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‘’Madre acqua’’, riscoprire Sergio Atzeni vent’anni dopo

La Cineteca Sarda presenta il documentario sullo scrittore del regista Daniele Atzeni. di Elisabetta Randaccio

''Madre Acqua''Dopo le prime proiezioni estive, è stato presentato a Cagliari, nella Cineteca Sarda, Madre acqua, il documentario del regista Daniele Atzeni sullo scrittore Sergio Atzeni, di cui, quest’anno, ricorre il ventennale della morte. L’autore sardo, ha messo in evidenza, però, come il progetto “sia stato ideato almeno dal 2008, ma sono occorse vicissitudini produttive che hanno portato a girare il film nel 2013 e a concluderlo, con l’apporto del finanziamento della Regione Sardegna, nel 2015.

Madre acqua, non è, dunque, un film “d’occasione” e gli spettatori che hanno affollato la sala della Cineteca, hanno, ancora una volta, dimostrato il grande interesse per lo scrittore di Bellas mariposas, il quale, come afferma in un’intervista presente nel lungometraggio

Rossana Copez, è stato un apripista per la nuova narrativa isolana nonché uno narratore di grande originalità stilistica, capace di parlare della sua terra oltre qualsiasi luogo comune, con accenti realistici, ma anche fortemente onirici, senza concedere nulla al sentimentalismo e alla nostalgia, con uno sguardo di osservatore acuto nel registrare lingua, comportamenti, mutazioni antropologiche, soprattutto della sua Cagliari.

Daniele AtzeniIl documentario di Daniele Atzeni, introdotto nella serata alla Cineteca dal direttore del Centro Antonello Zanda e presentato da Gigliola Sulis, che ha dedicato la maggior parte dei suoi studi, a partire dalla sua tesi di laurea, proprio all’opera di Sergio Atzeni, è rigoroso nello svolgimento e riesce a ovviare al complesso problema dell’esiguità di documenti audiovisivi sullo scrittore sardo con l’uso intelligente del materiale di repertorio e con un’impostazione adeguata delle interviste ai testimoni. Infatti, il regista, supportato dallo staff della Cineteca che si occupa della conservazione del film di famiglia (in primis Martina Mulas, la quale ha realizzato il lavoro di cernita delle immagini per Madre acqua), ha scelto alcuni frammenti di opere amatoriali per ricostruire il contesto storico, ma pure emozionale di quegli anni così importanti per il cambiamento sociale, non esclusivamente in Sardegna.

Oltre a brevi e rare immagini del padre di Atzeni, Licio, ripreso durante un comizio nel capoluogo sardo, commentano il parlato delle interviste, fotogrammi di manifestazioni con una presenza straordinaria di giovani, concerti di piazza, riprese delle vie storiche della città, confusione e animazione nella sezioni del Pci prima e dopo le elezioni.

Sergio AtzeniIl mondo, ritratto da semplici cineamatori, si adatta perfettamente alla giovinezza di Sergio Atzeni, di cui restano, di quel periodo, alcune fotografiche iconiche e, durante la serata, si è scoperto, come il loro autore sia il professore Giuseppe Marci, amico dello scrittore del Figlio di Bakunin, a cui ha dedicato interventi e testi critici (assai bello rimane ancora Sergio Atzeni a lonely man). Il docente universitario ha raccontato come le foto di Atzeni siano state scattate durante una gita, a conclusione di una campagna elettorale faticosa, dove nell’attacchinaggio di manifesti e striscioni, erano stati “assistiti” da alcuni portuali, di cui il futuro scrittore “beveva i racconti, narrati con una lingua cagliaritana straordinaria e colorita”, quella che ritornerà nelle parole dei personaggi di alcuni suoi libri.

Daniele Atzeni, poi, sempre sulla questione della carenza di immagini del romanziere, ha raccontato come “dovendo lasciare i testimoni per molto tempo in campo, ho privilegiato il primo e primissimo piano, in modo tale da coinvolgere lo spettatore nei racconti, attraverso le sensazioni emotive di chi evocava la memoria sia dei giorni cagliaritani dello scrittore, sia di quelli ‘dell’esilio torinese’ nella seconda parte della sua breve vita”.

Sergio AtzeniSergio AtzeniA questo proposito, il filo conduttore del documentario sono state le parole lette fuori campo dall’attore Fausto Siddi del libro maggiormente autobiografico di Atzeni: Il quinto passo è l’addio, dove nel “non luogo” della nave (e nel documentario vediamo inquadrato il mare con la scia lasciata dal traghetto in partenza dall’isola) che lo porta lontano dalla Sardegna e dalle traumatiche delusioni e “tradimenti” subiti, il protagonista ripercorre, tra memorie, visioni e sogni, la sua esistenza e il suo desiderio di riprogettare il futuro. In questo senso, un consistente aiuto emozionale è dato dalle musiche di Stefano Guzzetti. Madre acqua (il titolo riprende quello che doveva essere l’originario di Il quinto passo è l’addio, rifiutato dalla Mondadori perché il termine “acqua” porterebbe sfortuna ai libri contenenti in copertina tale parola…) aiuta sicuramente a comprendere meglio la biografia, ma anche l’opera di Sergio Atzeni; in questo senso può essere definito pure un film “didattico”.

D’altronde, il regista ha messo in evidenza come abbia realizzato Madre acqua non solo “per la passione personale per questo autore, per colmare un vuoto audiovisivo sul romanziere e per saldare un debito nei confronti di uno scrittore, le cui architetture narrative non convenzionali, hanno influenzato gli artisti sardi contemporanei, ma anche per invogliare alla lettura della sua produzione letteraria e giornalistica.”

26 ottobre 2015