22 della Legge Cinema sarda, quale organo di consulenza tecnica della Regione per le questioni riguardanti il cinema. La Consulta deve essere nomina dalla Giunta, su parere della commissione Cultura, e nasce e decade con la legislatura. È quindi più di un anno (da quando Pigliaru è governatore) che non è stata rinnovata. Se questo è veramente il problema ostativo, ci si sta svegliando decisamente troppo tardi.

Se veramente è questo che frena l’uscita dei bandi e la programmazione delle attività, la questione è veramente grave nella sua assurdità. E pone un problema politico, prima che pratico: quanto peso ha in Giunta l’assessore regionale alla Cultura, Claudia Firino? Quanto considerazione hanno di lei i consiglieri regionali di maggioranza nella Commissione di riferimento? Poco, sembrerebbe. E in questa lotta, a metà tra menefreghismo (“i problemi della Sardegna sono ben altri”) e diatriba spicciola di correnti all’interno di piccoli partiti, a pagare è l’intero settore cinema.

Paolo ZuccaPer far uscire dall’impasse la politica, proprio questa mattina Paolo Zucca, regista de L’arbitro, ha fatto un blitz negli uffici regionali e ha consegnato ai componenti della commissione Cultura e dell’Assessorato una lista, concordata con registi, critici e associazioni, con indicati i nomi cui attingere per formare la tanto agognata Consulta per il cinema (leggi la lista). Senza bandi, non si possono spendere i soldi in bilancio. Senza fondi su cui fare affidamento, non c’è programmazione. Senza programmazione non si fa nulla nel cinema. La situazione è serissima anche perché il settore vive di una ormai cronicizzata mancanza di fondi o, meglio, di fondi utilizzabili realmente.

Per dirne una, a giugno usciranno i bandi ministeriali. Gli operatori sardi come potranno concorrere senza avere le spalle anche minimamente coperte da un cofinanziamento della propria regione? Per dirne un’altra, se per assurdo i bandi uscissero dopodomani, si concluderebbe tutto l’iter per poterne fruire entro l’anno corrente o ormai il 2015 va considerato perso? Temo che gli operatori del settore queste risposte se le siano già date, lo testimonia il loro nervosismo sempre crescente.

Antonia IaccarinoMoviementu, l’associazione che più di altre riuniva il mondo del cinema sardo, è praticamente implosa. È dimissionaria la presidente, Antonia Iaccarino, assieme al direttivo già minato da continue defezioni. Chi lavora nel settore vuole fare film, organizzare festival, non leggere comunicati più o meno duri o sedersi attorno all’ennesimo tavolo convocato dall’assessore. E non ha accettato la linea troppo dialogante della Presidente nei confronti della Firino. Una linea che, però, nei giorni della stesura della Finanziaria aveva portato a ottenere in bilancio cifre mai prima destinate al settore. Ma la porta chiusa dell’Assessorato non la sfonda una persona singola e neanche un’unica associazione, in particolare se divisa al suo interno.

Quello che serve è una vera mobilitazione che, senza disperdere le energie in personalismi e antipatie, individui e combatta con decisione i veri problemi che bloccano l’intero settore. Problemi che possono essere determinati sia da un interlocutore istituzionale troppo debole, di fronte ai colleghi con le spalle ben più larghe e coperte. Interlocutore di cui bisognerebbe, a questo punto, avere il coraggio di chiedere le dimissioni. Ma anche un sistema normativo, come la Legge cinema, ad esempio, di cui troppi sono ancora innamorati. Dopo diversi anni di vita, la Legge necessita di un remake che la renda veramente funzionale a quelle che sono le reali esigenze del settore, invece di rimanere un paravento per la burocrazia regionale. Rischia, altrimenti, di essere uno strumento della politica che con lungaggini e cavilli fa pagare al cinema sardo la propria inerzia e le proprie lotte di potere.

13 maggio 2015