Percorso

È nelle sale: ''La nostra quarantena''

Marcias presenta il su ultimo lavoro, metà film, metà doc. Con lui Moisè Curia e Francesca Neri. di Elisabetta Randaccio

L'incontro con Peter MarciasDopo qualche apparizione ai festival estivi, arriva anche in sala La nostra quarantena, ultimo film di Peter Marcias, proiettato per la prima volta, a Cagliari, il 30 settembre al cinema Odissea, dove, oltre al regista era presente l'interprete protagonista Moisè Curia, lo sceneggiatore Gianni Loy e buona parte del cast tecnico.

Il direttore della Cineteca Sarda, Antonello Zanda, il quale ha introdotto brevemente il lungometraggio, ne ha sicuramente messo in evidenza un elemento importante: la differenza nell'ambito del linguaggio cinematografico rispetto agli altri lavori dell'autore. Ne La nostra quarantena, Marcias non si accontenta di elaborare una docufiction tradizionale, come gli era capitato in passato, ma tenta una strada espressiva diversa, cercando una sua propria linea estetica, dimostrando il desiderio, avendo ben presente il cinema contemporaneo, di andare oltre lo standard del genere.

L'incontro con Peter MarciasPeraltro, gli stacchi segnati da cambiamenti di colore e di “pasta” del fotogramma, accentuano la sensazione di metacinema, non solo nella struttura, ma pure nel contenuto, dimostrando, come ha affermato lo stesso regista, la difficoltà di compenetrare la realtà di un fatto accaduto qualche tempo fa (la vicenda della nave Kenza abbandonata dall'armatore nel porto di Cagliari e l'equipaggio rimasto sull'imbarcazione per quasi due anni, attendendo gli stipendi dovuti e accuditi dalle istituzioni e dai volontari) con una “cornice” di fiction credibile. Peter Marcias, a proposito, ha raccontato come lui e Gianni Loy abbiano “filmato la nave, l'equipaggio pensando a un film diverso. Ero convinto di documentare una piccola rivolta, dei lavoratori lasciati in una città straniera senza nessuna risorsa. Poi, ho capito come così non sarei andato avanti.

L'incontro con Peter Marcias
Il capitano e i marocchini avevano esigenze diverse, sicuramente la loro giusta causa era essere ricompensati per il loro lavoro, ma più che mettere in atto una rivoluzione, erano lo specchio di un forte disagio esistenziale, di chi ha cercato di realizzare i propri piccoli sogni ed è stato fermato da un destino solo in parte identificabile con quell'armatore ambiguo e incomprensibile nelle sue scelte. A questo punto abbiamo dovuto trovare una soluzione. Insieme a Gianni, tornavamo la sera, dopo le riprese, a scrivere la parte di fiction e delineare il personaggio del ragazzo, che, analizzando la situazione della Kenza, ha modo di riflettere, per certi versi identificandosi nei marinai marocchini, sulla opportunità delle scelte per il proprio futuro.”
Questa sezione de La nostra quarantena è volutamente poco approfondita; lo spettatore segue nei flashback, non cronologicamente, come Salvatore, studente all'Università di Roma, abbia un incarico di studio sul campo dalla sua docente (Francesca Neri) e quanto questa inchiesta abbia influito sulla sua quotidianità.

L'incontro con Peter MarciasMoisè Curia regge bene, dal punto di vista espressivo, un personaggio appena abbozzato, non svelato del tutto a chi segue la narrazione. L'attore, durante la serata, per descrivere il suo rapporto con il film e il regista, ha trovato parole d'affetto e positive, mentre Marcias ha ricordato scherzosamente come, durante le pause del girato, gli “avesse fatto conoscere la città. Soprattutto il Poetto, buon luogo per rilassarsi!”. In effetti, una presenza essenziale è proprio la città di Cagliari, così cinegenica tra le ombre e i colori creati dal mare; una città che ha fornito, anche attraverso l'associazione Stella Maris, la Caritas e tanti volontari straordinari, una solidarietà totale ai marinai della Kenza, cercando di non fargli mancare niente nelle esigenze di vita quotidiana, ma anche sostenendoli psicologicamente in una vicissitudine lunga, complessa, snervante.

L'incontro con Peter MarciasLa struttura del film, come si è capito, ha il suo punto di forza nel montaggio e qui Andrea Lotta, l'editor, ha realizzato un piccolo miracolo, cucendo gli elementi della storia, seppur frantumati tra loro, in un gioco narrativo originale e, nello stesso tempo, comprensibile. La collaborazione tra regista e montatore nasce, come ha raccontato Marcias, da un rapporto d'amicizia “lungo e fraterno, per cui Andrea ho <riordinato> il film esattamente come desideravo, ha portato avanti perfettamente le mie scelte stilistiche.”
Ora La nostra quarantena deve affrontare la sfida della sala. Prima in Sardegna, poi in Calabria, regione dove è nato Moisè Curia, in seguito, nei cinema della penisola. Nonostante sia distribuito regolarmente da Istituto Luce-Cinecittà, il film è, comunque, un prodotto indipendente (è stato supportato anche della Sardegna Film Commission), bisognoso anche di un passaparola tra gli spettatori maggiormente accorti.

Come ha detto Peter Marcias, simpaticamente, a conclusione della serata  della prima: “Se vi è piaciuto, consigliatene ai vostri amici la visione. Altrimenti, silenziosamente, tenete per voi il giudizio...”

3 ottobre 2015

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