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Percorso

''Youth - La giovinezza'' di Paolo Sorrentino

Il consiglio di Elisabetta Randaccio. Translation by Rita Bainton

''Youth''Nei primi giorni di programmazione Youth-La giovinezza di Paolo Sorrentino si indirizza a superare il milione di euro al botteghino. Per un film italiano non di genere, è, comunque, un evento ed è una bella soddisfazione quanto la notizia degli incassi di Mia madre di Moretti, il quale viaggia oltre i tre milioni. Piace, dunque, agli spettatori il film di Sorrentino, ne riporta in sala anche quelli più pigri e, riflettendo, se ne capisce il perché.

Youth mette in chiaro la sua struttura estetica contenutistica in una battuta di Jimmy Tree (il bravo Paul Dano), giovane attore che ha impiegato i giorni trascorsi nella clinica-sanatorio-fitness hotel situata sui monti di una Svizzera dai paesaggi straordinari, per prepararsi all'interpretazione di un personaggio “pesante” come Adolf Hitler. Dice, così, in uno sfogo: “Ho capito di non poter raccontare l'orrore, posso solo mostrare il desiderio.” Si tratta, in realtà, dell'esergo dello stesso Sorrentino, della sua propria esegesi al film.

''Youth''Il regista napoletano non può narrare la vita quotidiana e ordinaria, il contesto storico o politico (ma in passato, pensiamo anche solo alle Conseguenze dell'amore, non è stato esattamente in tale modo) in questo momento storico; può invece ragionare sul desiderio, ovvero sulla simbologia dell'esistenza, sul profondo degli esseri umani, su figure esemplari e distaccate dal reale. Se la sua scelta estetica finisse qui, sarebbe povera e, sinceramente, poco interessante.
Ma, Paolo Sorrentino compone la sua opera utilizzando a piene mani il registro del grottesco, la sfumatura dell'ironia e del paradosso. Non abusa - però questo lo comprendiamo a conclusione del film - neppure dell'oniricità che gli serve per caratterizzare all'estremo i personaggi. A questo punto, è ovvio che possa piacere a gusti e ideologie profondamente diversi e la sua pretesa profondità e intellettualità, spesso illustrata quasi come una divertente autoparodia, sia perfetta per conquistare l'identificazione dello spettatore medio.

''Youth''La grandezza di Sorrentino sta, poi, nella composizione di una sceneggiatura, a volte, si è già detto, dalle battute esilaranti, che può suonare “aforistica” o “ridicola” esclusivamente a chi non ne segue il percorso caustico. Inoltre, con la incantevole complicità di Luca Bigazzi, il direttore della fotografia, crea immagini straordinarie, visitate da colori spesso caldissimi, e, senza imbarazzi, si serve del primo piano non solo per incorniciare le donne bellissime, ma pure con i volti e i particolari dei corpi degli attori maturi, regalandoci un'apparente crudezza, che si rivela, invece, una magia speciale. Si veda, in questo senso, la sequenza con la diva di Hollywood, Brenda Morel, interpretata da una ottima Jane Fonda, la quale sta con professionalità al gioco.

''Youth''I presunti difetti della fisicità matura rivelano delicatezze affascinanti, decisamente in opposizione all'estetica del patetico “bello e giovane per sempre” diventato un cardine pericoloso della nostra società.
Nella clinica bizzarra (ovviamente nella quale sono tutti ricchi, come capitava nei palazzi romani del La grande bellezza) dove si ambienta la maggior parte del film, da spettatori abbiamo la curiosità di seguire, come i protagonisti, ciò che si può scoprire dei degenti-pazienti-clienti. Il focus è sui due personaggi principali, Fred Ballinger e Mick Boyle, a cui Michael Caine e Harvey Keitel danno vita con un'interpretazione toccante e, ci pare, abbastanza autobiografica.

''Youth''I due sono complementari, non solo perché sono coetanei (nel film, mentre nella vita Keitel è di qualche anno più giovane), ma incarnano caratteri solo apparentemente opposti. Così, uno coltiva l'apatia, l'adeguamento al dolore senza isterismi, l'altro il tentativo di credere quanto la creatività, il progetto intellettuale sia la zattera per una gioiosa sopravvivenza nella terza età. Sono due artisti (uno ex direttore d'orchestra che, però, può ancora fare musica sfregando la carta di una caramella; l'altro regista dal passato stellare), quindi, le loro conversazioni, la loro impostazione del privato, hanno una logica ben precisa, quasi stereotipata. L'esistenza, però, è fatta anche di sorprese, spesso pessime, e ripensamenti, per cui Sorrentino vira, giustamente, sul tragico nel prefinale, con una scena molto forte rivelatrice di un segreto esistenziale di Fred-Caine, riguardante la moglie. Ma nelle scene conclusive, “l'orrore” appena accarezzato (la malattia vero horror quotidiano), si muta nel “desiderio”, che si sublima nell'arte, nella dolce voce di una soprano, nello sguardo empatico di una platea, turbata, ma pronta alla catarsi.


''Youth''Youth - by Paolo Sorrentino
Right from the start in the first few days of screening, Paolo Sorrentino Youth made more than a million Euros at the box office. It's unusual for an Italian film; that’s a great box office success, considering the news of the proceeds of My Mother by Moretti, which was more than three million Euros. The audience loved the movie by Sorrentino, it shows in the turnout: it captured even the most apathetic fan and this is why.
Youth’s core message is summed up in a joke told by Jimmy Tree (played by Paul Dano), a young actor who spends lot of time in a psychotic hospital/hotel situated in the mountains of Switzerland surrounded by an extraordinary landscapes, to prepare his role of the "heavy" character of Adolf Hitler. He bursts out: "I understand I cannot possibly talk about the horror, I can only show the intent, the desire.” It is truly the outcry of Sorrentino himself, of his own way of making movies. In this movie, the Neapolitan director does not show ordinary daily life or historical and political context in real time, he only shows the intent of his characters, and the symbols of existence, the depth of the human condition with exemplary characters detached from reality (think the representation of love and its consequences). If his rendition ended here, we would feel cheated and frankly it would not be very interesting filmmaking.

''Youth''On the contrary, Paolo Sorrentino surprises his audience by fully embracing the grotesque, walking the fine line between the nuance of irony and paradox. He is careful not to overdo it, and at the end of the film he uses a dreamlike state for his extreme characters. Obviously this movie will appeal to a diverse type of audience with different taste and ideology, nevertheless the intellectual and deep-seated message turns into a hilarious self-parody and is perfect in capturing the common viewer. Sorrentino’s genius is in the execution of the script, sprinkled with hilarious jokes that may seem "aphoristic" or "ridiculous" if you don't appreciate his biting humor. Add to this the complicity of the brilliant Luca Bigazzi, director of photography, who creates amazing images, with hot colors, not shying away from close ups, while framing a beautiful woman, or a face, or the details of the actors bodies revealing an apparent rawness, a special magic. Case in point:  the sequence with the Hollywood diva, Brenda Morel, played by the great Jane Fonda, who is complicit in the game. The alleged shortcomings of old age reveal fascinating nuances, contrary to the pathetic rule of “forever young and beautiful" which has become a dangerous cornerstone of our society.

''Youth''The movie is set in a freaky hospital, where everyone is rich and famous, as in the roman palaces in the Grande Bellezza. The audience follows the characters around who are the patients/costumers/clients of the clinic. The focus is on the two main characters, Fred Ballinger and Mick Boyle, who Michael Caine and Harvey Keitel play with touching interpretation - and it seems pretty autobiographically. The two complement each other, not only because they are the same age (in the film, as in life Keitel is a few years younger), but because they embody characters who seem opposite and at the same time have a lot in common. One draws on apathy, silent suffering without the drama, the other one tries to hold on to imagination, the last bastion of joy in surviving old age.  The two are artists: one is a former orchestra conductor who still makes music by rubbing paper candy together; the other a famous film director. Their conversations, the details of their private lives have a precise logical unfolding, almost stereotyped. Life, however, is also made up of surprises, sometimes funny but often painful. This is why Sorrentino turns to tragedy toward the end, with a very strong scene and reveals a secret concerning Fred Ballinger's wife. In the end "the horror" (the disease which is the real tragedy), is transformed into "desire to be alive", and we hear in the background the sweet voice of a soprano, and the audience is left troubled, but renewed.

27 maggio 2015

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