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L'opinione

 Il cattivo gusto del cinema sardo. di E.A.

Il vaso di PandoraCinemecum va in vacanza sino a settembre. Questa settimana pubblichiamo l’ultimo numero e poi continueremo con le news e qualche servizio sugli avvenimenti di rilievo. Quest’ estate, infatti, oltre ai consueti festival delle isole si terranno in Sardegna molti appuntamenti importanti, anche formativi. 

In particolare vi segnaliamo la mostra “Il Di/Segno del cinema” che verrà inaugurata giovedì 23 luglio, alle 17,30, al palazzo di Città a Cagliari, e propone interessanti disegni e pitture dei registi Scola, Taviani, Garrrone e Martone .Insomma prosegue il grande fermento attorno al cinema nonostante la situazione sia più critica degli altri anni. Ogni estate ci siamo lasciati con tante speranze, ma stavolta è proprio difficile coltivarle .

Il ricorso al Tar dei registi con conseguente sospensiva sulla ripartizione delle somme destinate ai bandi per l’intero settore del cinema ha estremizzato conflitti anche personali, più o meno latenti, e ha scoperchiato il vaso di Pandora liberando i mali del nostro cinema. Purtroppo come nella leggenda è rimasta rinchiusa nel vaso solo la speranza. Per liberarla dovremo aspettare che Pandora apra di nuovo il vaso. Speriamo che ciò avvenga presto. Non sappiamo chi impersonerà la figura mitologica, ma dopo una breve analisi azzardiamo un suggerimento per ovviare a una situazione oramai intricata che purtroppo sta per approdare allo scenario spiacevole del "tutti contro tutti". Nessuno a nostro parere è esente da critiche ed errori.

La Regione Sardegna dal 2006 ne ha commesso tanti errori e molte leggerezze, non ultima quella che ha determinato i registi a presentare il ricorso. I vari assessori di ogni parte politica che si sono succeduti non hanno apportato un grande contributo e del cinema si sono pressoché disinteressati mai comprendendone l’importanza strategica per l’isola sotto tutti i profili; l’Assessore Firino ha replicato alla conferenza stampa dei registi con osservazioni che trascurano tutte le sue promesse mancate, cause anch’esse del triste epilogo di questi giorni. La Fondazione Sardegna Film Commission ha le sue responsabilità che non può scaricare sull’Assessorato.

Sergio NaitzaCome ha precisato recentemente Sergio Naitza sull’Unione Sarda, e come ribadiamo noi da anni, fra le assurdità c’è quella di un ente che continua a esistere nonostante ancora non abbia ancora regolarizzato il suo asseto secondo statuto, con l’apertura ad altri soci chiamati poi a eleggere i membri del consiglio di amministrazione, i quali invece sin ora  sono stati sempre di nomina politica. Ma le incongruenze sono infinite e i guai continueranno a esistere perché la legge, non ci stancheremo mai di ripetere, nasce vecchia, non consente alla Sardegna di allinearsi allo stato dei tempi e, modificata più volte parzialmente, se accostata allo statuto della Fondazione è fonte di confusione perenne. L’unica soluzione duratura è quella di ripartire daccapo con una legge che tenga conto delle necessità attuali e faccia davvero partire il cinema.

Oramai abbiamo perso decine di treni mentre altre regioni ci hanno lasciato a distanze siderali. Purtroppo però sembra che  in Sardegna nessuno abbia capacità e volontà di riportare tutto a chiarezza ed efficienza.
I registi ora,  dopo che  tramite Moviementu avevano annunciato la volontà di modificare la legge e anche di convocare tavoli di lavoro a questo fine, sono tornati sui propri passi. Hanno un presidente dimissionario ( la Iaccarino) e dichiarano che si batteranno con i denti per proteggere la legge che alcuni di loro avevano contribuito a scrivere nell’ oramai lontano 2006 (fra gli altri Salvatore Mereu, Enrico Pitzianti, per i produttori Sergio Benoni e Antioco Floris per l’università). 

Pitzianti e PaniMoviementu ha pure dimenticato  i propri  appelli alla RAS affinchè anche la Film Commission sia dotata  di risorse sufficienti per la  gestione ma anche per i bandi di ospitalità. Alla conferenza stampa la visione critica è stata modificata e la Film Commission è stata addirittura definita dal regista Paola Zucca un tumore che da quando si è manifestato ha ucciso il cinema e i finanziamenti. I registi smemorati non ricordano più quando si infuriavano contro i dipendenti regionali accusati di incapacità, incompetenza e inefficienza. Ora raccontano di una età dell’oro che non è mai esistita. Fatto sta che la situazione è in stallo. Lo era prima del ricorso perché ancora non si sapeva neppure chi dovesse pubblicare e gestire i bandi: se l’Assessorato come per legge o la Fondazione, come è stato l’ultima volta per delibera provvisoria proprio allo scopo di accelerare i tempi sino a quel momento biblici dell’Assessorato.

Lo è ancora di più in stallo ora che con il ricorso si sono fermati anche i bandi per le associazioni e ciò nonostante questa Giunta finalmente avesse stanziato per il settore una cifra sostanziosa: 3.900,00 euro. Non sappiamo se la Ras abbia deciso di presentare ricorso al Consiglio di Stato o invece di modificare la ripartizione dei fondi secondo le indicazioni del Tar della Sardegna. Fatto sta che il conflitto più forte, finora rimasto allo stato latente, è emerso: la guerra come al solito è per il vile denaro. I registi -  e alcuni di loro lo hanno ribadito in maniera chiara - non credono all’utilità dei bandi ospitalità, responsabili proprio della mala ripartizione dei fondi.

Zucca e MereuLa Film Commission infatti era destinataria di un importo sostanzioso, secondo la ripartizione impugnata, proprio perché necessitava di somme sufficienti,  non solo per la gestione corrente della struttura, ma anche per assegnare i finanziamenti per le produzioni che avevano già partecipato,al fine di ottenere i rimborsi delle somme spese in Sardegna, al relativo bando di ospitalita già pubblicato dalla FSFC. Purtroppo i fondi, che pure rappresentano in altre regioni come Puglia e Piemonte una risorsa fondamentale per la crescita del cinema, non sono stati previsti nella nostra legge. Ed ecco l’ impasse  che ha indotto la Ras a violare la legge con leggerezza senza tenere in conto gli umori già al limite dei registi, i quali da anni non vedono i bandi per la produzione di lungometraggi. Una situazione paradossale che si riduce nella famosa coperta troppo corta. I registi sostengono che siano soprattutto i loro film a creare occupazione e ignorano i risultati delle altre regioni, molto più propense ad attrarre invece produzioni da fuori e a ripartire i soldi fra più soggetti, e trascurano che i loro stessi film hanno partecipato e partecipano ai  bandi ospitalità, utili dunque a tutti.

Sono convinti che per la realizzazione dei “film sardi” devono essere destinate gran parte, se non tutte le risorse per il cinema.  Addirittura secondo la tesi dell’ avvocato Alberto Onorato- che ha rappresentato i registi nel ricorso al Tar - la Film Commission come fondazione non dovrebbe ricevere denari dalla Ras ma dovrebbe andare a procurarseli nel settore privato. Ha definito la Fondazione  una entità ancora immatura costretta a succhiare il latte di mamma Regione.

Zucca, Mereu, Pitzianti e PaniIl discorso ovviamente ,però, si attaglia a tutti. Anche molti registi-  e alcuni nella doppia veste di produttori hanno già ricevuto tanto dalla Regione nel corso degli anni per i loro film- potrebbero andare a trovare i soldi anche e soprattutto in altri lidi così come fanno i loro colleghi italiani. Ma in Sardegna gioca un ruolo fondamentale la valorizzazione della identità regionale che, secondo alcuni, sarebbe davvero garantita solo dalla visione nostrana dell’ isola.
Insomma sono in gioco vari fattori, tutti validi ma da ridiscutere con dati e risultati concreti alla mano per raggiungere l’unico obbiettivo di forgiare strumenti efficaci e organizzare un sistema che giovi a tutta l‘isola e non solo a  garantire “il diritto all’immaginario”, tanto caro al regista Enrico Pau. Il suggerimento di Cinemecum è dunque quello di suonare le campane e convocare finalmente una riunione pubblica e un convegno al fine di un confronto non solo fra gli esperti e gli operatori sardi , ma soprattutto con rappresentanti di altre regioni che possano offrire il loro esempio e i risultati ottenuti.

Enrico PauDopo quasi 10 anni da una legge che non ha mai funzionato adeguatamente è necessario ripartire da una base chiara e concreta dove le chiacchiere vengano ridotte al minimo e la speranza venga finalmente liberata dal vaso di Pandora dove è ancora rinchiusa. Che produttori, registi e Film Commission mettano sul tavolo i dati dei  film ( contributi, spese, ricadute, spettatori, promozione della isola etc. etc.) e sulla base di questi si modifichi la legge e si scrivano bandi di ogni tipo, che abbiano di mira soprattutto lo sviluppo della isola.  Di questo passo altrimenti non se ne viene a capo e il dramma si esaspera. Lo spettacolo che hanno dato i registi alla conferenza stampa quando hanno aggredito chi non la pensava come loro o faceva osservazioni e domande poco gradite non è stato piacevole. Non devono dimenticare che prima del diritto all’immaginario esiste la libertà di parola e il diritto di critica, costituzionalmente garantiti, che vanno rispettati  e accettati anche per una discussione costruttiva su questioni che attengono a somme pubbliche non di poco conto. Per legge un film "sardo" potrebbe ottenere sino a 500mila euro solo dalla RAS, a seguito di bandi che si dovrebbero ripetere ogni anno.  Né loro né nessuno possono pretendere di chiudere la bocca a chi la pensa diversamente e tanto meno a Cinemecum che trova forza proprio nella indipendenza di giudizio.

Across Asia film FestivalIn tutto questo ovviamente le associazioni e i festival, risorsa che sta progredendo lentamente, non vengono neppure presi in considerazione; a parte la riunione organizzata da Cinemecum la scorsa estate, tacciono, ma non si arrendono. Sono parte integrante e fondamentale del sistema e vanno avanti con piccoli finanziamenti ottenuti di qua e di là. Ma anche in questo ambito nel corso del 2015 sono accadute cose strane. La Fondazione Banco di Sardegna -contrariamente al solito- ha cassato quasi tutte le richieste presentate  a seguito di un bando diabolico rivolto al mondo no-profit (che ha richiesto giorni di lavoro per tutti) per concedere contributi di grossa entità a pochi soggetti. Fra i quali  l’Isre (Istituto Regionale Superiore Etnografico di Nuoro) che ha ottenuto 50mila euro per un progetto che coincide con il prossimo film di Salvatore Mereu (regista e produttore), il quale appunto ne è il referente. Il Comune di Cagliari invece ha premiato con il secondo contributo più alto concesso al settore cinema il festival Across Asia Film Festival ideato da Maria Paola Zedda, oggi coordinatrice  artistica del progetto “Cagliari capitale italiana della cultura 2015” e dunque da aprile a dicembre del corrente anno collaboratrice dell’Assessorato alla cultura del Comune. Come avevamo notato per Antonello Grimaldi, il quale  da Presidente della FC non si era astenuto alla votazione per l' assegnazione dei contributi per il Circuito delle isole da lui stesso fondato, anche in questo caso l’episodio non si allinea con il buon gusto (il Festival avrebbe dovuto astenersi dal partecipare al bando o rinunziarvi). Nella penuria generale l'assegnazione del contributo accende gli animi e suscita perplessità.

Questa purtroppo la situazione. Giudicate voi. Noi ringraziamo tutti coloro che hanno dato il loro consueto contributo alla realizzazione di Cnemecum da settembre a oggi e Vi auguriamo buon riposo e tanto cine-divertimento per questa estate.

22 luglio 2015